Le critiche delle organizzazioni palestinesi alla manifestazione di Roma
 
Associazione dei Palestinesi in Italia - Api
Per una Palestina libera e non strumentalizzata: La nostra posizione sulla manifestazione del 7 giugno

L'Associazione dei Palestinesi in Italia ritiene doveroso esprimere la propria posizione in merito alla manifestazione indetta da alcune realtà politiche italiane. Pur riconoscendo l'importanza della mobilitazione pubblica a sostegno della causa palestinese, non possiamo né appoggiare né condividere l'iniziativa in questione.
La nostra posizione si basa su una serie di criticità che riteniamo fondamentali e non negoziabili:
1. Condanna selettiva e continua del 7 ottobre , senza contesto né comprensione della realtà dell'occupazione israeliana e della resistenza palestinese.
2. Diffusione e riproposizione di narrazioni non verificate o smentite da più fonti indipendenti , come il presunto massacro di bambini o gli stupri attribuiti al movimento di resistenza, che servono solo a disumanizzare il popolo palestinese dal vero problema: l'occupazione, il colonialismo e il genocidio in corso.
3. Reticenza nell'utilizzo della parola “genocidio” , nonostante la realtà dei fatti e le accuse mosse da organismi internazionali.
4.Richiesta tardiva di cessazione delle ostilità , a distanza di oltre un anno e mezzo dall'inizio dell'aggressione israeliana.
5. Ci chiediamo: cosa avverrà dopo questa mobilitazione? I promotori chiederanno la fine dell'assedio su Gaza? Condanneranno le colonie illegali in Cisgiordania ? Parleranno della pulizia etnica del 1948 ? Sosterranno la liberazione dei prigionieri palestinesi o il diritto al ritorno dei rifugiati ?
Inoltre, riteniamo essenziale sottolineare che le politiche portate avanti dal governo di Benjamin Netanyahu non rappresentano una deriva recente, ma sono la piena espressione di 77 anni di occupazione, apartheid e pulizia etnica sistematica . La continuità storica tra il sionismo coloniale delle origini e le attuali violenze in corso è evidente a chiunque guardi onestamente alla storia della Palestina.
Per queste ragioni, riteniamo che una manifestazione che non rispecchia la narrativa e le richieste storiche del popolo palestinese, rischi di diventare un gesto vuoto, se non addirittura dannoso. Noi crediamo che ogni presa di posizione pubblica debba avere al centro la liberazione integrale della Palestina, dal fiume al mare , nel rispetto della voce e della volontà dei palestinesi stessi .
Associazione Palestinesi in Italia
4 giugno 2025
 
