Un altro passo della piena realizzazione del regime capitalista neofascista di Meloni, Mussolini in gonnella
Il decreto fascista “sicurezza” è legge
Tra l'altro prevede l'infiltrazione e direzione dei servizi segreti nelle organizzazioni con finalità di terrorismo e di eversione dell'ordinamento democratico
Mobilitare le masse per buttare giù questo governo neofascista

Il decreto liberticida e fascista “sicurezza”, che istituisce lo Stato di polizia come ai tempi di Mussolini è legge. Lo ha approvato definitivamente il 4 giugno il Senato nero con 109 sì, 69 no e un'astensione, quando la maggioranza che sostiene il governo neofascista Meloni lo ha blindato e imposto in un sol giorno col voto di fiducia. Il Codice penale è già stato modificato per tornare al famigerato codice fascista Rocco, o anche peggio.
Si tratta di un altro passo verso la piena realizzazione del regime capitalista neofascista di Meloni, Mussolini in gonnella. I prossimi e definitivi, forse già entro la fine di questa legislatura, saranno la separazione delle carriere dei magistrati e il premierato, che lo completeranno con l'assoggettamento del potere giudiziario al potere esecutivo, cioè al governo, e l'elezione diretta e plebiscitaria del presidente del Consiglio, con poteri superiori a qualsiasi altro premier al mondo e la completa omologazione del parlamento al governo. Realizzando con ciò la repubblica presidenziale neofascista, federalista e interventista preconizzata dalla P2 e da Berlusconi.

La demagogia meloniana della “difesa dei più deboli”
Non sorprende perciò l'esultanza della ducessa per aver condotto in porto questa legge fascistissima, celebrandola con un post su X come “un passo decisivo per rafforzare la tutela dei cittadini, delle fasce più vulnerabili e dei nostri uomini e donne in divisa”. Anche se, nel riassumerne i provvedimenti-simbolo, ha citato solo quelli che possono essere spacciati facilmente come rivolti ai soggetti più “deboli e indifesi” e a “chi li difende”: “famiglie, anziani e proprietari onesti, troppo spesso lasciati soli di fronte a ingiustizie intollerabili”, come le “occupazioni abusive”; le “truffe agli anziani, un fenomeno vile che colpisce chi più merita rispetto e protezione”; le “forze dell'ordine, per difendere chi ogni giorno difende i cittadini”, ha scritto.
Ma è inutile che la furbastra rigiri come sempre la frittata: la verità è che questa legge, come tutti gli altri suoi decreti di stampo poliziesco fascista che l'hanno preceduta, è fatta unicamente per prevenire e stroncare ogni dissenso e ogni protesta sociale e politica, fidelizzare e rafforzare i corpi repressivi dello Stato aumentandone il potere di arbitrio e le immunità, scaricare le paure e l'insicurezza di massa fomentata ad arte dal governo sugli strati più poveri ed emarginati della popolazione, i giovani delle periferie abbandonate, i senza casa, i migranti, i Rom, i carcerati, ecc. Mentre per i politici corrotti e i colletti bianchi e mafiosi che portano voti si fanno leggi ad hoc per assicurargli l'impunità, come l'abolizione dell'abuso d'ufficio e del traffico di influenze, il bavaglio alla stampa e alle intercettazioni, l'accorciamento della prescrizione, l'inappellabilità delle sentenze di assoluzione, il preavviso di 5 giorni prima dell'arresto, e chi più ne ha più ne metta.
La responsabilità di questo scempio delle stesse libertà e diritti politici democratico-borghesi è anche di Mattarella, che ha avallato la trasformazione, il 4 aprile scorso, del disegno di legge “sicurezza” incagliato in parlamento in decreto legge, pur mancando dei necessari requisiti di necessità e urgenza, come denunciato da centinaia di giuristi, avvocati e magistrati, e ignorando le critiche e gli appelli a fermarlo da parte di autorevoli organismi internazionali come Onu, Ocse e Consiglio europeo. In questo modo ha piantato l'ultimo chiodo sulla bara del parlamento borghese, ben sapendo che esso sarebbe stato, come poi è stato, completamente esautorato delle sue prerogative, ma ridotto solo ad approvare, a scatola chiusa e col ricatto della fiducia, un provvedimento di una gravità senza precedenti, che stravolge in profondità il Codice penale, inventando 14 nuovi reati e 9 aggravi di pena, e che incide pesantemente sulle libertà e sui diritti civili delle persone.

