Incontro a Roma il 26 giugno in nome della concertazione
I sindacati escono dall'incontro con Confindustria con un pugno di mosche in mano
Sulla sicurezza solo parole, mentre sul contratto dei metalmeccanici vaghe promesse da parte di Confindustria
Tutto fa pensare al rilancio della “concertazione”

Il 26 giugno i sindacati confederali e la Confindustria si sono incontrati nella sede degli industriali di Roma. Un incontro ai massimi livelli durato tre ore, con il presidente della più importante associazione padronale, Emanuele Orsini, eletto recentemente e al suo primo incontro con i sindacati, i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Landini, Fumarola e Bombardieri, la segretaria della Fiom-Cgil, Francesca Re David, due sottosegretari a rappresentare il governo.
L'incontro, programmato da tempo e annunciato dalla Meloni dai primi di maggio, in origine aveva al centro il tema della sicurezza sul lavoro, ma è stata l'occasione per parlare di molto altro, come hanno detto gli stessi protagonisti. Ma proprio sulla sicurezza non si sono fatti passi in avanti, ma soltanto buoni propositi. “Si è discusso di moltissimi temi, direi tantissimi temi, di interesse delle imprese e dei lavoratori - ha detto Orsini - ovviamente il capitolo numero uno: salute e sicurezza, che è interesse di tutti. Per noi è al centro, abbiamo bisogno di fare prevenzione sugli incidenti sul lavoro. È fondamentale”. Non è trapelato molto su quello che si sono dette effettivamente le parti, ma di concreto sembra non ci sia niente.
Un altro tema trattato è stato quello del rinnovo dei contratti, in particolare di quello dei metalmeccanici. L'ottimismo sulla riapertura della trattativa per il contratto delle tute blu è condiviso sia dai sindacati che dal numero uno di Confindustria: “Siamo fiduciosi che nei prossimi giorni si possa riattivare il tavolo per il rinnovo del Ccnl metalmeccanici con Federmeccanica”. Così si è espresso il presidente di Confindustria Emanuele Orsini al termine del lungo confronto. Certo gli scioperi delle lavoratrici e dei lavoratori ha messo pressione alla controparte, ma ricordiamo che questa, nell'incontro avuto con i sindacati metalmeccanici e il governo, ha ribadito che non vuole concedere nessun aumento salariale, se non quello legato alla produttività.
Un altro tema “per noi fondamentale – ha proseguito il presidente di Confindustria – sono le politiche industriali del nostro Paese. Non solo: abbiamo parlato anche di Europa e dazi. Abbiamo parlato di moltissimi argomenti inerenti la crescita di questo Paese, le relazioni industriali che sono al centro di questo capitolo positivo fondamentale. Era tanto tempo che non ci si incontrava tutti insieme, quindi è positivo essere insieme per la crescita e il futuro del nostro Paese. Diciamo che sui temi condivisi costruiremo un percorso di incontri per analizzarli”.
Ma quali sono questi temi condivisi, visto che tra le stesse sigle confederali non sembra esserci oramai nessuna unità sindacale? La Cisl continua a distaccarsi da Cgil e Uil. “Abbiamo condiviso la necessità di lavorare insieme su ciò che ci unisce, mettendo al centro l’interesse comune di lavoratori e imprese... Crediamo che questo percorso sia fondamentale: il Paese, i lavoratori e le imprese ne hanno bisogno”, ha dichiarato la Fumarola, che ha poi ha ribadito: “La CISL vuole continuare a dare il proprio contributo da sindacato responsabile”, rimarcando che il suo sindacato è refrattario a imbastire anche la più blanda mobilitazione contro il governo neofascista della Meloni. Più cauto Bombardieri della Uil, che giudica positivamente l'incontro ma aspetta di vedere i fatti.
“Era un anno che non si svolgeva questo incontro, quindi si è sicuramente riattivato un confronto”, sono state invece le parole di Landini, che alla domanda se al tavolo ci sia stata unità tra le tre sigle sindacali, ha risposto positivamente: “Sì, abbiamo fatto riferimento agli accordi attualmente in vigore, a partire dal Patto per la fabbrica, firmato da tutte le organizzazioni. Nessuno ha disdetto nulla. Ora si tratta di applicare quegli accordi, e di integrarli alla luce di quanto sta accadendo oggi, anche sul piano delle politiche industriali”.
Se così stanno le cose, le lavoratrici e i lavoratori hanno poco da stare allegri. Quel “Patto per la fabbrica” evocato dal segretario della Cgil è un accordo interconfederale cogestionario e corporativo firmato nel 2018, dove sulla sicurezza i rappresentati dei lavoratori assumevano un ruolo all'apparenza importante ma nei fatti privo di veri poteri, mentre sul salario stabiliva nuove direttrici che rendevano la quota minima (o cosiddetta fissa) sempre meno rilevante, a vantaggio di quella legata al welfare e alla previdenza aziendale, oltre che alla produttività, restringendo in questo modo la stessa valenza nazionale dei contratti collettivi di lavoro a tutto vantaggio di accordi aziendali.
Vedremo gli sviluppi di questo nuovo dialettica tra sindacati e Confindustria. Purtroppo tutto fa pensare al rilancio della strategia della concertazione, quella stessa linea che ha portato alla fortissima contrazione della sicurezza sul lavoro e del potere d'acquisto dei salari, che adesso Cgil, Cisl e Uil dicono di voler combattere.
 
2 luglio 2025