Non opera nessun riequilibrio tra attività antropiche e animali selvatici e allevati
La legge sui reati contro gli animali è insoddisfacente
L'hanno votata i partiti di governo con nessun voto contrario e con l'astensione delle opposizioni parlamentari. Contemporaneamente il governo Meloni potrebbe autorizzare la caccia a specie finora protette come il lupo
Scriveva Marx tra il 1857 e il 1858 negli appunti che poi sarebbero confluiti nel Capitale: “nei confronti degli animali, della terra, ecc. non può esistere in fondo nessun rapporto di signoria attraverso l’appropriazione, sebbene l’animale serva. L’appropriazione di una volontà estranea è presupposto del rapporto di signoria. Chi non ha volontà dunque, come l’animale ad es., può bensì servire, ma non fa di colui il quale se ne appropria un signore
” (K. Marx, Forme economiche precapitalistiche, Editori Riuniti, Roma, 1967, p. 105, 106). Ciò a dimostrazione di come anche ai suoi albori il movimento comunista abbia dimostrato una sensibilità nei confronti di aspetti della natura non umani e più in generale dell'ambiente.
È alla luce di queste premesse, quindi, che va valutata l'approvazione definitiva, da parte del Senato lo scorso 29 maggio, del disegno di legge n. 1308 già approvato dalla Camera, il cui testo diventerà quindi legge. Una legge voluta dai partiti di governo e approvata senza voti contrari e con l'astensione delle opposizioni parlamentari.
Una legge necessaria ma insoddisfacente
La nuova legge introduce testualmente “modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni per l’integrazione e l’armonizzazione della disciplina in materia di reati contro gli animali”, attua quanto disposto dall'articolo 9 della Costituzione nelle modifiche operate con la legge costituzionale n. 11/2022 e si compone di 15 articoli. Una legge necessaria ma insoddisfacente perché non tocca in alcun modo la necessità di riequilibrare il rapporto tra attività antropiche e animali selvatici e allevati. Si limita a esprimere principi vaghi senza intervenire su quelle attività, si pensi agli allevamenti intensivi di maiali, bovini, ovini e pesci che sono un vero e proprio inferno per gli animali e provocano effetti devastanti sull'inquinamento e sull'ambiente. E non limita in alcun modo l'attività di predazione e di devastazione che la ricerca del massimo profitto sta provocando in Italia e nel mondo intero in questi settori.
L’articolo 1 ridefinisce il titolo IX-bis del secondo libro del codice penale che nella vecchia formulazione recitava “dei delitti contro il sentimento per gli animali” mentre nella nuova recita “dei delitti contro gli animali”: questi ultimi però non divengono soggetti dotati di capacità giuridica che - come le persone fisiche e giuridiche (ossia esseri umani ed enti) prese in esame rispettivamente agli articoli 1 e seguenti nonché 11 e seguenti del codice civile - siano in grado, quantomeno per rappresentanza da parte di un soggetto giuridico pubblico o privato, di rivendicare diritti propri, ma soltanto soggetti destinatari di tutela giuridica. Certamente è un passo in avanti rispetto alla tutela del sentimento umano verso gli animali, ma è un passo indietro rispetto a una piena soggettività giuridica dell'animale in quanto tale.
L’articolo 2 del disegno di legge modifica l’articolo 544-quater del codice penale, aumentando le sanzioni pecuniarie per chi organizza spettacoli o manifestazioni che comportino sevizie verso animali, l'articolo 3 interviene sull’articolo 544-quinquies del codice penale, portando la pena da due a quattro anni di reclusione per chi promuove o dirige combattimenti illegali tra animali prevedendo peraltro aggravanti se sono coinvolti minori o armi, mentre l'articolo 4 prevede la punibilità anche per chi diffonde tali eventi tramite mezzi audiovisivi, come radio, televisioni o internet.
L’articolo 5 riformula gli articoli 544-bis e 544-ter del codice penale, prevedendo fino a quattro anni di carcere per chi cagiona la morte di un animale con crudeltà, e sanzioni ancora più alte per l’uso di sevizie o sofferenze prolungate. Viene inoltre riformulato l’articolo 638 del codice penale, che ora prevede da uno a quattro anni di reclusione per chi danneggia o uccide tre o più animali altrui, e si eleva ulteriormente la sanzione minima prevista dall'articolo 626 del codice penale per l’abbandono di animali.
