Indagato per corruzione Galvagno, presidente dell'Assemblea regionale della Sicilia
Contestato al meloniano siciliano il reato di corruzione per l'assegnazione di alcuni fondi da parte dell'Ars
Gaetano Galvagno, delfino del presidente del Senato Ignazio La Russa e considerato l’erede del governatore Renato Schifani è accusato di corruzione dalla Procura di Palermo guidata dal procuratore Maurizio De Lucia, perché avrebbe collaborato a far stanziare, tramite l’inserimento di due emendamenti nella manovra correttiva di bilancio del 2023, 100 mila euro per la Fondazione Dragotto, che fa capo all’imprenditore palermitano Tommaso Dragotto fondatore di Sicily By Car, per il progetto “un magico Natale” destinato ai “ragazzi a rischio di marginalità sociale” e realizzato al teatro Politeama di Palermo e al teatro Bellini di Catania. E altri 200 mila euro indirizzati al Comune di Catania per il Natale e Capodanno, ma gestiti dalla “Puntoeacapo Srl”, società di Nuccio La Ferlita, noto organizzatore di eventi.
Secondo gli inquirenti, in cambio sarebbero stati offerti due incarichi: alla portavoce Sabrina De Capitani, che è al fianco di Galvagno da dicembre 2022 fino a oggi, e l’altro al suo addetto stampa Salvatore Pintaudi che, come risulta all’Ars, ha lavorato per la presidenza. Incarichi che secondo l’accusa non sarebbero stati svolti ma solo fatturati.
Quello di Galvagno è solo l’ultimo caso che coinvolge un politico di Fratelli d'Italia. In precedenza è toccato al deputato regionale Carlo Auteri, autosospesosi e poi passato con Cuffaro, accusato di presunte irregolarità nell’assegnazione di fondi pubblici ad associazioni riconducibili a suoi parenti. Poi c’è stato il caso del deputato Luca Cannata, vicepresidente della commissione bilancio alla Camera, accusato da tre suoi ex assessori ai tempi della sindacatura ad Avola (Siracusa) di aver incassato soldi in contanti e senza tracciamento. Sulla vicenda la Procura di Siracusa ha aperto un’indagine. Un’escalation che ha provocato veleni e fratture interne al partito di Meloni, tanto che il deputato Manlio Messina si è dimesso da vice capogruppo vicario alla Camera, mentre da via della Scrofa è stato nominato commissario nell’isola Luca Sbardella. FDI puntava proprio su Galvagno per spodestare Schifani, tutt’altro che certo di correre per un secondo mandato.
Con Galvagno nel mirino degli inquirenti adesso ci finisce anche l'ex direttore generale della Fondazione Federico II Patrizia Monterosso. Al centro della vicenda c’è la mostra dell’artista italo-egiziano Omar Hassan, tenutasi nelle sale di Palazzo Reale tra marzo e ottobre del 2023. Secondo la ricostruzione dei magistrati, per ottenere l’organizzazione dell’evento sarebbero state consegnate due opere dell’artista come tangente.
Contattata da “Repubblica”, Sabrina De Capitani, già indagata per corruzione anche nel filone principale dell’inchiesta che coinvolge lo stesso Galvagno, non ha fornito una replica. Ha invece accettato di parlare Patrizia Monterosso, dicendosi “amareggiata” per le accuse e “pronta a fornire tutti i chiarimenti”.
Al di là delle accuse di corruzione spunta anche il peculato: l'attenzione si concentra anche sull’uso dell’auto blu assegnata al presidente dell’Ars. La Procura intende accertare se ci sia stato un utilizzo per fini personali, configurando il reato di peculato. Le stesse verifiche sono in corso su eventuali missioni “gonfiate” da parte dell’autista. Un filone già visto con Miccichè e che potrebbe portare a un nuovo rinvio a giudizio. Le norme parlano chiaro: le auto possono essere usate solo per rappresentanza o esigenze di servizio, ma le intercettazioni - ora illustrate a Galvagno nel suo interrogatorio - sembrano suggerire altro.
Con sulla testa un'accusa di corruzione e una di peculato Galvagno dovrebbe dimettersi immediatamente da presidente dell'Ars.
2 luglio 2025