 
Movimento Studenti Palestinesi in Italia
"Noi non ci saremo"
LA LOTTA PER LA PALESTINA È UNA LOTTA DI LIBERAZIONE, NON UN’OCCASIONE DI MARKETING POLITICO.
Dopo quasi due anni di genocidio, bombardamenti incessanti e distruzione sistematica in Palestina, Partito Democratico, Alleanza Verdi-Sinistra e Movimento 5 Stelle annunciano una manifestazione nazionale “per Gaza”.
Ma nella grafica ufficiale non c’è traccia della parola Palestina, né del carattere coloniale e politico di ciò che sta accadendo: si parla genericamente di “massacro”, evitando accuratamente il termine giusto – genocidio.
Continuano a ripetere il mantra logoro dei “due popoli, due stati”, ignorando 77 anni di pulizia etnica, l’apartheid certificato da ONG internazionali, la negazione sistematica del diritto all’autodeterminazione.
La Palestina viene ridotta a un luogo abitato solo da affamati o vittime passive.
E nei peggiori dei casi, viene associata alla parola “terrorismo”.
Mai un riconoscimento alla resistenza, alla dignità, alla lotta di un popolo colonizzato.
A tutto questo si aggiunge l’ennesima violenza politica: la manifestazione è stata organizzata senza coinvolgere minimamente le realtà palestinesi presenti in Italia, senza ascoltare le voci della diaspora, senza alcun confronto.
Una dinamica tipicamente colonialista: decidere per i palestinesi, senza i palestinesi.
Parlare “per Gaza”, ma cancellare la Palestina.
E mentre il popolo palestinese veniva bombardato, chi governava Roma – il sindaco Roberto Gualtieri – ha taciuto.
Per oltre due anni, nessuna parola, nessun atto simbolico, nessuna presa di posizione.
Eppure, proprio nei giorni successivi al 7 ottobre, il sindaco ha trovato il tempo per esporre la bandiera israeliana sul Campidoglio, mai quella palestinese.
E non dimentichiamo:
Il 5 dicembre 2024, mentre veniva organizzata a Piazza del Popolo una manifestazione sionista sotto bandiere israeliane, Gualtieri, esponenti del PD, di Azione e dei 5 Stelle erano tutti presenti.
In quella piazza – organizzata mentre a Gaza venivano massacrati migliaia di civili – vi siete schierati senza esitazione.
Alle nostre manifestazioni, invece, non siete mai venuti.
Non dimentichiamo nemmeno i vostri silenzi ambigui durante il 25 aprile dell’anno scorso e di quest’anno: quando avete permesso alla comunità sionista di stare nella piazza simbolo della Resistenza, mentre ai palestinesi e ai solidali avete voltato le spalle.
Questi non sono episodi isolati. Sono scelte politiche. E noi non dimentichiamo.
Sono due anni che scendiamo in piazza.
Abbiamo manifestato senza sosta, denunciando il genocidio, l’apartheid, l’occupazione militare.
In tutto questo tempo, questi partiti non hanno mai aderito, né partecipato.
Mai hanno sostenuto pubblicamente le nostre mobilitazioni.
Per l’Ucraina bastarono pochi giorni per convocare una manifestazione nazionale.
Per la Palestina ci sono voluti due anni e oltre 70.000 morti.
Ma la complicità non è solo morale. È materiale, strutturale, politica:
• Il governo Renzi (PD) firmò nel 2015 un accordo militare e industriale con Israele. Mai cancellato, né da Conte, né da Draghi, né da Meloni.
• Sotto il governo Conte II (con PD e 5S), le esportazioni di armamenti verso Israele sono aumentate: parti per droni e F-35 impiegati nei bombardamenti.
• La società Leonardo, a partecipazione statale, collabora con Elbit Systems, azienda bellica israeliana.
• Il M5S ha firmato accordi in campo cyber con Israele, ignorando i sistemi di sorveglianza usati contro i palestinesi.
• Il PD in Europa ha votato contro o si è astenuto su risoluzioni che proponevano sanzioni o sospensione degli accordi con Israele.
• Il senatore Delrio ha incontrato in Israele Gideon Saar, che ha negato pubblicamente la possibilità di uno Stato palestinese.
Delrio – promotore del Jobs Act – è tra i fondatori di “Sinistra per Israele”, con Fassino (che ha giustificato la rappresaglia israeliana) e Pina Picierno (che ha stretto la mano a rappresentanti dei coloni fascisti israeliani).
E oggi, dopo due anni e 77 anni di colonialismo, questi partiti parlano di Netanyahu come “il folle”, come se fosse solo un errore individuale.
Ma noi lo diciamo da due anni: chiamarlo folle serve a giustificarlo.
Netanyahu non è un’eccezione. È il volto attuale di un progetto ideologico e politico ben preciso: si chiama SIONISMO.
Un progetto che mira alla pulizia etnica, all’espansione territoriale, alla costruzione della “Grande Israele”.
Ora cercano di dare un volto “progressista” a una mobilitazione, ma svuotandola delle sue rivendicazioni più vere:
• la fine dell’apartheid,
• la fine dello stato coloniale sionista,
• e la libertà per il popolo palestinese.
Ma questa manifestazione non è nata da coscienza.
È stata organizzata perché sono partiti che vanno al ballottaggio e hanno bisogno di recuperare consenso.
Una campagna elettorale sulla pelle del popolo palestinese, per strumentalizzare la stragrande maggioranza del popolo italiano, che da mesi si schiera con la Palestina.
Noi non possiamo accettare questa falsificazione.
Non siamo disposti a manifestare accanto a chi ha sempre ignorato, delegittimato o strumentalizzato la lotta del popolo palestinese.
E chi vuole renderla innocua, gestibile, accettabile per il potere, lo fa solo per paura o per interesse.
In entrambi i casi, non ci rappresenta.
Questa non è una questione umanitaria.
È una questione politica.
E ha bisogno di soluzioni politiche, non di lacrime ipocrite.
E oggi stare con il popolo palestinese significa definirsi antisionisti.
Essere antisionisti non è essere antisemiti.
È opporsi a un progetto coloniale e razzista che opprime, occupa, espelle, uccide.
Ecco cosa chiediamo:
•La fine immediata del genocidio in corso a Gaza e il blocco totale dei piani di deportazione del popolo palestinese.
• Cessate il fuoco immediato e permanente
• Ingresso sicuro e senza ostacoli per gli aiuti umanitari
•Fine dell’apartheid e smantellamento del progetto coloniale sionista
• Diritto al ritorno per tutti i rifugiati palestinesi
• Liberazione di tutti i prigionieri politici, incluso Anan, detenuto in Italia
• Embargo militare verso Israele
• Boicottaggio totale: economico, militare, accademico, culturale e sportivo
• Espulsione dell’ambasciatore israeliano dall’Italia
• Cancellazione immediata dell’ accordo UE-Israele
• Il ritiro dei cittadini italiani che combattono tra le fila dell’esercito israeliano in Palestina e in Libano;
Questa piazza non è la nostra.
È la piazza dei complici, non dei solidali.
È la piazza della finta opposizione, non della liberazione.
Noi continueremo a esserci. Ma dalla parte giusta della storia.
 
