In sintonia con Trump
Israele nazisionista aggredisce l'Iran
Gli imperialisti europei si accodano
Meloni rompi con Israele aggressore dell'Iran e genocida del popolo palestinese. Israele fuori dall'Onu

Gli aerei, i droni e gli agenti sionisti infiltrati nel paese entrati in azione alle prime ore del 13 giugno hanno segnato l'inizio della nuova aggressione del regime nazisionista di Tel Aviv all'Iran, l’ennesimo atto criminale, imperialista e guerrafondaio dei nazisionisti, camuffato malamente da attacco “preventivo”, anzi di “difesa preventiva” dalla presunta minaccia nucleare che il criminale Netanyahu sbandiera come imminente da almeno una ventina di anni. L'Iran rispondeva con lanci di missili e droni. In un videomessaggio il leader nazisionista spiegava che “l’obiettivo è fermare la doppia minaccia dell’Iran volta ad annientarci con un sempre più pericoloso arsenale nucleare oltre che con i suoi missili balistici”. In un successivo videomessaggio nel quale faceva gli auguri di compleanno a Trump dichiarava “buon compleanno Presidente Trump, amico del popolo ebraico e mio personale. Finalmente i vertici iraniani stanno facendo le valigie. Ogni nostro nemico è anche vostro nemico. Abbiamo a che fare con qualcosa che ci minaccia mortalmente tutti. La nostra vittoria è la vostra vittoria”.
Sembrava dovesse finire sul banco degli accusati per il genocidio palestinese e invece vorrebbe salire sul podio degli eroi che difendono i paesi imperialisti dellì'Ovest. Anche se resta il criminale di guerra sancito dalla Corte penale nonostante i complici Usa e Ue facciano finta di ignorarlo.
Nella dichiarazione di guerra diffusa successivamente via social, il criminale Netanyahu confermava quel progetto illustrato a fine 2023 di voler cambiare il volto del Medioriente, dalla liquidazione della questione palestinese, alla neutralizzazione con ogni mezzo dei paesi vicini per ridurli al ruolo di cani da guardia come Giordania e Egitto, all'abbattimento del governo della Repubblica Islamica dell'Iran, il bersaglio grosso che adesso finisce sotto tiro diretto. Una operazione preparata da lungo tempo e che evidentemente non poteva essere neanche iniziata senza il contributo dell'imperialismo americano, il contributo delle armi e della protezione militare, un contributo apparentemente controvoglia ma sostanziale durante l'amministrazione Biden e in maniera aperta con Trump che si prepara ad ampliarlo fino a un intervento diretto se l'efficiente sicario sionista non fosse in grado di portare a termine il lavoro. Intanto si registra il ritorno in azione di Musk a sostegno dell'ex o amico presidente; la sera del 13 giugno un analista conservatore della trumpiana Fox gli chiedeva di accendere il suo sistema satellitare Starlink sulla Repubblica islamica che aveva chiuso Internet per permettere all'opposizione iraniana di organizzarsi. “Musk potrebbe piantare il chiodo finale nella bara del regime iraniano”, chiosava la Fox e Musk pur fresco di un burrascoso divorzio dal compare Trump, condito di accuse e minacce di ogni colore, ha subito risposto, presente.

