Misura da dittatura fascista
Trump manda l'esercito a Los Angeles per sedare la rivolta dei migranti
9mila deportati a Guantanamo. Migliaia di arresti
Nel 250° dell’esercito americano oltre 1.800 piazze contro Trump: “Non tolleriamo dittatori”
Il 6 giugno, dopo l’ennesime retate degli agenti dell’Ice, la polizia federale per il controllo delle frontiere, con decine di arresti di presunti irregolari, a Los Angeles, in California, è scoppiata la rivolta dei migranti. Il giorno dopo il dittatore fascista Trump ha ordinato l’invio di duemila soldati della guardia nazionale, il principale corpo di riservisti dell’esercito statunitense, alzando il livello dello scontro il 9 giugno con il richiamo di altri duemila riservisti e ben 700 marines, il corpo di fanteria della marina, facendo capire di voler invocare l’Insurrection act, una legge del 1807 che dà al presidente americano la possibilità di ricorrere all’esercito sul territorio nazionale in circostanze straordinarie.
Misure da dittatura fascista aperta quelle di Trump, che è passato sopra come un bulldozer anche al parere contrario delle autorità della California. Il governatore dello Stato, il democratico Gavin Newsom, ha chiesto invano al segretario alla difesa Pete Hegseth di richiamare i soldati. Trump, ha affermato il governatore della California, dopo averlo definito un “dittatore”: "Ha scelto l'escalation, ha scelto la forza, ha scelto la teatralità sulla sicurezza pubblica. Questi sono gli atti di un dittatore, non di un presidente".
“Abbiamo preso un’ottima decisione inviando la Guardia nazionale per affrontare le violente rivolte istigate in California – ha risposto il presidente USA -. Se non l'avessimo fatto, Los Angeles sarebbe stata completamente annientata”. Rincarando la dose l’11 giugno nel corso di un suo intervento alla base militare di Fort Bragg, nel quale ha definito i manifestanti di Los Angeles "animali" e "nemici stranieri", giustificando l'impiego dell'esercito contro i dimostranti che si opponevano ai suoi raid sull'immigrazione, e giurato di "liberare" la città della costa occidentale. "Non permetteremo che una città americana venga invasa e conquistata da un nemico straniero. Ecco cosa sono", ha affermato Trump, che ha definito poi Los Angeles "un cumulo di spazzatura" con "interi quartieri sotto il controllo" dei criminali e ha affermato che il governo federale "utilizzerà ogni risorsa a disposizione per sedare la violenza e ripristinare la legge e l'ordine".
I cortei, con epicentro a Los Angeles, si sono estesi giorno dopo giorno anche ad altre città della California, in particolare San Francisco e Santa Ana, ma anche a Dallas e Austin in Texas, New York, Boston, Atlanta, Chicago, Seattle e Filadelfia. A Los Angeles, una metropoli di quasi quattro milioni di abitanti per metà di origine latinoamericana, le proteste sono sfociate in duri scontri tra gli agenti in assetto antisommossa che hanno sparato proiettili di gomma e al peperoncino, oltre ai lacrimogeni, contro i manifestanti, colpiti anche con i manganelli, che hanno risposto lanciando petardi, pietre e bottiglie. Dopo cinque giorni di proteste la sindaca Karen Bass ha imposto il coprifuoco. Centinaia i feriti e migliaia di arresti.
Dall’inizio della sua presidenza il dittatore fascista ha adottato una serie di misure per ridurre drasticamente l’immigrazione sia regolare che irregolare e per creare un clima di paura e incertezza tra gli stranieri che già vivono negli Stati Uniti. Ha cancellato la possibilità di chiedere asilo al confine con il Messico; ha vietato l’ingresso negli Stati Uniti ai cittadini provenienti da dodici paesi, soprattutto africani e mediorientali; ha sospeso il rilascio di nuovi visti per studenti internazionali; ha messo fine al programma di protezione temporanea per i cittadini di “paesi a rischio”; ha invocato una legge del 1798 per espellere cittadini venezuelani accusati di “appartenere a bande criminali”.
La Casa Bianca ha smentito il 12 giugno i piani per una espansione del famigerato campo di prigionia di Guantanamo a Cuba a ben 9mila nuovi deportati, ma il “Washington Post” ha confermato di aver ottenuto documenti che lo confermano, compreso il trasferimento di cittadini di paesi alleati come Inghilterra, Francia e Italia. Il ministro degli Esteri Tajani ha successivamente smentito la presenza di nostri connazionali nelle liste americane. Gli Stati Uniti stanno altresì valutando di limitare l'ingresso ai cittadini di altri 36 paesi. Sempre secondo il “Washington Post” lo attesterebbe un documento del Dipartimento di Stato, secondo il quale le restrizioni potrebbero riguardare 25 paesi africani, inclusi alcuni partner degli Stati Uniti quali Egitto e Gibuti. Il documento è stato firmato dal segretario di Stato Marco Rubio e inviato ai diplomatici americani dei paesi interessati, ai quali vengono concessi 60 giorni per soddisfare i nuovi parametri e i requisiti stabiliti dagli Stati Uniti.
Anche per la scrittrice e saggista statunitense Rebecca Solnit “L’operato dell’amministrazione Trump costituisce un attacco contro la costituzione, lo stato di diritto, la separazione dei poteri e le prerogative del governo federale, oltre che contro i diritti dei veterani e degli assistiti della previdenza sociale. È un altro tipo di assalto contro la verità, i fatti, la storia e la scienza, in quanto strumenti di democrazia e quindi nemici dell’autoritarismo”.
Una grande risposta di massa alle misure da dittatura fascista di Trump sono arrivate il 14 giugno da oltre 1.800 piazze americane mobilitatesi nella giornata del “No Kings”, in contrapposizione alla parata militare del presidente a Washington per celebrare i 250 anni dell'esercito, nonché il suo 79° compleanno. "Non tolleriamo i tiranni", l'urlo che si è alzato dalle piazze americane dove in milioni hanno manifestato contro le politiche fasciste e razziste di Trump. A Los Angeles i manifestanti hanno portato in corteo una Costituzione gigante, a Filadelfia oltre 100.000 persone sono scese in piazza nonostante la pioggia per chiedere il ripristino della democrazia. Nella città degli angeli la polizia ha usato gas lacrimogeni contro i manifestanti. Tensioni si sono avute anche a New York, dove i manifestanti hanno protestato davanti alla sede dell'Ice.
Apprezzamenti per l’operato del presidente USA sono giunti dal suo compare criminale di guerra Benyamin Netanyahu nel suo messaggio di auguri per il suo compleanno e il 250° anno dell'esercito americano. "Buon compleanno a lei, presidente Donald J. Trump. È un leader straordinario, deciso, coraggioso, con una visione chiara e un'azione risoluta. Ha compiuto imprese storiche per gli Stati Uniti e per lo Stato di Israele. È un amico fedele del popolo ebraico e, personalmente, un amico sincero anche per me".
"Ogni altro Paese celebra le proprie vittorie. È ora che l'America faccia lo stesso", ha dichiarato Trump durante il suo discorso serale, difendendo con orgoglio una parata a lungo sognata fin dalla sua visita alla sfilata del 14 luglio a Parigi nel 2017. "Questa è una celebrazione della nostra forza, del nostro coraggio e delle nostre conquiste", ha detto, elogiando l'Esercito come "il più antico corpo della più grande forza di combattimento mai conosciuta".
18 giugno 2025