Colpiti in precedenza siti a Latakia e Tartous
La Siria condanna il raid di Israele sulla regione meridionale

Il 30 maggio, il giorno dopo la visita a Damasco dell’inviato degli Stati Uniti, Thomas Barrack, mediatore nella già avviata ricostruzione dei rapporti tra la nuova amministrazione siriana e Tel Aviv, l'esercito sionista colpiva con un attacco aereo la regione settentrionale di Latakia e Tartous, quella delle basi russe, causando alcune vittime. Un attacco ritenuto necessario perché, sosteneva un comunicato dell'esercito sionista, doveva distruggere le “strutture di stoccaggio delle armi contenenti missili costieri che rappresentavano una minaccia per la libertà di navigazione marittima internazionale e israeliana, nell’area di Latakia in Siria”. I nuovi mastini della libertà di navigazione nel Mediterraneo orientale ammonivano che avrebbero continuato “a operare per mantenere la libertà di azione nella regione, al fine di svolgere le sue missioni e agirà per rimuovere qualsiasi minaccia allo Stato di Israele e ai suoi cittadini”.
Il 3 giugno l'artiglieria sionista bombardava la zona di Wadi Yarmouk, a ovest della provincia di Deraa, vicino al confine con le alture del Golan occupate da Israele; una zona dove si ripetono le incursioni militari sioniste nei villaggi per intimorire la popolazione. Un attacco che secondo la versione sionista era una rappresaglia per il lancio dalla zona di alcuni proiettili.
Alla seconda aggressione rispondeva il governo di Damasco con un comunicato del ministero degi Esteri del 4 giugno nel quale si affermava che non aveva “informazioni accurate sulla notizia del bombardamento che aveva preso di mira il territorio israeliano, osservando che diverse parti stanno cercando di destabilizzare la regione per promuovere i propri interessi”. Alcuni giorni dopo l'emittente libanese
Al Mayadeen riportava la rivendicazione del Fronte di Resistenza Islamico, un gruppo siriano che si dichiarava contrario “alla normalizzazione con Israele".
“Affermiamo che la Siria non ha e non porrà una minaccia per nessuna parte nella regione nel suo complesso e che la massima priorità nel sud della Siria per estendere l’autorità statale e prevenire la presenza di armi al di fuori delle autorità ufficiali, per assicurare la sicurezza e la stabilità per tutti i cittadini”, ribadiva il comunicato di Damasco condannando “fermamente il bombardamento israeliano di villaggi e città nel Governatorato di Daraa, che ha lasciato perdite umane e materiali” e sottolineando che “questa aggressione è una flagrante violazione della sovranità siriana e intensifica le tensioni nella regione in un momento in cui abbiamo più bisogno di soluzioni pacifiche”. Il governo siriano sollecitava infine “la comunità internazionale a mantenere le sue responsabilità e sostenere gli sforzi compiuti per raggiungere la sicurezza e la stabilità del territorio siriano e dell’intera regione”.
Il 7 gennaio l'esercito sionista colpiva la Siria meridionale con un attacco con droni su Beit Jann, con il cannoneggiamento dei carri armati vicino a Jaba e una nuova incursione terrestre nella zona di al-Rafid.
 
11 giugno 2025