Genocidio palestinese
A Gaza i centri di distribuzione organizzati da Usa e sionisti sono “trappole mortali” per la popolazione palestinese
MSF: La militarizzazione degli aiuti deve finire, risponde al modello genocida. L'ipocrisia dei governi dell'UE alimenta la sofferenza a Gaza

Rinchiusi in solo il 30% della Striscia, nelle aree ritagliate dalla rete dei corridoi militari che portano il nome delle vecchie colonie sioniste, non a caso, i palestinesi sono ancora il bersaglio principale dei criminali sionisti. Sono centinaia ogni giorno i palestinesi uccisi nelle tende dove sopravvivono o peggio ancora uccisi in coda nei quattro centri di distribuzione gestiti dalla fantomatica Gaza Humanitarian Foundation creata da Tel Aviv e Washington, non a caso diventate trappole mortali per la popolazione con circa 400 morti e più di 3.000 feriti, colpiti dai sicari in uniforme dell'esercito occupante, in neanche un mese di attività.
Il Ministero della Salute del governo di Hamas a Gaza comunicava il 21 giugno che nelle 48 precedenti erano stati registrati 202 morti e 1.037 feriti negli attacchi sionisti in tutta la Striscia e che il bilancio complessivo del genocidio sionista saliva a 55.908 morti e 131.138 feriti.
L’Ufficio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite chiedeva all’esercito occupante “di cessare immediatamente l’uso della forza letale intorno ai punti di distribuzione di alimentari a Gaza, a seguito di ripetuti casi di sparatorie e uccisioni di palestinesi che cercavano di accedere al cibo”. “Di conseguenza, i palestinesi si trovano sempre più di fronte alla scelta disumana di morire di fame o rischiare di essere uccisi mentre cercano di accedere al poco cibo disponibile”, commentava l’Ufficio Onu, che completava il quadro denunciando la mancanza di possibilità per i civili feriti di curarsi a causa della “quasi completa distruzione del sistema sanitario di Gaza” da parte dei sionisti. Un crimine di guerra.
Prendere di mira i civili vicino ai centri di distribuzione degli aiuti umanitari è un chiaro crimine di guerra, ribadiva Hamas in un comunicao del 18 giugno invitando gli stati arabi e islamici, così come le Nazioni Unite, a rompere il silenzio e ad agire con urgenza per fermare questi attacchi e assistere il popolo palestinese. Rilanciava il suo appello a utilizzare le istituzioni delle Nazioni Unite per distribuire gli aiuti umanitari, in quanto unico organismo legale, indipendente e affidabile.
“I palestinesi di Gaza, in Palestina, sono costantemente sul punto di perdere l'accesso a cure mediche essenziali e acqua potabile a causa delle azioni deliberate delle autorità israeliane”, denunciava un comunicato stampa del 19 giugno di Medici senza frontiere (MSF). “Questa politica limita l'ingresso di forniture mediche e carburante al minimo indispensabile, a discrezione delle autorità israeliane. Sebbene questa strategia crei l'illusione che gli aiuti fluiscano nella Striscia di Gaza, impedisce di fatto alla risposta umanitaria a Gaza di raggiungere anche il minimo necessario per le persone che dipendono interamente dall'assistenza. Le autorità israeliane devono porre fine alla punizione collettiva della popolazione di Gaza e consentire immediatamente l'ingresso costante di sufficienti forniture mediche e carburante”.
“Nella scorsa settimana, le équipe di Medici Senza Frontiere (MSF) hanno registrato un elevato afflusso di pazienti feriti, molti dei quali hanno riportato lesioni traumatiche. Nel nostro ospedale da campo a Deir Al-Balah, nella Striscia di Gaza centrale, il numero di pazienti con ferite da arma da fuoco è aumentato del 190% rispetto alla settimana precedente. Alcune cliniche, come quelle di Khan Younis e Deir Al-Balah, hanno registrato il più alto numero di accessi settimanali fino ad oggi. Dopo tre mesi di blocco totale, e nonostante Israele affermi di aver aperto corridoi di rifornimento, le nostre scorte si stanno esaurendo a causa delle continue restrizioni imposte all'ingresso delle merci”.
"La farsa di consentire l'accesso a forniture mediche e di carburante solo all'ultimo minuto, prima di un disastro imminente, non è altro che un cerotto su una ferita ancora aperta. La militarizzazione degli aiuti deve finire", affermava Aitor Zabalgogeazkoa, coordinatore delle emergenze di MSF a Gaza. "Nessun piano militarizzato sviluppato da una parte in conflitto, come quello a cui stiamo assistendo con la Gaza Humanitarian Foundation, può sostituire il lavoro delle agenzie umanitarie indipendenti".
“Le équipe di MSF stanno assistendo a modelli compatibili con il genocidio a Gaza. Uccisioni di massa, distruzione di infrastrutture civili vitali e severe restrizioni alle forniture di carburante e alla consegna degli aiuti sono azioni deliberate. Israele sta sistematicamente smantellando le condizioni necessarie alla vita dei palestinesi”, conludeva il comunicato.
In una conferenza stampa tenuta a Bruxelles il 16 giugno MSF aveva inoltre denunciato che “l'ipocrisia e l'inazione dell'Unione Europea e dei suoi Stati membri hanno permesso a Israele di continuare liberamente il massacro dei palestinesi a Gaza nella più totale impunità”. “Per oltre 20 mesi, le autorità e le forze israeliane hanno inflitto una campagna punitiva, che ha incluso sfollamenti forzati su larga scala e pulizia etnica contro i palestinesi a Gaza. Ogni giorno, i nostri team assistono a modelli coerenti con il genocidio attraverso azioni deliberate da parte delle forze israeliane, tra cui uccisioni di massa, distruzione di infrastrutture civili vitali e blocchi che impediscono l'accesso a cibo, acqua, medicinali e altri rifornimenti umanitari essenziali. Israele sta sistematicamente distruggendo le condizioni necessarie alla vita dei palestinesi. Case, ospedali, mercati, reti idriche, strade e reti elettriche di Gaza sono stati demoliti, non per negligenza, ma di proposito”, ricordava MSF, “l'Unione Europea (UE) e i governi europei dispongono dei mezzi politici, economici e diplomatici per esercitare una pressione reale su Israele affinché fermi questo attacco e apra i valichi di frontiera di Gaza agli aiuti umanitari senza ostacoli. Questi non sono strumenti teorici. Possono essere efficacemente mobilitati in difesa del diritto internazionale e per proteggere i civili” mentre “fino a questo punto, l'UE e i suoi Stati membri sembrano aver abdicato alla loro leadership politica per farlo. Peggio ancora, le recenti dichiarazioni degli Stati europei, critiche nei confronti del modo in cui viene condotta la guerra, ne mettono in luce l'ipocrisia, continuando a fornire le armi utilizzate per uccidere, mutilare e bruciare le persone che finiscono nei nostri ospedali”.
Diversi governi continuano a esprimere preoccupazione per la terribile situazione a Gaza, ma le loro dichiarazioni, che evocano preoccupazione per l'adesione al Diritto Internazionale Umanitario, sono avvolte nell'ipocrisia, poiché continuano a inviare armi che uccidono e mutilano i bambini che curiamo, sottolineava Christopher Lockyear, Segretario Generale di MSF, che concludeva “la guerra a Gaza è una delle guerre più efferate, mortali e spietate combattute contro un popolo del nostro tempo e mentre infuria questo assalto militare contro un popolo assediato, l'ipocrisia degli Stati membri dell'UE che parlano ma non agiscono è ogni giorno più evidente”.

25 giugno 2025