Condanne pesanti contro 10 manifestanti pro Cospito e contro il 41 bis
Fino a 4 anni e 7 mesi di carcere ai condannati accusati di resistenza aggravata a pubblico ufficiale e danneggiamento aggravato dal travisamento

Lo scorso 17 giugno il Tribunale di Milano ha condannato pesantemente 10 manifestanti appartenenti all'area anarchica per i fatti accaduti nel capoluogo lombardo l'11 febbraio 2023, quando ci fu una grande manifestazione a sostegno della lotta di Alfredo Cospito e Anna Beniamino nonché contro il 41 bis.
La Procura, ritenendo che ci sia stata in quell'occasione una vera e propria guerriglia urbana, ha contestato a vario titolo agli 11 imputati – uno di essi è stato assolto – i reati di resistenza aggravata a pubblico ufficiale e di danneggiamento aggravato dal travisamento chiedendo per essi – che risiedono nelle province di Milano, Brescia e Trento, tutti ventenni e trentenni tranne uno di 55 anni – pene pesantissime fino a 6 anni di reclusione: il risultato è che il Tribunale ha emesso condanne comunque assai pesanti che vanno da un minimo di 1 anno e 6 mesi a un massimo di 4 anni e 7 mesi di reclusione, pene del tutto sproporzionate che non hanno tenuto conto del clima di esasperazione creatosi per la vicenda umana di Cospito e della vera e propria provocazione perpetrata dalle “forze dell'ordine” nei confronti dei manifestanti, provocazione che aveva innescato gli scontri
Infatti attorno alle 17:30 dell’11 febbraio del 2023 oltre 500 manifestanti, radunati nella zona di Porta Romana, avevano dato vita a un corteo pacifico, partito da piazza XXIV maggio e diretto in viale Col di Lana, in solidarietà di Alfredo Cospito, di Anna Beniamino e di altri militanti anarchici in carcere, oltre che contro il 41 bis. Attorno alle 18:10, improvvisamente e senza alcun preavviso, le forze di polizia in tenuta antisommossa e con un imponente dispiegamento di mezzi chiudevano i manifestanti all'angolo tra viale Sabotino e via Agnesi, e a quel punto il corteo tentava di sfondare lo sbarramento di polizia che impediva loro di proseguire in direzione di piazza Medaglie d'Oro. Ci furono cariche violente da parte della polizia dalle quali i manifestanti dovettero difendersi rispondendo con lancio di bombe carta, bottiglie e pietre. Il corteo proseguì poi per via Giulio Romano, via Bellezza, via Vittadini e via Salasco per tornare al punto dal quale era partito, piazza XXIV maggio, con i manifestanti costretti per tutto il percorso a doversi difendere dalle ripetutte cariche della polizia e dal continuo lancio di lacrimogeni.
La responsabilità della guerriglia urbana deve andare quindi esclusivamente alle forze di polizia, le quali hanno caricato un corteo pacifico, che è stato costretto a difendersi per alcuni chilometri nel centro del capoluogo lombardo: eppure i magistrati milanesi hanno voluto usare il pugno di ferro contro coloro che hanno avuto l'esclusivo torto di doversi difendere dalle provocazioni e da una gestione dell'ordine pubblico appositamente organizzata allo scopo di creare disordini e di suscitare così una ulteriore ondata di repressione.
Queste pene esorbitanti non tengono conto, ovviamente, di ciò che è contenuto nel decreto sicurezza che è entrato in vigore recentemente e che servirà in futuro su un piatto d'argento alla magistratura il pretesto per ulteriori repressioni.
I centri sociali milanesi hanno risposto allo Stato borghese lo stesso giorno della sentenza con un presidio al Tribunale di Milano e con una manifestazione alle colonne di San Lorenzo con le condivisibile parole d'ordine di “fuoco alle galere” e di “fuoco ai tribunali”, ed è evidente la ragione di questi slogan alla luce dell'aberrante e schifoso doppiopesismo della magistratura quando deve giudicare appartenenti alla sovrastruttura istituzionale dello Stato borghese che si rendono responsabili di atti di violenza ben più gravi di quelli compiuti a Milano. Solo per fare un esempio, il 12 gennaio 2024 il Tribunale di Torino ha condannato un agente della polizia di Stato trentunenne alla miserabile pena di 1 anno e 8 mesi di reclusione per lesioni, abuso d'ufficio e falso in quanto nel 2020 aveva violentemente picchiato un minorenne scrivendo poi nel rapporto di servizio che lo stesso era scivolato. Per fare un altro esempio, tra i 22 carabinieri condannati dal Tribunale di Massa lo scorso 29 aprile per per i gravissimi reati di lesioni, violenza sessuale, abuso d’ufficio, falso in atto pubblico, porto abusivo d’armi e rifiuto di denuncia perpetrati sistematicamente per anni nella caserma di Aulla ben 9 hanno ricevuto pene ridicole, inferiori a 10 mesi e 10 giorni.
Se questo trattamento di lusso garantito a chi delinque in divisa viene confrontato con quello offerto ai dieci militanti di Milano si comprende fino in fondo il profondo e giusto significato delle parole d'ordine “fuoco alle galere” e “fuoco ai tribunali”.
Il Partito Marxista Leninista Italiano, tramite il suo organo il Bolscevico, esprime totale solidarietà militante ai dieci attivisti condannati come a suo tempo espresse la sua totale solidarietà a Cospito, alla Beniamino e a tutti coloro che si battono contro il barbaro sistema capitalista insieme a tutta la sua sovrastruttura istituzionale.

2 luglio 2025