La Ue con Netanyahu
I paesi imperialisti europei si sono accodati senza problemi, compresi quelli che avevano cominciato a criticare il nazisionista Netanyahu per il genocidio palestinese, vedi la Gran Bretagna di Starmer; la neofascista Meloni non ha dovuto fare nessuna giravolta, a differenza della posizione sull'Ucraina, è sempre stata coerentemente dalla parte di Trump e di Netanyahu. E ha mandato il ministro Tajani in parlamento a sostenere che anzitutto l'Iran non deve avere la bomba atomica, ossia la motivazione rivenduta da Tel Aviv come una violazione del Trattato di non proliferazione nucleare e finto casus belli dell'aggressione, una aggressione che peraltro avviene in violazione delle leggi e trattati internazionali di cui i sionisti non possono autoinvestirsi come esecutori. Tra l'altro i sionisti hanno le armi atomiche al di fuori del Trattato cui opportunisticamente non hanno aderito per non avere alcun controllo internazionale e hanno applicato sistematicamente la pratica della violazione delle regole internazionali contro i diritti dei palestinesi e i diritti sovrani dei paesi vicini non accucciati ai suoi piedi da quasi 80 anni, e non solo dall'attacco della Resistenza palestinese del 7 ottobre 2023. E appunto non appena il vertice dell'AIEA metteva in una risoluzione del 12 giugno che l’Iran non dichiara alcuni dei siti dove avvengono le sue attività di arricchimento dell’uranio e che causa della mancata cooperazione del paese, la AIEA non era nella posizione di dire che “il programma nucleare iraniano sia esclusivamente pacifico”, gli aggressori nazisionisti la prendevano come via libera all'attacco per impedire che l'Iran si costruisse una decina di bombe atomiche cui era vicina. La risoluzione presentata guarda caso da Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Germania era approvata con una risicata maggioranza di 19 voti sui 35 paesi che fanno parte del consiglio direttivo; tre i contrari, Russia, Cina e Burkina Faso, il resto astenuti. Secondo le leggi internazioinali la risoluzione prospettava la possibilità di denunciare l’Iran al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, cui spetta il potere di prendere le eventuali sanzioni. Al Consiglio Onu Cina e Russia hanno potere di veto ma Usa e nazisti avevano altri progetti e dietro la bandiera del no alla bomba atomica a Teheran imbarcavano glli alleati imperialisti verso la nuova guerra in Medioriente.

L'imperialismo dell'Ovest schierato coll'aggressore nazisionista
L'imperialismo dell'Ovest trova la sua compattezza dietro agli Usa a sostegno del suo cane da guardia sionista per costruire un nuovo equilibrio nella regione, un equilibrio costruito sulla forza militare di Israele e Turchia e sui soldi dei paesi arabi reazionari che tolga influenza e affari alla concorrente socialimperialista Cina, capofila degli imperialisti dell'Est, con la sua nuova via della Seta arrivata col ramo terrestre appunto fino all'Iran.
Cacciati dietro le quinte dalla propaganda imperialista, continuano il genocidio palestinese a Gaza e la pulizia etnica e l'occupazione militare e dei coloni in Cisgiordania. Dal 13 giugno siamo inondati di cronache giubilanti riprese pari pari da fonti sioniste sull'uccisione in Iran di capi militari e scienziati nucleari, dal danneggiamento di diversi siti nucleari, a confermare che intanto si tratta di una guerra su bersagli mirati, che non tocca la popolazione che non a caso è esplicitamente invitata dagli aggressori a dare una spallata al proprio governo. Tra l'altro è già rispuntato come candidato alla guida del nuovo regime il figlio dello Scià Reza Pahlavi, fedelissimo alleato dell'imperialismo mericano e legato a doppio filo con l'entità sionista i cui agenti erano di casa a Teheran, cacciato dalla rivoluzione antimperialista iraniana del 1979 guidata da Khomeini.
La propaganda sionista avrebbe alcune pecche, quando le bombe colpiscono depositi di carburanti e di gas, autostrade, aeroporti, qurtieri civili come a Beirut e altri obiettivi, financo gli ospedali come a Gaza, e uccidono civili: Ecco allora spuntare la minuziosa cronaca degli effetti della reazione iraniana quando i suoi missili superano la difesa sionista e degli alleati Usa e arabi, le cronache condite da testimonianze di persone chiuse nei rifugi e la lettura pari pari dei comunicati militari alla popolazione; quasi che noi tutti fossimo dipendenti dalle regole dell'inizio e fine coprifuoco e in trincea accanto all'aggressore. Una tecnica di propaganda già sperimentata a Gaza, quando venivano comunicati nome e età dei soldati occupanti morti e poche cifre approssimative sulle centinaia dei civili palestinesi colpiti giornalmente solo perché abitavano accanto a case di dirigenti di Hamas; una tecnica per coprire l'inizio del genocidio palestinese.
