Dibattito in parlamento su Gaza
Governo e opposizioni non condannano il genocidio del popolo palestinese
Entrambi d'accordo per eliminare Hamas perno della Resistenza palestinese
Meloni rompi con Israele genocida
Il 28 maggio il ministro degli Esteri Antonio Tajani è intervenuto in parlamento su richiesta delle opposizioni per un'informativa urgente del Governo sulla situazione di Gaza. Di fronte immane genocidio nella Striscia, attuato con le bombe e con la fame ormai da 20 mesi dai nazisionisti israeliani, è sempre più difficile per il governo neofascista Meloni continuare a mantenere il suo ostinato silenzio, dopo che diversi leader europei hanno cominciato a prendere le distanze dal governo razzista, colonialista e genocida di Netanyahu, nel timore di essere giudicati corresponsabili e complici dei suoi infiniti crimini di guerra. Al punto che ora l'Italia è salita al primo posto nel sostegno a Israele tra i grandi Paesi europei. Frattanto le Regioni Emilia-Romagna e Puglia hanno sospeso tutti i rapporti in corso con Israele e anche la Toscana si appresta a farlo, e perfino Mattarella si è svegliato, dopo un letargo lungo oltre un anno e mezzo, per borbottare qualche parola sulle “disumane” condizioni della popolazione di Gaza “ridotta alla fame” e l'“inaccettabile rifiuto” di Israele di applicare il diritto umanitario”, di cui si è accorto solo adesso.
La missione di Tajani in parlamento era perciò quella di scrollarsi di dosso questo infame primato del suo governo, facendo finta di aver cambiato linea rispetto ai crimini di Israele, riconoscendo che “è stato superato il limite”, ma guardandosi bene dal prendere il pur minimo impegno concreto contro Netanyahu e il suo sanguinario piano di sterminio e deportazione dei palestinesi e di annessione della Cisgiordania. E lo ha fatto con la sua più stolida faccia di bronzo, senza mai nemmeno nominarlo, rifiutandosi di condannare il genocidio ma parlando solo delle “distruzioni” e delle “sofferenze” di Gaza come fossero dovute a calamità naturali, e premettendo solo tre o quattro frasette di circostanza sulla “inaccettabilità” della reazione israeliana e la sua violazione del diritto internazionale e umanitario.
La linea del governo: aiuti umanitari e sostegno al genocidio
“Quanto avviene a Gaza suscita un dolore immenso. La popolazione della Striscia sta pagando da troppo tempo un prezzo altissimo (e perché finora gli andava bene? ndr). Lo stanno pagando, in particolare, come ha sottolineato Papa Leone XIV, i bambini, le donne, gli anziani, le persone malate. Questi morti innocenti feriscono i nostri valori e indignano le nostre coscienze”, ha iniziato Tajani col suo discorso pronunciato prima alla Camera e poi al Senato. “La legittima reazione del Governo israeliano ad un terribile e insensato atto terroristico - ha poi aggiunto con l'immancabile e stantìa premessa sul 7 ottobre - sta purtroppo assumendo forme assolutamente drammatiche ed inaccettabili, che chiediamo ad Israele di fermare immediatamente. I bombardamenti devono finire, l'assistenza umanitaria deve riprendere al più presto, il rispetto del diritto internazionale umanitario deve essere ripristinato. Hamas deve liberare immediatamente tutti gli ostaggi che ancora oggi sono nelle sue mani, che hanno il diritto di tornare alle proprie case”. Ma si è guardato bene dallo spiegare come e con quali iniziative politiche il suo governo intende fare pressioni su Israele affinché sia costretta al cessate il fuoco e al ritiro dalla Striscia per far entrare gli aiuti.
Esaurite sbrigativamente le lacrime di coccodrillo, venutegli improvvisamente agli occhi dopo 20 mesi di bombardamenti e 60 mila morti, di cui 20 mila bambini, il ministro si è potuto dedicare - “da amico di Israele”, come si è orgogliosamente proclamato - alla difesa d'ufficio dell'entità sionista e a quella dello stesso governo italiano; che a suo dire, con l'“azione di pressione coordinata con i partner ha già prodotto i primi risultati: l'afflusso di aiuti è ripreso negli ultimi giorni”, tra i quali ha compreso anche 15 camion italiani: così egli ha vergognosamente definito quegli “aiuti” col contagocce, distribuiti direttamente dall'esercito nazisionista e da mercenari americani, per concentrare la popolazione al Sud della Striscia al fine di massacrarla e deportarla meglio, secondo il criminale piano “Carri di Gedeone” da lui neanche nominato, come la mattanza di gente affamata del 1° giugno a Rafah ha sanguinosamente confermato.
