Grida “Palestina libera” alla Scala di fronte alla ducessa Meloni: licenziata
Protestano le organizzazioni sindacali che chiedono l'immediato reintegro nel posto di lavoro. Il sindaco Sala si rifiuta di commentare perché vuole prima “capirne le ragioni”
Redazione di Milano
Un gravissimo atto contro la libertà di espressione è avvenuto lo scorso 4 maggio al Teatro alla Scala di Milano nei confronti di una lavoratrice che durante l'ingresso della ducessa Giorgia Meloni sul palco reale mentre era in programma un concerto per l'annuale meeting dei banchieri dell'ADB (Asian Development Bank) aveva gridato “Palestina libera”.
La lavoratrice, una studentessa di 24 anni assunta con contratto precario che era stata assegnata al controllo della seconda galleria come maschera, ha cercato anche di esporre una bandiera palestinese ma è stata immediatamente bloccata dalla Digos che l'avrebbe trascinata con forza fuori dall'edificio; la direzione del Teatro nei giorni successivi avrebbe impedito alla donna di tornare al lavoro per inviarle poi una lettera di licenziamento col pretesto formale che nel tentativo di srotolare la bandiera si sarebbe allontanata dal posto di lavoro scendendo in prima galleria creando inoltre scompiglio con le “forze dell'ordine”.
La lavoratrice si è rivolta all'organizzazione sindacale di base Cub che ha predisposto un ricorso al Tribunale in considerazione del fatto che non si sarebbe assolutamente trattato di allontanamento dal posto di lavoro ma semplicemente, per far sentire la propria voce, avrebbe gridato dalla prima galleria quella solidarietà che milioni di persone in tutto il mondo stanno esprimendo verso il popolo palestinese, quotidianamente vessato e massacrato a Gaza dal governo genocida israeliano guidato dal nazisionista Netanyahu con il quale Meloni attraverso il suo silenzio si sta rendendo complice. Anche la Slc-Cgil ha chiesto l'immediato reintegro della lavoratrice perché ognuno anche sul luogo di lavoro dev’essere libero di esprimere le proprie opinioni e in una lettera inviata al firmatario del provvedimento di licenziamento, il sovrintendente del Teatro Fortunato Ortombina, ha chiesto che negli spettacoli in programma questo mese possa essere esposto nuovamente in apertura di ogni spettacolo lo striscione con scritto “Cessate il fuoco” già presente fino a qualche mese fa, aggiungendone un altro con scritto “Fermate i massacri”.
Il sindaco di Milano Giuseppe “Beppe” Sala (PD), che è anche presidente della Fondazione Teatro alla Scala, invece, come se nulla fosse accaduto ha detto di essere stato presente al momento della protesta della lavoratrice ma “non aveva focalizzato”; sostiene di non essere stato informato del licenziamento e comunque prima di esprimersi in merito vuole “capirne le ragioni”.
Alla coraggiosa giovane donna lavoratrice, che ha chiesto di mantenere l'anonimato per potersi proteggere da possibili ritorsioni future dal punto di vista lavorativo, i marxisti-leninisti esprimono piena solidarietà, tutti dobbiamo fare il possibile e convergere verso un unico obiettivo: Gaza non può aspettare. Il genocidio va fermato subito.
4 giugno 2025