Il 16 giugno sappiamo che i caccia sionisti hanno colpito i centri di comando della Forza Quds, un corpo operativo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche mentre i missili iraniani hanno ucciso almeno cinque persone in un condominio a Petah Tikva, un sobborgo di Tel Aviv, due delle quali riparate in un rifugio. Con le tre vittime nella città portuale di Haifa, il bilancio dei morti dal 13 giugno sale a 22, oltre 500 i feriti. Il bilancio iraniano conta almeno 224 morti e oltre 1200 i feriti, una decina di capi militari e ben 14 scienziati nucleari ma anche civili, bambini e donne, uccisi dall’onda d’urto delle esplosioni o soffocati sotto le macerie. Il nazisionista ministro della Difesa Israel Katz commentava “il tronfio dittatore di Teheran si è trasformato in un codardo assassino, che colpisce in modo deliberato gli edifici civili israeliani (i nazisionisti lo fanno a Gaza ma lasciamo perdere, ndr) nel tentativo di dissuaderci dal continuare l'offensiva che ne sta minando il potenziale. Gli abitanti di Teheran ne pagheranno il prezzo, e presto". Questa la diplomazia nazisionista. Come a Gaza la guerra all'Iran è contro il popolo per spingerlo a far cadere il suo governo; finora a Gaza ha funzionato solo nella prima parte, il genocidio palestinese ma nel caso proprio questo era l'obiettivo primario.
Trump sul proprio social la mattina del 13 giugno commentava: “Attacco Israele eccellente, ce ne saranno molti altri. Abbiamo dato loro (all'Iran, ndr) una chance e non l'hanno presa. Sono stati colpiti duramente, molto duramente”.
Aveva mandato avanti il consigliere per la Sicurezza nazionale, Marco Rubio, a dichiarare che l’operazione era stata condotta in modo “unilaterale” da Israele, senza coinvolgimento degli Usa. Anzi proprio prima che i raid partissero avevano avvertito gli alleati in Medio Oriente per sottolineare sia l’estraneità statunitensi ai raid sia l’obiettivo di riportare Teheran al tavolo dei negoziati. Ma se fossero stati contrari potevano fermare i raid invece gli Usa non l'hanno fatto. Nel suo commento sui social Trump si pavoneggiava ricordando che lo scorso 12 aprile aveva dato la scadenza a Teheran di 60 giorni di trattative per raggiungere un accordo; senza accordo, il 13 giugno, il 61esimo giorno gli alleati nazisionisti sferravano il più volte annunciato attacco all'Iran. E Trump aggiungeva “Teheran può fermare il massacro firmando l’accordo”. Alle condizioni di Usa e sionisti che Trumpo ripeteva all'amica rete Fox News, “pero sempre nei negoziati” ma l’Iran “non può avere l’atomica”. E successivamente minacciava interventi diretti. Questa non è una posizione negoziale è un diktat. La volontà negoziale di Trump è così forte che invitava a fare da mediatore il Putin aggressore dell'Ucraina. Incredibile, o una possibile mossa di Trump che prelude a uno scambio, lasciami l'Iran che tanto io ti ho già dato un pezzo dell'Ucraina. Vedremo.
Le regole internazionali non funzionano, anzi non funzionavano così. Lo ricordava il ministro degli Esteri iraniano, Seyed Abbas Araghchi, in una lettera indirizzata alla presidenza del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, del quale richiedeva una seduta di emergenza, e al segretario generale delle Nazioni Unite dove definiva l'attacco di Israele come "una dichiarazione di guerra contro la Repubblica islamica dell'Iran" alla quale aveva tutta la legittimtà di rispondere. Oggi vige il sistema del diktat del più forte da eseguire e neanche contestare, secondo la nuova legge della jungla applicata dall'imperialismo con Trump e da sempre dai sionisti.