Però “chi dice il governo sta ignorando la crisi di Gaza offende la verità”, ha rivendicato imperterrito il ministro. E qui ha letto un interminabile elenco di “interventi umanitari”, dal progetto pietistico “Food for Gaza”, alle 700 persone accolte in Italia dalla Striscia, dai “133 piccoli pazienti e le relative famiglie” curati in Italia, alla rivelazione che il governo “sta già lavorando in vista della ricostruzione di Gaza” (mentre è ancora bombardata quotidianamente e sta morendo di fame), e per “rafforzare anche il sistema sanitario palestinese” (che però è stato spazzato via), ecc. Insomma, quel tipo di carità pelosa che con la cura di qualche decina di bambini e qualche camion di viveri vorrebbe giustificare il non fare neanche un minimo intervento politico per fermare il genocidio di un intero popolo.
Nessuna rottura, “Israele non va isolata”
Ma per Tajani il governo Meloni sta anche lavorando all'obiettivo dei due Stati, “l'unica prospettiva possibile per la pace”, puntando a “rappresentare un punto di riferimento solido e affidabile per l'Autorità nazionale palestinese, così come per Israele”. Per il governo italiano, infatti, “il rafforzamento delle forze di sicurezza palestinesi, oltre al completo disarmo e all'estromissione di Hamas, è un pilastro essenziale per la creazione del futuro dello Stato palestinese, uno Stato che può nascere solo da un autentico processo negoziale che conduca ad un riconoscimento reciproco con lo Stato di Israele.” Solo dopo l'Italia potrà riconoscere lo Stato di Palestina, “evitando di ridursi a un gesto puramente simbolico”.
Perciò, “a quanti vorrebbero isolare Israele, ad esempio richiamando l'ambasciatore”, l'inquilino della Farnesina ribatte che “è essenziale mantenere aperto ogni canale con le autorità israeliane, incluso quello dell'accordo di associazione con l'Unione europea”, ed è con questa untuosa scusa che giustifica, anzi rivendica il voto contrario dell'Italia alla sua revisione (neanche sospensione), insieme alla Germania, l'Ungheria e altri 7 paesi dell'Ue.
Per inciso, il ministro per i Rapporti col parlamento, Ciriani, ha confermato nel Question time
che il memorandum d'intesa con Israele sarà regolarmente rinnovato alla sua scadenza, nel 2026, in quanto “strumento di dialogo” con Tel Aviv. Il verde Bonelli gli ha ricordato che alcune settimane fa nella base militare di Foggia sono arrivati degli F35 israeliani per un’esercitazione, gli stessi che poi vanno a bombardare Gaza.
Dopodiché, seguendo la regola che quando si sono esauriti tutti gli argomenti per difendere Israele e sé stesso torna sempre comodo accusare gli avversari di antisemitismo, Tajani ha attaccato chi critica e manifesta contro Israele come “rigurgiti di antisemitismo”, con la solita identificazione strumentale tra Israele sionista e l'intero popolo ebraico, affermando che “la retorica incendiaria contro il popolo ebraico ci riporta agli orrori del passato”. Arrivando anche a battibeccare con i banchi di AVS e M5S accusati di “fomentare l'antisemitismo per piccole, miopi connivenze di bottega”.
Attacchi concentrici alla Resistenza palestinese
La linea Meloniana di incondizionato appoggio a Israele genocida e per l'eliminazione di Hamas, è stata espressa, ancor più fuori dai denti rispetto all'ipocrita Tajani, dal senatore neofascista di FdI, Terzi di Sant'Agata. Il quale, rifacendosi ad una frase delle ducessa (“non c'è futuro per la presenza di Hamas nella Striscia in un futuro Stato palestinese”), ha detto che “non può esserci pace se Israele o chiunque altro non sradica con qualsiasi mezzo (sic) Hamas dalla Striscia”. Se ne deduce quindi che per la Meloni il genocidio è giustificato se serve a cancellare Hamas. D'altra parte, ha insistito, tanti civili muoiono anche perché “sono degli ostaggi umani” di Hamas, e comunque questa è la guerra “che loro hanno iniziato e che si rifiutano di interromperla”. Si è anzi detto stupito che Hamas, che “vuole annientare gli ebrei, Israele e con esso l'Occidente”, chiede “la solidarietà dalle piazze e la cosa più incomprensibile è che riesce a trovarla”.
