Lettere
Il volume del PMLI “Lenin, la vita e l’opera” è completo, un riferimento fondamentale
Come promesso vi invio un parere sul volume “Lenin, la vita e l’opera”.
L'ho trovato completo nei capitoli, descrive (credo, la mia conoscenza in ambito storico del periodo è limitata a qualche lettura perché, purtroppo, all'epoca universitaria non ero interessato alla Rivoluzione d'Ottobre e alla storia contemporanea russa; l'unica "infarinatura" è stata in ambito filosofico con Marx, ma molto limitata e più incentrata su Hegel) bene i passaggi dello sviluppo del pensiero di Lenin, quindi è un'opera molto completa.
Certo, la lettura non è facile, lato puramente editoriale i numerosi grassetti (del resto approvo la scelta di citare un pensiero nella completezza e non tagliarlo arbitrariamente), lo rendono un volume più adatto ad essere consultato in merito ad un tema specifico piuttosto che ad una lettura "inizio-fine". Molto utili i riferimenti ai testi originali, che cercherò di acquistare (o utili anche numeri de Il Bolscevico
in occasione delle Commemorazioni di Lenin).
Da parte mia comunque lo ritengo completo e un riferimento fondamentale sulle opere di Lenin, scevro da "interpretazioni" dell'autore, in quanto molto incentrato sulle citazioni dello stesso Lenin.
Davide - Milano
Per un sistema più equo, efficiente e sostenibile a sostegno delle vaccinazioni degli anziani
“Oggi serve una visione chiara e coerente che permetta agli anziani di vivere più a lungo ma soprattutto in buona salute. La vaccinazione è uno strumento formidabile per prevenire malattie infettive, ridurre il carico di morbosità e mortalità, limitare le ospedalizzazioni e preservare l’autonomia dei soggetti, oltre a consentire al sistema sanitario di allocare in modo più efficiente le proprie risorse. Ma le coperture sono ancora troppo basse e la frammentazione organizzativa crea disuguaglianze inaccettabili”, dichiara Michele Conversano, Presidente del Comitato Tecnico Scientifico di HappyAgeing. “Sotto il profilo scientifico, il principale limite è rappresentato dal mancato aggiornamento tempestivo del Calendario Vaccinale del Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale (PNPV) che non riflette più le attuali evidenze scientifiche né l’evoluzione del panorama epidemiologico. Ne derivano disomogeneità applicative tra Regioni, incertezze operative e un ritardo nell’integrazione delle innovazioni, come i vaccini contro il virus respiratorio sinciziale (RSV), nei percorsi di offerta per la popolazione anziana”.
Il Documento di Posizione suggerisce di:
- aggiornare formalmente il calendario nazionale, rendendo esplicite le nuove indicazioni e garantendo un allineamento tra raccomandazioni e attuazione;
- avere ogni anno, in tempo utile, la Circolare Ministeriale di aggiornamento per la vaccinazione antinfluenzale e per Covid-19, così come l’aggiornamento delle indicazioni vaccinali per l’Herpes Zoster;
- garantire equità tra territori nell’offerta vaccinale.
“Ulteriore elemento che va assolutamente preso in considerazione è la promozione di un uso appropriato dei diversi vaccini a disposizione, tenendo conto dell’età, dello stato immunologico e delle condizioni cliniche individuali”, precisa Conversano.
Ufficio stampa Happyageing - Alleanza italiana per l’invecchiamento attivo
Livelli di tutela della salute: analisi delle performance regionali
Il C.R.E.A. Sanità - Centro per la Ricerca Economica Applicata in Sanità - dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” presenta la XIII edizione dello studio sulle Performance Regionali, che analizza le opportunità di tutela della salute offerte ai cittadini nelle diverse regioni italiane. Lo studio, condotto con il contributo di un Panel di 107 stakeholder
del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), ha introdotto importanti novità e ha evidenziato risultati significativi.
I risultati dello studio mostrano un quadro complesso, caratterizzato da un aumento delle aspettative e da una correlazione positiva tra la Performance dei servizi sanitari ed il livello di soddisfazione dei cittadini.
