Metalmeccanici in piazza a Genova per il contratto
Al presidio al varco portuale, ai lavoratori Cgil, Cisl e Uil si unisce lo spezzone Usb e Si-Cobas. Poi, sotto gli uffici dell’azienda israeliana Zim, importatrice delle armi responsabili del genocidio palestinese

Dal corrispondente di Genova de “Il Bolscevico”
Nella città di Genova le agitazioni operaie non si arrestano. Anzi si alimentano. La città dei caruggi si è svegliata attraversata dalla manifestazione Regionale delle lavoratrici/i del comparto metalmeccanico. Si chiede, e con forza, la riapertura della trattativa per il rinnovo del contratto; firma del contratto nazionale, aumenti dei salari, riduzione dell’orario di lavoro, maggiori diritti e maggiore dignità sul lavoro.
L’iniziativa regionale di 8 ore di sciopero, indetta per il 20 giugno da Fiom, Fim, Uilm, ha avuto luogo a Genova. Il concentramento si è tenuto presso i giardini Melis di Genova Cornigliano dove si sono riuniti le lavoratrici/i delle grandi e medie fabbriche genovesi e varie delegazioni di altre aziende metalmeccaniche, dalle varie dimensioni, giunte appositamente da La Spezia e da Savona. Il corteo operaio, composto da qualche migliaio di scioperanti, è stato aperto da un grande striscione con su scritto “Salario, diritti, dignità; contratto subito”, ha sfilato verso il centro cittadino e si è fermato all’altezza del Terminal Traghetti dove i manifestanti hanno bloccato l’accesso alla Sopraelevata percorrendo quindi la rotatoria, in cui si accede per scendere in definitiva in via Milano, e ritornare, sempre in corteo, alla base di partenza a Genova Cornigliano.
Gli scioperi nel settore metalmeccanico hanno già raggiunto, dall’inizio della vertenza, la somma di 40 ore (questo è il quarto sciopero generale che vede scendere in lotta le tute blu). Probabilmente di ore di sciopero ne serviranno altre. La Confindustria non intende cedere. Ma ha fatto male i suoi conti, anche i metalmeccanici non intendono cedere. Sia perché le loro ragioni sono fin troppo “ragionevoli”, sia perché è da troppo tempo che i contratti sono stati chiusi a “perdere” e non è più pensabile che avvenga di nuovo; è venuto il momento, si è sentito più volte ribattere all’interno del combattivo, rumoroso, e bel corteo, di ottenere un contratto dignitoso, è finito il tempo di accettare qualsiasi condizione. Ma le manifestazioni della classe operaia genovese hanno avuto altri echi, altre concentrazioni, altre prese di posizione.
Alla manifestazione dei metalmeccanici indetta dalla Fiom, Fim e Uilm si è aggiunto infatti il presidio delle lavoratrici/i Usb e Si-Cobas che si è formato all’altezza di via Albertazzi nei pressi del varco dell’accesso portuale, bloccando e impedendo alle merci in arrivo o in uscita dal porto di transitare. Il motivo della protesta, oltre per il rinnovo contrattuale, è stato anche contro l’invio di armi allo Stato sionista di Israele, contro il riarmo, contro la guerra, contro il governo della ducessa Meloni, e in ogni modo in solidarietà al martoriato popolo palestinese, e per investimenti nel settore della sanità e della scuola. Il presidio si è poi spostato sotto gli uffici della compagnia israeliana Zim, azienda importatrice delle armi responsabili del genocidio effettuato contro il popolo palestinese.
Tutto questo, però, non deve che essere, seppur se è da mesi che su questi argomenti si lotta, solo che l’inizio. Le lotte si devono estendere. Le piazze si devono riempire. Sempre più lavoratori e le masse popolari devono essere coinvolti. Cercando, in quella fase, di aggregare le iniziative di lotta e nello stesso tempo alzare il livello della mobilitazione. Il primo passo è buttare giù il governo neofascista Meloni, il secondo, ma è già più impegnativo, iniziare a fare proprio, per il proletariato, la questione della conquista del potere politico.

25 giugno 2025