Arroganza del governo e resa dell'opposizione
Mai come in questo caso la sua approvazione è avvenuta a passo dell'oca e violando ogni possibile regola e prassi parlamentare. Dopo l'approvazione con la fiducia alla Camera il 29 maggio il decreto era approdato in Senato il 3 giugno, e per non correre il rischio che fosse modificato e tornare alla Camera oltrepassando la scadenza del 10 giugno, il governo ha impedito la discussione degli emendamenti in Commissione e lo ha portato subito in aula per la votazione. Che si è svolta il giorno dopo, direttamente col voto di fiducia, senza relatore e senza discussione.
La logica arrogante e fascista con cui il governo ha proceduto, strafregandosene della funzione del parlamento, trattato come un suo zerbino e passacarte, è stata limpidamente espressa, anzi rivendicata, in dichiarazione di voto, dalla leghista Spelgatti, che ha detto papale papale: “In un Parlamento che non produce niente (perché si parla, si parla, si parla), in una società che ha bisogno di un'azione sempre più veloce, ovviamente il Governo, che sia di un colore o dell'altro, deve prendere delle decisioni, perché serve passare all'azione e all'azione non si può passare attraverso queste regole parlamentari”. Gelli docet.
D'altra parte l'opposizione parlamentare di burro non è stata all'altezza della sfida. Prima ha cercato il compromesso per portare a casa qualche modifica, presentando appena 131 emendamenti in Commissione per non essere accusata di ostruzionismo. Poi, dopo lo schiaffo del passaggio senza discussione all'aula, invece di ricorrere a quel punto all'ostruzionismo e ad ogni altro mezzo per impedire la votazione, si è limitata ad un'inutile sceneggiata improvvisando un sit-in nel mezzo dell'aula innalzando cartelli con “denunciateci tutti”. Accettando infine la mediazione del fascista La Russa per riprendere la breve discussione e votazione.

Opposizione a parole e opposizione nelle piazze
A parole la denuncia, da parte dell'opposizione, della vera natura liberticida e della pericolosità del decreto “sicurezza”, c'è stata. La cinquestelle Lopreiato, ad esempio, ha attaccato il governo per aver fatto “con il pugno di ferro di quest'Aula, sorda e grigia, un bivacco di manipoli, imponendo con la regola del più forte una legge liberticida. Questo è stato minacciato 100 anni fa, quando sono state adottate leggi fascistissime, che ora mettete in opera”. E il suo collega Scarpinato, ricordando che dopo le sentenze di condanna contro i funzionari di polizia autori dei massacri e delle torture al G8 di Genova, Giorgia Meloni si era pubblicamente impegnata “a restituire piena libertà di azione e garanzia di impunità anche alle frange più violente delle Forze di polizia”, ha sottolineato che “oggi quella promessa viene mantenuta con un combinato disposto di azioni ad alto contenuto simbolico che, nel loro insieme, veicolano nel Paese un devastante messaggio di regressione democratica e di involuzione autoritaria dello Stato”.
Tanto più che – ha aggiunto l'ex magistrato - con la sua proposta di legge per abolire il reato di tortura e con la nomina a questore di Monza di uno dei condannati, Filippo Ferri, il governo fa “una scelta politica, che veicola il messaggio che coloro che in passato sono stati considerati criminali per aver disonorato la divisa e la funzione pubblica oggi vengono riabilitati e indicati alle Forze di polizia come modello di riferimento e di comportamento, sdoganando così culturalmente l'uso della violenza da parte delle istituzioni”.
Perfino Renzi, che di servizi segreti se ne intende, essendone ancora ben ammanicato (vedi il suo incontro in autogrill con lo spione Mancini), e pur non sospettabile di essere contrario alle intercettazioni, ha accusato in pratica il governo di golpismo sui poteri senza precedenti concessi a militari e agenti segreti: “Voi, cioè, - ha detto riferendosi infatti all'articolo 30 - togliete ai magistrati la possibilità di intercettare per reati con gli avvocati che possono controllare e date al primo generale Vannacci di turno la possibilità di intercettare le persone con una circolare del Ministero della difesa! Ma siete impazziti”?
E poi, a proposito dell'articolo 31, ha aggiunto: “Con questo articolo, dall'entrata in vigore del decreto-legge, voi date ai Servizi segreti italiani la possibilità di commettere reati senza essere puniti nella seguente fattispecie: direzione e organizzazione di associazioni con finalità di terrorismo e di eversione dell'ordinamento democratico. Signori, signora Presidente, membri del Governo, ma avete letto ciò che avete scritto? State dicendo che, se i Servizi segreti vogliono compiere un colpo di Stato, stanno rispettando la legge”!
Ma ciò non assolve la resa dell'opposizione parlamentare, la cui colpa più grave, similmente all'opposizione aventiniana di fronte alla prepotenza di Mussolini, è stata quella di non chiamare in piazza le masse per fermare questo provvedimento liberticida e fascista, come fu fatto con successo contro la “legge truffa” democristiana nel 1953. Ciò conferma l'estrema necessità e urgenza di unire tutte le forze di opposizione anticapitaliste, antifasciste e democratiche, in un vasto fronte unito che mobiliti le masse per buttare giù con la lotta di piazza il governo neofascista Meloni, prima che riesca a completare il regime capitalista neofascista col premierato, assumendo i pieni poteri come Mussolini.
 
11 giugno 2025