Inaugurato il decreto fascista “sicurezza” colpendo i lavoratori in lotta
I metalmeccanici in piazza per il rinnovo del contratto
A Bologna denunciati per “blocco stradale”

Il contratto nazionale è scaduto da un anno e le lavoratrici e i lavoratori metalmeccanici stanno lottando duramente per il suo rinnovo. Sono già state superate le 40 ore di sciopero per conquistarlo. Le associazioni padronali Federmeccanica e Assistal continuano ad avere un atteggiamento di chiusura dimostrando di non voler riaprire la trattativa. Ciò vale anche per il rinnovo del CCNL delle piccole e medie aziende associate ad Unionmeccanica-Confapi, trattativa interrotta e mai più ripresa dal 17 marzo scorso.
Gli industriali, grandi e piccoli, a parole ammettono che i salari italiani sono poveri, hanno perso gran parte del loro potere d'acquisto negli ultimi decenni, e contribuiscono alla stagnazione economica perché limitano i consumi di larga parte della popolazione. Quando vanno in tv ai talk show , ai convegni, agli incontri con il governo, i rappresentanti di Confindustria non possono fare a meno di constatare come il lavoro povero ci pone agli ultimi posti in Europa. Quando però si tratta di mettere mano al portafoglio bollano come irricevibili le rivendicazioni sindacali. In questo caso, oltre alla riduzione dell'orario di lavoro e lotta alla precarietà, sono stati richiesti 280 euro lordi di aumento medio, indispensabili solo per recuperare a malapena l'inflazione.
Di fronte all'arroccamento padronale i sindacati metalmeccanici di Cgil, Cisl e Uil venerdì 20 giugno hanno proclamato 8 ore di sciopero generale su tutto il territorio nazionale, con manifestazioni a livello regionale. Una mobilitazione che ha visto scendere in piazza decine di migliaia di lavoratori e registrato una adesione molto alta in tutte le maggiori fabbriche italiane.
A Bologna i manifestanti erano più di 10mila. Poco dopo la sua partenza, il corteo ha invaso la tangenziale bloccando il traffico per circa un’ora. Alcuni camionisti e automobilisti che stavano percorrendo le corsie parallele in senso contrario hanno suonato i clacson in segno di solidarietà. Tragitto diverso da quello concordato il giorno prima e che, dunque, non era stato autorizzato. Il via libera è arrivato dopo una lunga trattativa. Lo spiega la questura di Bologna, annunciando contestualmente che i manifestanti saranno denunciati secondo il nuovo DL Sicurezza: "Anziché seguire il percorso concordato con l'autorità di pubblica sicurezza, hanno deciso di fare ingresso in tangenziale dall'ingresso 7 in direzione San Lazzaro nonostante lo schieramento dei reparti inquadrati della polizia” che, in questo caso non è intervenuta, ma si conferma la natura fascista, antioperaia e antisindacale del Decreto Legge voluto fortemente dal governo neofascista della Meloni che non ha niente a che fare con la sicurezza dei cittadini, ma serve ad intimidire e criminalizzare il dissenso.
Stavolta si è preferito le manganellate giudiziarie a quelle fisiche, che avrebbero creato ancora maggiore tensione con i lavoratori arrabbiati per il mancato rinnovo del contratto, evitando una situazione che avrebbe subito attirato critiche al governo. Critiche che giustamente sono arrivate lo stesso dalla Cgil, dal sindaco di Bologna e da alcuni esponenti politici. Lo stesso Landini ha protestato: “A Bologna in diecimila hanno percorso in corteo la tangenziale. E anziché la riapertura delle trattative, la notizia è diventata che, in base al decreto sicurezza varato dal governo, queste lavoratrici e questi lavoratori saranno denunciati. Un reato evidentemente introdotto per reprimere chi esprime pacificamente le proprie necessità".