La risposta della sinistra parlamentare non è stata però all'altezza della gravità della situazione, e pur attaccando anche duramente il ministro, per aver ribadito puntigliosamente il rifiuto del governo di interrompere gli accordi economici e militari con Israele, adottare sanzioni contro il governo Netanyahu e i coloni e riconoscere lo Stato di Palestina, ha lasciato ampi varchi alla retorica governativa filosionista: in particolare sul non riconoscere il genocidio, sul rigettare ogni responsabilità su Hamas, sul riproporre la già fallita formula dei “due Stati” e sull'appoggio alla guerra ad Hamas per rafforzare la corrotta Autorità nazionale palestinese di Ramallah, prona ai desiderata di Israele.
Il termine genocidio è stato pronunciato solo dal capogruppo dei deputati del M5S, Ricciardi, e dalla vicepresidente dei senatori M5S, Maiorino. L'ha usato anche il capogruppo dei senatori di AVS, De Cristofaro, ma il suo segretario Fratoianni solo di sfuggita, nel suo intervento alla Camera, a proposito della probabile sentenza della Corte internazionale contro due ministri israeliani. Però ha attaccato Hamas, dopo aver dato del “codardo e complice” a Tajani e al governo, dicendo: “Avete più volte richiamato l'insopportabile caratura terroristica di Hamas e noi siamo d'accordo. Siamo contro ogni forma di terrorismo”, stabilendo con ciò un'insopportabile equidistanza tra “chi usa il terrorismo di Stato contro una popolazione inerme”, e chi rappresenta invece il perno della Resistenza palestinese.
Pressioni filosioniste sulla manifestazione del 7 giugno
Il vicesegretario e responsabile degli Esteri del PD, Provenzano, intervenendo alla Camera, la parola genocidio non l'ha pronunciata nemmeno di sfuggita, così come l'ha evitata accuratamente anche il vicepresidente dei senatori PD, Alfieri. Entrambi hanno poi attaccato Hamas, addebitandogli l'“orrendo pogrom del 7 ottobre che tutti qui abbiamo condannato con le parole più nette e limpide” (Provenzano); e addirittura di aver aperto, “con gli atti terroristici che abbiamo condannato più volte”, la “spirale di odio e di violenza in tutto il Medio Oriente” (Alfieri).
Si ritorna insomma al 7 ottobre come origine di tutto, come se prima di quella data regnasse la pace e lo sterminio e la pulizia etnica del popolo palestinese non andassero avanti ininterrottamente da almeno ottant'anni. Invece, per Alfieri, la soluzione è quella dei “due popoli due Stati”, aiutando l'Anp che “non ha bisogno di rimanere schiacciata fra le radicalizzazioni del Governo israeliano e di Hamas, che deve essere messa fuori dalla storia”.
Tra l'altro il senatore di “Base riformista” ha pure coperto l'alibi “umanitario” invocato da Tajani, riconoscendogli che “noi non sottovalutiamo il lavoro che sta facendo il sistema Italia” per Gaza. Così come ha dato fiato alla sua invettiva strumentale sull'“emergenza antisemitismo”, arrivando perfino ad auspicare di “avere anche il popolo del centrodestra” alla manifestazione del 7 giugno a Roma.
Con queste posizioni opportuniste dell'opposizione parlamentare, in particolare del PD, che è il promotore della manifestazione insieme a M5S e AVS, le premesse non sono confortanti circa il rischio che sia condizionata dalla potente lobby sionista facente capo alla “sinistra per Israele” e all'ala renziana del PD, e finisca per essere più contro Hamas e la Resistenza palestinese che contro Israele genocida. Renzi e Calenda brigavano proprio per questo, cercando addirittura di imporre la presenza di bandiere di Israele per la loro partecipazione, mentre alla fine hanno desistito e deciso di tenere una loro squallida contromanifestazione al chiuso a Milano.
Auspichiamo invece che la base di PD, M5S e AVS si svincoli dalle posizioni ambigue e opportuniste dei suoi leader e con questa manifestazione e le giuste parole d'ordine, si unisca al grande movimento di lotta contro il genocidio di Gaza e per la Palestina libera dal fiume al mare che va avanti senza cedimenti da 20 mesi, così da renderlo ancora più forte e temibile per la Mussolini in gonnella. Per costringerla a rompere tutti i rapporti con Israele genocida, partendo dalla rottura delle relazioni diplomatiche e dal blocco immediato di ogni cooperazione economica, commerciale, politica e militare, promuovendo e sostenendo sanzioni internazionali e l’intervento della giustizia penale internazionale.
4 giugno 2025