L'articolo 6 del disegno di legge introduce il nuovo articolo 260-bis nel codice di procedura penale tramite il quale si regolamenta l’affidamento definitivo degli animali sequestrati alle associazioni autorizzate, con il versamento di una cauzione e la possibilità di variazione anagrafica in caso di cucciolate.
L'articolo 7, modificando l'articolo 544-sexies del codice penale, prevede il divieto di abbattimento o di alienazione degli animali coinvolti in indagini penali anche se non formalmente sequestrati, fino alla sentenza definitiva. Qui il governo non ha avuto il coraggio di andare fino in fondo e di riconoscere che la responsabilità per un evento riguardante animali coinvolti in indagini e processi penali è comunque del soggetto che per legge ha la responsabilità dell'animale, e comunque è quest'ultimo a dover subire l'eventuale abbattimento al termine del procedimento penale che lo ha visto, suo malgrado, protagonista. Lo stesso articolo prevede poi che chi commette abitualmente i reati più gravi contro gli animali potrà essere soggetto alle misure di prevenzione del codice antimafia, comprese confische e sorveglianza speciale. Il successivo articolo 8, poi, estende la responsabilità penale, prevista per le persone giuridiche dal decreto legislativo n. 231/2001, alle imprese coinvolte in reati contro gli animali, con forti sanzioni pecuniarie e interdizione dall'attività di impresa fino a due anni: tuttavia la stessa norma prevede che rimangano esclusi da queste disposizioni i casi disciplinati da leggi speciali in materia di imprese che gestiscono caccia, pesca, allevamento e spettacoli circensi, un chiaro ed evidente favore del governo agli amici imprenditori di tali settori esclusi.
L'articolo 9 del disegno di legge interviene sulla legge n. 201/2010 aumentando le pene per il traffico illecito di animali da compagnia, con multe più alte e revoche delle autorizzazioni per chi commette più violazioni, mentre l'articolo 10 introduce il divieto generalizzato di tenere cani e altri animali d’affezione legati alla catena, salvo che per motivi di salute o sicurezza certificati. Tuttavia, anche in quest'ultimo caso, non si comprende l'assoluta necessità di far ricorso alla catena laddove essa possa essere facilmente sostituita da recinti o da ambienti chiusi dove l'animale non possa comunque nuocere.
Infine, l'articolo 11 della futura legge modifica norme in tema di identificazione e di registrazione degli animali, l'articolo 12 detta nuove disposizioni per il coordinamento delle forze di polizia, gli articoli 13 e 14 inaspriscono le pene per la cattura e la detenzione illegale di animali selvatici e l'articolo 15 introduce il divieto di commercializzare pelli e pellicce di gatto domestico.
Il principale merito di tale provvedimento legislativo, la cui relatrice è l'ex berlusconiana Michela Vittoria Brambilla ora deputata del gruppo di Noi Moderati, se lo è intestato la Lega di Salvini, il cui senatore Manfredi Potenti ha definito l'approvazione del provvedimento “un successo storico” e “un importante passaggio in un percorso più ampio di tutela e riconoscimento dei diritti degli animali nel nostro Paese, un percorso in cui la Lega ha sempre creduto e che continuerà convintamente a percorrere”.
Nessun riequilibrio tra attività umane e animali allevati e selvatici
Lasciare alla Lega di Salvini il merito di essere in prima fila per i diritti degli animali è semplicemente grottesco, perché si tratta di un partito che da sempre manifesta il suo sostegno indiscriminato alla caccia e ha invocato l'abbattimento di orsi e lupi e perché gli emendamenti presentati da esponenti leghisti durante i lavori parlamentari per l'approvazione della legge che qui si commenta hanno escluso molte specie animali dalle tutele: in particolare, come si è detto sopra, restano al di fuori delle tutele previste dalla normativa appena approvata gli allevamenti intensivi, le attività venatorie e gli spettacoli, e ciò in quanto nella maggioranza non soltanto la Lega ma anche Fratelli d'Italia e Forza Italia hanno specifici interessi a non pestare i piedi a imprenditori amici. A proposito di Forza Italia, è bene ricordare che la deputata Brambilla, ex berlusconiana di ferro, non ha voluto aderire al gruppo parlamentare di Forza Italia proprio a causa del legame di quest'ultimo partito con le tante imprese, soprattutto allevatori, che hanno interessi specifici contrari alla salvaguardia del benessere e della dignità degli animali.