Migliaia di lavoratori in piazza anche a Torino , un tempo una delle capitali europee dell'automobile, adesso in grande sofferenza per la crisi del settore automotive. In cima al corteo, terminato nella centrale Piazza Castello, campeggiava lo striscione: “Vogliamo il contratto”. Grande partecipazione anche a Genova , con manifestazione nel quartiere Cornigliano, sede di un siderurgico. Alte le adesioni allo sciopero nelle aziende liguri come Fincantieri, Leonardo, Ex Ilva, Ansaldo, Hitachi, MBDA, Alstom, Arinox, HI-LEX e Piaggio Aerospace. "La nostra richiesta è semplice – a detto Stefano Bonazzi, segretario generale Fiom Genova– vogliamo un rinnovo di contratto che tuteli i diritti dei metalmeccanici. Chi vive del proprio lavoro lo deve poter fare in modo dignitoso e in sicurezza.....I metalmeccanici genovesi hanno spesso dimostrato la loro forza e anche in questa battaglia stanno dimostrando la loro determinazione". Al presidio al varco portuale, ai lavoratori Cgil, Cisl e Uil si unisce lo spezzone Usb e Si-Cobas. Poi, sotto gli uffici dell’azienda israeliana Zim, importatrice delle armi responsabili del genocidio palestinese. (Rimandiamo alla corrispondenza locale)
A Cagliari un consistente presidio di operai metalmeccanici, loro rappresentanze locali e regionali, provenienti da varie aree industriali dell'isola, Sulcis, Oristano, Nuoro, Porto Torres si è tenuto davanti all'ingresso del Petrolchimico SARAS, durante il quale vari operai hanno espresso rabbia e determinazione a continuare la lotta. Un lungo corteo si è poi recato davanti al comune di Sarroch. (Si legga la corrispondenza locale)
In Lombardia i metalmeccanici hanno manifestato in migliaia a Bergamo , sede di numerose industrie del settore. Sul palco campeggiava lo slogan “Senza contratto il Paese si ferma”, parola d'ordine dello sciopero del 20 giugno. Altre manifestazioni con migliaia di lavoratrici e lavoratori si sono svolte a Mestre per il Veneto e a Firenze per la Toscana. Durante il corteo di Ancona è stato bloccato simbolicamente l'ingresso del porto per alcuni minuti.
La più grande manifestazione svoltasi nel Mezzogiorno è stata quella di Napoli . Qui si sono radunate alcune migliaia di scioperanti. Una selva di bandiere delle tre sigle sindacali, assieme a molte bandiere palestinesi, sventolavano lungo il corteo. “Siamo un territorio – ha sottolineato Giovanni Sgambati, segretario generale della Uil Campania – in cui non è diffusa la realizzazione dei contratti integrativi e quindi il contratto collettivo nazionale del lavoro è l’unico strumento che permette di rafforzare le tutele per i lavoratori e le lavoratrici”. Un altra importante manifestazione molto partecipata si è svolta a Bari , con protesta davanti la sede pugliese di Confindustria.
I cinque scioperi generali dei metalmeccanici e la tenacia dei lavoratori alla fine iniziano a dare i loro frutti. Le piazze piene, i blocchi stradali, uniti al caos dei trasporti causato dal concomitante sciopero generale di USB e di altri sindacati di base, hanno trasformato la giornata di venerdì 20 giugno, in una vera e propria sconfitta per il governo neofascista della Meloni. Centinaia di migliaia di scioperanti, per il rinnovo dei contratti, contro i bassi salari e contro l'economia di guerra, che nonostante il controllo dei media di regime, sono stati i protagonisti dei telegiornali, hanno improvvisamente affossato la narrazione governativa che dipinge un Italia con un economia in ripresa, salari in recupero, soddisfazione verso le politiche del governo.
La sera stessa dello sciopero il Governo ha convocato per il giorno successivo sindacati e Federmeccanica, alla presenza dalla ministra Marina Calderone. Dall'incontro non è uscito granché, perché Federmeccanica al tavolo si è dichiarata indisponibile, salvo poi, a incontro concluso, stilare un comunicato dove si dichiarava che “non si sottrarrà al confronto”. Staremo a vedere, l'importante è tenere duro da parte dei sindacati, per non deludere la disponibilità alla lotta fin qui dimostrate dalle lavoratrici e dai lavoratori metalmeccanici.

25 giugno 2025