L'Iran non intende sviluppare armi nucleari
La posizione iraniana era ripetuta il 16 giugno dal presidente Masoud Pezeshkian che dichiarava che il suo paese non ha intenzione di sviluppare armi nucleari ma che difenderà il suo diritto all'energia nucleare e alla ricerca.
La nuova guerra accesa dai nazisionisti durerà per due settimane, certificava il Wall Street Journal da fonti di Tel Aviv. "La guerra potrebbe durare settimane. L'Iran era pronto a sviluppare 10 bombe atomiche in sei mesi", aggiungeva l'altrettanto ben informato ministro degli Esteri Tajani, la sua fonte è “l’intelligence israeliana”. Vergognoso. Con la riunione d’emergenza con ministri e vertici dei servizi nel pomeriggio del 13 giugno il governo della neofascista Meloni discuteva della nuova situazione mediorientale sulla base del principio che Teheran non può “in alcun caso” dotarsi dell’arma nucleare, quindi il camerata Netanyahu ha ragione, ma per scongiurare l’escalation “dobbiamo tenere aperto un canale di dialogo con l’Iran”, parole contro bombe non sembra efficace e a fermare l'espansione della guerra ma per Roma fondamentale è mantenere una posizione in linea con quella del capofila dell'imperialismo dell'Ovest, Trump, che punta alla capitolazione dell'Iran.

Rompere con Israele aggressore dell'Iran e genocida del popolo palestinese e espellere Israele dall'Onu
Invece di rompere ogni rapporto con Israele aggressore dell'Iran e genocida del popolo palestinese, chiedendo peraltro l'espulsione di Israele dall'Onu, la neofascista Meloni telefonava al criminale Netanyahu per rassicurarlo che l’Italia ovviamente non asseconderà mai i progetti atomici di Teheran e augurando che “gli sforzi condotti dagli Usa per giungere a un accordo possano ancora avere successo”. Tajani chiamava il collega sionista Saar cui chiedeva di evitare l’escalation, immaginiamo la risata dall'altra parte della cornetta dato che il criminale Netanyahu aveva già presentato il rilancio dell'aggressione. Stesso appello lo rivolgeva all'iraniano Araghchi che ovviamente gli rispondeva ribadendo il diritto dell'Iran a difendersi. La risposta di Teheran sia almeno “proporzionata”, suggeriva Tajani altrimenti un intervento Usa “non è da scartare”, un invito a subire i colpi sionisti sotto la minaccia di riceverne più forti da Trump. Una azione diplomatica coi fiocchi ma a favore della guerra. Invece il governo della neofascista Meloni deve rompere con Israele aggressore dell'Iran e genocida del popolo palestinese. Per le stesse ragioni Israele deve essere espulso dall'Onu, di cui si è fatto costantemente beffe.
Infine sottolineiamo la denuncia di Teheran sul “silenzio-assenso” dell'AIEA sull'attacco sionista contro gli impianti nucleari e gli scienziati. Un silenzio che è "come una forma di cooperazione con il regime sionista". Alla denuncia rispondeva il direttore generale, Rafael Grossi, ammettendo che gli impianti nucleari "non devono mai essere attaccati". Appunto. Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Esmaeil Baqaei, esortava il 16 giugno l'Agenzia Ionu a esprimere una "ferma condanna" degli attacchi di Israele ai siti nucleari iraniani in occasione del vertice di emergenza in programma e ricordava che gli attacchi alle infrastrutture nucleari sono vietati dall'articolo 56 del protocollo aggiuntivo della Convenzione di Ginevra. Siamo in attesa di risposta. Ma intanto la nuova aggressione sionista continua.

18 giugno 2025