In generale, quindi, si tratta di un provvedimento che risulta insoddisfacente, anche perché si concentra troppo sugli animali da compagnia e molto poco sugli animali selvatici, e non poteva essere altrimenti, visto che il governo sta lavorando alla nuova legge sulla caccia, che vorrebbe liberalizzare ogni attività venatoria, compresa la reintroduzione della caccia al lupo, che finora è stata una specie protetta. Infatti lo scorso 5 giugno il Consiglio dell'Unione Europea – che riunisce i rappresentanti dei governi degli Stati membri - ha formalmente adottato la direttiva per il declassamento della protezione del lupo, che ha trasferito la specie Canis lupus dall'allegato IV all'allegato V della Direttiva Habitat, aprendo così la possibilità per gli Stati europei di autorizzare la caccia a tale specie. Il rappresentante del governo Meloni – contrariamente ai rappresentanti del Belgio, della Polonia e della Spagna che si sono quantomeno astenuti dal voto - ha votato a favore di tale declassamento, e il fatto non stupisce, perché lo scorso 8 maggio il Parlamento europeo aveva votato a grande maggioranza a favore della riduzione della tutela con ben 371 parlamentari, contro i 162 che invece volevano mantenere la massima protezione della specie. Ovviamente tra i 371 parlamentari europei che hanno votato a favore della riduzione della tutela del lupo ci sono tutti i parlamentari dei partiti che sostengono il governo neofascista Meloni.
Dopo che la modifica sarà pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell'UE e dopo 54 anni di protezione assoluta nel nostro Paese, il lupo potrebbe essere inserito nella lista delle specie liberamente cacciabili, ed è priva di validità la tesi secondo la quale il lupo costituirebbe necessariamente un pericolo per gli allevamenti.
Infatti uno studio condotto sul lupo in provincia di Cuneo dall'Università di Torino tra aprile 2016 e marzo 2017 in provincia di Cuneo ha messo in luce, tramite analisi condotte sui suoi escrementi, che il consumo degli ungulati selvatici è stato di gran lunga maggiore rispetto al consumo di bestiame, con un preferenza per il cervo e, in misura minore, per il capriolo, il cinghiale e il camoscio. Lo studio ha messo in luce che il consumo di bestiame è stato maggiore durante la stagione calda, coincidente con il periodo di pascolo in alpeggio, e ciò è dovuto probabilmente al fatto che il bestiame è spesso lasciato incustodito, e tale mancata custodia è una responsabilità dell'allevatore e non certo del lupo, che lo stesso studio indica come fattore fondamentale nell'ecosistema.
Tutela degli animali e tutela dell'ambiente
A nostro parere il benessere e la dignità degli animali deve essere tutelata contestualmente alla tutela dell'intero ambiente del quale anche l'essere umano è parte integrante, ma senza alcun sciovinismo e atteggiamento predatorio da parte dell'uomo stesso, perché l'essere umano non è niente altro che un animale che, al di là di tutte le sovrastrutture intellettuali filosofiche o religiose che lo vorrebbero mettere su un falso piedistallo al vertice della natura, si distingue dagli altri animali per la capacità di costruire i propri mezzi materiali di sopravvivenza: scrivevano infatti tra il 1845 e il 1846 Marx e Engels all'inizio del loro sodalizio umano, intellettuale e politico che li avrebbe resi i fondatori del socialismo scientifico: “si possono distinguere gli uomini dagli animali per la coscienza, per la religione, per tutto ciò che si vuole; ma essi cominciarono a distinguersi dagli animali allorché cominciarono a produrre i loro mezzi di sussistenza, un progresso che è condizione dalla loro organizzazione fisica. Producendo loro mezzi di sussistenza, gli uomini producono indirettamente la loro stessa vita materiale”
(K. Marx, F. Engels, L'ideologia tedesca, Editori Riuniti, Roma, 1971, p. 8).
Nei confronti degli animali come della natura valgono le bellissime parole di Engels: “Ad ogni passo ci vien ricordato che noi non dominiamo la natura come un conquistatore domina un popolo straniero soggiogato, che non la dominiamo come chi è estraneo ad essa, ma che noi le apparteniamo con carne e sangue e cervello e viviamo nel suo grembo: tutto il nostro dominio sulla natura consiste nella capacità, che ci eleva al di sopra delle altre creature, di conoscere le sue leggi e di impiegarle in modo appropriato.
”
(Dialettica della natura, Opere Complete Marx – Engels, Editori Riuniti, vol. XXV, p.468) E gli animali, insieme alle piante e all'intera materia organica e inorganica, sono parte integrante della natura.
11 giugno 2025