Storica protesta alla Manifattura San Maurizio
Sciopero a Max Mara
Le lavoratrici: “Insulti e turni massacranti. Di fatto si lavora a cottimo”, chiamate “mucche da mungere”
Le lavoratrici della storica Manifattura di S. Maurizio srl di Reggio Emilia, azienda del gruppo Max Mara, hanno scioperato il 21 e il 23 maggio scorso per la prima volta dal 1980: l'adesione del personale, composto esclusivamente da donne, allo sciopero ha interessato la stragrande maggioranza delle 220 lavoratrici, nonostante la mobilitazione sia stata organizzata dalla sola Filctem Cgil e praticamente ignorata dalla Cisl, dalla Uil e anche dai sindacati autonomi.
Mentre la giornata del 21 maggio ha visto semplicemente l'astensione dal lavoro, il 23 ha visto anche un presidio di protesta delle lavoratrici dell'azienda tessile che si è svolto in mattinata davanti al Tecnopolo di Reggio Emilia, situato nel Capannone 19 delle ex Officine Reggiane. Le lavoratrici si sono presentate in camice bianco con cartelli dove c'era scritto “la dignità di un lavoratore non si calpesta”, “rispetto” e “dignità”.
Non c'è dubbio, quindi, che si tratta di un'iniziativa di lotta di carattere storico per l'intero comparto tessile italiano, che interviene dopo decenni di inerzia nei quali i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori in Italia hanno fatto tantissimi passi indietro nel settore tessile, e non solo.
In una nota della Filctem Cgil di Reggio Emilia del 21 maggio 2025 si leggono le motivazioni dell'agitazione: “rigidità organizzativa, usura fisica, pressioni individuali, mancato riconoscimento economico e dei passaggi di livello, nessuna disponibilità al confronto con le rappresentanze sindacali – si legge – è questo il vissuto quotidiano dei 220 lavoratrici e lavoratori che operano con professionalità in questa realtà del gruppo Max Mara”.
Enrica Morelli, segretario generale della Filctem Cgil di Reggio Emilia, ha poi approfondito la questione in una sua nota specifica: “qui siamo fermi – ha detto la Morelli - agli anni ‘80. Nonostante i nostri sforzi per costruire un confronto produttivo la Direzione aziendale ha alzato un muro ed è indisponibile alle nostre richieste e ad ascoltare i problemi concreti delle maestranze. Questo sciopero vuole dare un segnale forte alla Direzione affinché si possa inaugurare una nuova fase di relazioni improntate in primis sul rispetto di chi lavora”.
“Le lavoratrici di Manifattura San Maurizio – ha proseguito Enrica Morelli - chiedono rispetto per la loro condizione di lavoratrici donne e madri, oltre al miglioramento delle loro condizioni lavorative e salariali. Con determinazione hanno deciso di far sentire la loro voce presidiando l’iniziativa di questa mattina e hanno indossato il loro camice bianco, simbolo del lavoro di alta professionalità che svolgono quotidianamente e a cui sono molto legate, chiedendone il rispetto anche attraverso il riconoscimento di maggiori diritti”.
Intervistate da alcuni organi della stampa locale, le stesse lavoratrici hanno lamentato da parte dei rappresentanti dell'azienda l'imposizione di turni massacranti, l'introduzione di un vero e proprio cottimo mascherato ai quali si aggiungono veri e propri insulti lesivi della dignità delle donne lavoratrici. Una di esse ha affermato cose gravissime: “ci hanno chiamate – ha affermato - mucche da mungere. Ci hanno detto che siamo grasse, obese, e ci hanno consigliato gli esercizi da fare a casa per dimagrire”. “Controllano anche – ha affermato un'altra lavoratrice - quante volte andiamo in bagno, ma siamo tutte donne, abbiamo il ciclo”.
Quanto lamentato dalle operaie, del resto, è l'estrema conseguenza del fatto che i padroni, in assenza della lotta di classe, rialzano la testa sottomettendo e anzi schiacciando gli operai: nel caso concreto si ricordi bene che il Gruppo Max Mara non applica ormai da tanti anni il contratto collettivo nazionale del settore tessile ma semplicemente un regolamento interno redatto dalla stessa azienda. Non c'è quindi da stupirsi se sia del tutto assente, da parte dell'azienda, la volontà di redistribuzione del reddito rispetto alla produttività dell'azienda e l'attribuzione di un salario aggiuntivo oltre al minimo stabilito per legge, nonostante l'alta professionalità delle operaie con qualifica di cucitrici, di tagliatrici e di sarte specializzate che lavorano per la Manifattura di S. Maurizio srl che consentono a Max Mara di poter usufruire del marchio Made in Italy anche per la rimanente produzione che viene, in realtà, realizzata interamente all'estero.
Da parte dell'azienda non c'è mai stata e non c'è tuttora alcuna volontà di dialogo, anzi per ciò che riguarda il rifiuto di applicazione del contratto collettivo nazionale il gruppo Max Mara è irremovibile: a questo punto alle operaie della Manifattura di S. Maurizio srl resta soltanto la lotta, nelle sue varie forme tra le quali ci sono lo sciopero e il presidio.
18 giugno 2025