Eletto nella lista civica di “centro-destra” “Rivolta Dinamica”
Arrestato Sgroi, sindaco di Rivolta d'Adda
È accusato di violenza su quattro donne durante le visite in clinica

Con l'accusa di violenza sessuale aggravata dall'abuso di potere e della violazione dei doveri di pubblico servizio, il 22 maggio la procura di Milano ha ordinato l'arresto del sindaco di Rivolta d'Adda, Giovanni Sgroi, eletto il 4 ottobre del 2021 con la lista civica “Rivolta Dinamica” sostenuta da tutto il “centro-destra”.
Chirurgo specializzato in gastroenterologia, Sgroi, 70 anni, in pensione già da qualche anno, esercitava ancora la libera professione ricoprendo l'incarico di primario e direttore sanitario nel centro medico polispecialistico di Pozzuolo Martesana, nel Milanese.
Siciliano di nascita, cremasco di adozione, sposato e padre di una figlia 39enne, molto “stimato e punto di riferimento del paese”, quattro anni fa Sgroi era tornato a fare politica attiva candidandosi alle elezioni europee dell’8-9 giugno del 2024 con la lista “Difendi la libertà” guidata dal sindaco di Taormina Cateno De Luca. In precedenza Sgroi aveva ricoperto anche l'incarico di consigliere della maggioranza guidata dall’allora sindaco Lamberto Grillotti, ex senatore di Alleanza Nazionale, e successivamente era stato eletto anche consigliere provinciale.
Tre anni fa il nome di Sgroi venne tirato in ballo anche in una intercettazione da Cosimo Maiolo, il nuovo boss della locale di ‘Ndrangheta di Pioltello. Tra gli arrestati, il 12 dicembre del 2022, nell’indagine Caino coordinata dalla Dda di Milano. Maiolo, annotò all’epoca il Gip nell’ordinanza di custodia cautelare, “dichiarò di aver sostenuto la candidatura di Sgroi proprio in occasione delle elezioni a Rivolta d’Adda, di essersi vantato di averlo conosciuto attraverso un amico”, aggiungendo che il candidato sindaco del paese “si sarebbe recato più volte a casa sua per chiedere sostegno alla sua campagna elettorale” e che “in caso di vittoria alle elezioni gli avrebbe affidato l’incarico di recupero crediti per conto del Comune”.
Le indagini per violenza sessuale sono partite a seguito delle denunce presentate a partire dal maggio 2024 da quattro pazienti: una ragazza di 24 anni di Cernusco sul Naviglio, una 34enne di Treviglio, una 35enne di Pozzuolo e una 43enne di Sesto San Giovanni, che hanno raccontato agli inquirenti gli abusi subiti durante le visite mediche.
Nell’ordinanza di custodia cautelare, la gip Sara Cipolla evidenzia come le versioni delle parti offese siano sovrapponibili riguardo al “modus operandi” del medico. Tutte descrivono l’approccio poco professionale, con domande sulla loro vita privata e sentimentale. Tutte vengono sottoposte, senza che lui indossi i guanti, a manovre e pratiche “non coerenti” con l’ecografia addominale da fare. Tutte le donne riferiscono di essere state invitate dal chirurgo a ricontattarlo utilizzando Whatsapp, di essersi sentite “imbarazzate, a disagio, usate per il soddisfacimento delle pulsioni sessuali del medico” e di essersi poi rivolte a uno psicologo per superare il trauma.
Nelle carte viene riportata anche la testimonianza della segretaria del centro medico che agli inquirenti ha dichiarato: “Dal primo momento che l’ho visto mi è sempre sembrato un lumacone, non nasconde questo spasmodico desiderio verso le donne, facendo numerosi apprezzamenti fisici”.
Il motivo che ha spinto il gip di Milano Sara Cipolla a disporre gli arresti domiciliari è che Sgroi non è nuovo a questo tipo di reati. Agli atti risulta infatti che una analoga indagine a suo carico venne archiviata dal Tribunale di Bergamo a marzo 2013. Si tratta di un fascicolo per violenza sessuale relativo a una denuncia presentata da una sua paziente nell'ottobre 2010, quando Sgroi era primario all’ospedale di Alzano. Ci lavorò tra il 2005 e il 2011 per poi spostarsi a Treviglio, dove è stato direttore della Chirurgia seconda e del dipartimento di Scienze chirurgiche fino alla pensione, a gennaio 2020, salutato con una nota stampa in cui venne definito “professionista molto conosciuto ed apprezzato”.
Secondo la Gip se nemmeno l’onta di un’indagine penale lo ha fermato, significa che Sgroi non è in grado di controllarsi e dunque serve “un contenimento forzato”. Anche perché, ora che l'inchiesta è diventata di dominio pubblico, è molto probabile che altre pazienti abusate da Sgroi trovino finalmente il coraggio di presentarsi in procura per denunciare le violenze subite.

18 giugno 2025