I lavoratori respingono al mittente le minacce di sgombero dello stabilimento
Giù le mani dalla ex GKN
L'11 e 12 luglio in piazza per il quarto anniversario di lotta: “Resistere per ri-esistere”

Il 25 giugno “La Repubblica” e “La Nazione” nelle edizioni di Firenze hanno diffuso la notizia secondo cui il Tribunale ordinario di Firenze avrebbe emesso un decreto di sgombero dell'Assemblea permanente dei lavoratori ex GKN firmato dalla giudice Maria Novella Legnaioli per dare il via libera ai commissari giudiziali, custodi dello stabilimento, “di avvalersi della forza pubblica” per mettere fine al presidio contro i licenziamenti che i lavoratori portano avanti con grande coraggio e determinazione dal 9 luglio 2021.
Si tratta in realtà dell'ennesima provocazione imbastita a mezzo stampa dal padrone di Qf Francesco Borgomeo, che ha acquistato la ex Gkn nel dicembre 2021 dal gruppo Melrose, e poi ha svenduto l'immobile nel marzo del 2024 a due società immobiliari: la Sviluppo immobiliare toscana (Sit) e Toscana immobiliare (Ti), in una operazione “infragruppo” da 7 milioni per preparare il terreno a una mega speculazione edilizia sull'intera area.
Nel decreto infatti non c'è nessun “ordine di sgombero” ed è palese il tentativo di intimidire i lavoratori e indebolire il presidio in un momento cruciale della vertenza proprio “alla vigilia degli ultimi passi per la creazione del Consorzio industriale pubblico” che ha raccolto 12 milioni da investitori privati, di cui 1,5 raccolti dalla Cooperativa costituita dagli operai, e con la disponibilità del Comune di Campi Bisenzio all’esproprio dell'area e l'adesione al consorzio dei comuni di Sesto Fiorentino e Calenzano.
Anche “La tempistica è allucinante”, denuncia in una nota pubblicata sui canali social il Collettivo di fabbrica. È una mossa studiata apposta per: “concentrare l’attenzione sul presidio in termini tecnici e di forza pubblica è prima di tutto una manovra di distrazione... Siamo in attesa di ciò che è nostro: stipendi, permessi, ferie, Tfr contributi... Impossibilitati ad avere una Naspi piena e ad andare in pensione, in attesa di conoscere un piano concordatario, secretato, di cui possiamo solo intuire le enormi incongruenze. Un piano che rischia di essere l’ennesimo stratagemma per il rinvio, l’ennesimo 'pagherò', l’ennesima scadenza che rimanda a un’altra scadenza.
Che sia tutto studiato o tutto casuale, l’effetto dell’attacco al presidio è oggettivo: seppellire la lotta sociale per riaprire la fabbrica, minare in modo irrimediabile la reindustrializzazione dal basso, diminuire il controllo sociale su quanto è accaduto e accadrà”.
Ciò non toglie il fatto che comunque il decreto del Tribunale contiene un feroce attacco ai lavoratori teso prima di tutto a delegittimare la loro protesta.
“Con l’occupazione – si legge – protrattasi nonostante le reiterate richieste di farla cessare rivolte dalla società alle autorità competenti, è pertanto divenuto impossibile ogni progetto di rilancio produttivo”. E la colpa del mancato rilancio produttivo della ex Gkn sarebbe, secondo la giudice Legnaioli della “minoranza dissenziente dei lavoratori” che, “insieme a soggetti terzi estranei alla compagine dei dipendenti, unitasi sotto varie sigle, quali 'Insorgiamo con i lavoratori Gkn' e 'Collettivo di Fabbrica dei lavoratori Gkn', ha promosso e attuato l’occupazione dello stabilimento, opponendosi all’accesso al sito da parte degli esponenti della società e dei possibili investitori”.
Accuse infondate e smentite dai fatti perché in questi quattro anni di lotta l'unico piano di rilancio industriale presentato in tutte le sedi istituzionali e contrattuali per una fabbrica pubblica e socialmente integrata col territorio in grado di mettere subito in produzione pannelli fotovoltaici e cargo bike è stato quello elaborato dal basso dagli stessi lavoratori.
Inoltre il decreto, approvando il concordato preventivo, suffraga l’ipotesi che la ex Gkn possa liquidare i suoi creditori per un debito di circa 18 milioni garantito dalle due società immobiliari attualmente proprietarie effettive dello stabilimento, ma allo stesso tempo ammette l’ipotesi che le somme che Qf può raccogliere potrebbero non bastare “a causa del rilevante contenzioso in essere con i dipendenti”. E quindi “all’incertezza nel passivo concordatario si aggiunge l’incertezza nei tempi di esecuzione del concordato”.
Non a caso nel decreto si fa riferimento anche al fatto che il concordato preventivo sarà garantito non solo dai crediti della Qf ma anche da una nuova azienda, la “Idea Svg”, la cui solidità patrimoniale permetterebbe a Sit e Ti di prevedere “due aumenti di capitale per un importo congiunto non inferiore a 18 milioni di euro”.
La “Idea Sgv” è una società del gruppo “Ideagroup” amministrata da Graniglia Ricciotti, ed è specializzata proprio “nella riqualificazione di aree industriali dismesse e nella conversione in logistica di terreni adiacenti ad aree industriali”. Ed quantomeno curioso che “Ideagroup” ha sede a Milano in via Larga 6, dove hanno sede anche Sit e Ti, amministrate da Mirko Politi, a sua volta amministra la società Pvar che che controlla la Qf.
Mentre “Ideagroup” vede come principale azionista Clara Borri, che si presenta pubblicamente come psicologa e presiede l’associazione Propsy.
Insomma, secondo il Collettivo di fabbrica, che il 26 giugno ha convocato un'assemblea pubblica di supporto alla vertenza: “Ci si preoccupa degli immobili e delle speculazioni dopo che è stata rifiutata la custodia dello stabilimento al Comune di Campi Bisenzio, non sufficientemente ‘terzo e imparziale’”.
Ai lavoratori GKN riconfermiamo piena solidarietà e sostegno militante in vista delle iniziative di lotta dei prossimi 11 e 12 luglio: “Resistere per ri-esistere. In occasione del quarto anniversario della lotta (4 anni, 5 estati)”.

2 luglio 2025