 
Giovani Palestinesi Milano
Milano deve rompere i legami con l'entità sionista. Stop Accordo millitare tra l'Italia e Israele. Sabato 7 giugno ore 14:30 Porta Venezia
Da oltre 18 mesi Gaza subisce uno genocidio. Dal 2 marzo, l’assedio totale ha bloccato cibo, acqua e aiuti. Il 16 maggio, con l’Operazione “Carri di Gedeone”, è iniziata la fase finale: distruzione, pulizia etnica e cancellazione totale della Striscia. L’Italia continua a garantire appoggio a "Israele": forniture militari, legittimità diplomatica, appoggio istituzionale. Il voto del Parlamento del 22 maggio ne è una conferma vergognosa. Nessun embargo, nessuna sanzione, nessuna presa di distanza. Anche il livello locale ha una responsabilità politica enorme. E Milano, città governata da forze di centro-sinistra, deve assumersi il peso delle proprie scelte. Il centro-sinistra non può continuare a governare Milano in nome di certi valori e poi restare in silenzio mentre il nostro popolo viene sterminato. Se vuole essere credibile, deve prendere posizione adesso. Il 7 giugno scenderemo in piazza affinché: 1) il Comune e la Città metropolitana rompano ogni forma di gemellaggio, accordo e collaborazione con enti, università e imprese legate all’entità sionista; 2) venga sospeso ogni contratto con aziende coinvolte nella produzione e nel commercio di armi verso “Israele”; 3) si promuova una mozione comunale che impegni ufficialmente Milano a condannare il genocidio e sostenere le sanzioni, i mandati di arresto internazionali e l’isolamento dell’entità sionista; 4) il Comune intraprenda azioni concrete a supporto dell’ospedale al-Awdah, sia mediante l’adozione simbolica dell'ospedale stesso, sia attraverso un impegno nella raccolta fondi o altre forme di supporto; 5) le università milanesi interrompano ogni partnership con enti “israeliani”; 6) si sostenga attivamente la diffida legale contro il rinnovo del Memorandum militare tra Italia e “Israele”, previsto per il prossimo 8 giugno.

11 giugno 2025