Indetto dai sindacati di base Usb, Sgt e Cub
Sciopero generale per i salari e contro il riarmo
Dal governo ennesimo attacco al diritto di sciopero e minacce di denunce

Venerdì 20 giugno, oltre a quello dei metalmeccanici, è stato anche il giorno dello sciopero generale indetto dai sindacati di base Usb, Sgb e Cub. Una protesta che metteva assieme le condizioni di lavoro, in particolare il tema dei salari, e le scelte guerrafondaie della Nato e della Ue alle quali il governo Meloni si è subito allineato. Si è trattato di uno sciopero generale, anche se i media hanno spesso parlato di sciopero del settore trasporti.
Tuttavia è proprio qui che si sono avute le adesioni più alte. Molto alta la percentuale nel trasporto locale con punte dell’80% a Bologna e Ferrara, del 75% a Roma e in Puglia, sopra il 50% a Milano, in Umbria e a Treviso, molto alta anche a Napoli, 30% a Bolzano. In sostanza si è registrata un po’ dappertutto una grande riuscita dell’agitazione.
Questo inevitabilmente ha creato il caos nei trasporti, specie nelle grandi città, anche per la forte adesione allo sciopero nel settore ferroviario con la cancellazione del 90% delle Frecce, del 70% degli Intercity e tra il 30% e il 50% di quelli regionali. La compagnia Ita Airways ha cancellato 34 voli, a Venezia il 70% dei vaporetti è rimasto fermo. Molto alta l’adesione allo sciopero registrata nei porti a cominciare da quello di Genova, dove l’80% dei lavoratori si è astenuto dal lavoro, segnalando la forte complicità di tutto il porto con la lotta promossa dal Calp e da Usb a non collaborare con la movimentazione delle armi.
La soppressione delle corse di bus, metropolitane, treni, aerei, ha portato alle solite minacce da parte del governo, specie dagli esponenti di Fratelli d'Italia e della Lega. È stata l'ennesima occasione per sferrare l'attacco al diritto di sciopero nei servizi pubblici, ma anche nel settore privato. Attacchi ai metalmeccanici che hanno bloccato la tangenziale di Bologna e a chi ha fermato o rallentato le corse dei mezzi pubblici, come se lo sciopero non avesse la finalità di bloccare le attività e far emergere le contraddizioni per cui ci si mobilita. Per il governo neofascista della Meloni lo sciopero è ammesso, ma va fatto in silenzio, senza scendere nelle piazze, e comunque lontano dai centri cittadini.
Per il capo della Lega e Ministro dei Trasporti Salvini: “Il diritto allo sciopero e alla manifestazione è sacrosanto. Quando tu mi blocchi e impedisci di andare a lavoro, in fabbrica, in negozio, a scuola, in ospedale a migliaia di lavoratrici e lavoratori, fai un torto ad altri lavoratori. Quindi ognuno può scioperare, manifestare, presidiare, fare cortei”, ma “se mi blocchi la tangenziale, la ferrovia, una strada, un ospedale, una fabbrica, commetti un reato. Mi sembra molto semplice”. Mentre il fogliaccio fascista, il “Secolo d'Italia”, titolava: “Sciopero dei trasporti, Italia paralizzata dai sindacati in nome della pace nel mondo e della piazza iraniana”. Ai pennivendoli della Meloni oltre allo sciopero non sono andati giù il sostegno alla Resistenza palestinese e la condanna dell'aggressore sionista, espresse sia nei comunicati degli organizzatori che durante le manifestazioni.
Come dicevamo, non è stato solo uno sciopero dei trasporti. Alte le adesioni in alcuni settori industriali, anche se difficilmente quantificabili poiché lo sciopero dei sindacati di base si è svolto in contemporanea a quello dei metalmeccanici di Fiom-Fim-Uilm. Successo dello sciopero in alcune realtà dove la presenza del sindacato Usb è importante, come nell'igiene ambientale e nella logistica. Sopra il 10% le adesioni nel pubblico, nel comparto Funzioni centrali; dato importante se consideriamo che recentemente è stato firmato il contratto dalla Cisl e da alcuni sindacati minori. Evidentemente molte lavoratrici e lavoratori non hanno digerito il fatto che il rinnovo non ha recuperato nemmeno l'inflazione.

25 giugno 2025