I livelli di Performance regionali risultano ancora significativamente distanti dal target ottimale: negli anni il Panel degli stakeholder, ed in particolare i cittadini, aumentano le loro aspettative, ovvero “spostano verso l’alto l’asticella” della Performance ottimale, ma nessuna Regione sembra riuscire ad avvicinarsi a quel livello.
Il Veneto si conferma la regione con la migliore Performance, raggiungendo il 55% del massimo teorico possibile, seguito dalla Provincia autonoma di Trento con il 50%. La Calabria, invece, si posiziona all’ultimo posto con il 23%. Nonostante il divario tra Nord e Sud Italia rimanga significativo, si osserva una progressiva riduzione delle disparità, con un miglioramento più marcato nelle regioni del Mezzogiorno. Tra queste, la Campania ha registrato l’incremento più rilevante, seguita da Abruzzo e Molise.
Nel complesso, la correlazione tra l’indice di Performance e il livello di soddisfazione dei cittadini risulta essere forte per le aree assistenziali ospedaliere (0,79) ed ambulatoriali (0,80), bassa per le aree del sociale e della non autosufficienza (0,55), ed intermedia per l’assistenza primaria e l’accesso al farmaco (0,64). Per questi ultimi due aspetti la soddisfazione è generalmente alta in tutto il Paese, senza particolari criticità.
Nonostante i miglioramenti registrati, i livelli di performance regionale rimangono lontani dai valori ottimali. Il divario tra Nord e Sud Italia persiste, ma si osserva una progressiva riduzione delle disparità. La correlazione tra performance e soddisfazione dei cittadini, secondo C.R.E.A. Sanità, sottolinea l’importanza di investire in politiche sanitarie mirate per migliorare l’efficienza e l’equità del sistema.
C.R.E.A. Sanità, Centro per la Ricerca Economica Applicata in Sanità
La condizione del lavoro in Alta Irpinia
In Alta Irpinia, come in altre aree interne del Sud Italia, la negazione della "cittadinanza" (così tanto decantata, ma soltanto a chiacchiere), ovvero la negazione dei diritti civili e politici per i ceti sociali popolari e, quindi, il loro asservimento ai notabili locali, obbliga da secoli le giovani generazioni a mendicare elemosine e favori elargiti seguendo prassi di tipo clientelare e paternalistico, retaggio feudale ereditato dal passato. Per ottenere sia lavori miserabili, a tempo determinato, ossia lavori precari e mal pagati, privi di ogni tutela, sia pure un banale certificato, i diritti della "cittadinanza attiva" sono svenduti in termini di volgari concessioni in cambio del voto politico ipotecato a vita.
Questa mentalità succube, da mentecatti, è sintomo di sudditanza, non certo di "cittadinanza attiva", ed è un malcostume sociale di origine semi-feudale, radicato in una visione fatalistica propria delle genti meridionali. Essa è un elemento connaturato ad una idea di "normalità quotidiana" che accetta con rassegnazione ogni fatto come uno "stato di natura", quindi come una realtà ineluttabile, statica ed immutabile. Incluse quelle pratiche di segno clientelare, paternalistico e assistenzialistico, in base ad una presunta e inesistente "legge di natura", che nella realtà storica non ha alcuna ragion d'essere. In effetti, le leggi naturali, o fisiche, non sono applicabili alla "dialettica della storia", a un mondo attraversato da conflitti, tendenze e controtendenze tra loro in costante divenire, da processi storici mutevoli, che si intrecciano in una relazione di "reciprocità" dialettica, per cui nulla è ineluttabile o immutabile nelle vicende storiche, sociali e politiche degli esseri umani, come si evince dalle esperienze rivoluzionarie che hanno abolito i privilegi feudali della nobiltà e la servitù della gleba. Condizioni di vita e rapporti sociali che per vari secoli gli uomini hanno creduto "normali e fatali", mentre alla prova dei fatti si sono rivelati modificabili in virtù delle mobilitazioni politiche delle masse popolari e delle classi subalterne. Oggi, in Alta Irpinia si registrano percentuali elevate e sconcertanti di "morti bianche", cifre che denunciano un autentico stillicidio di cui nessuno osa parlare. Inoltre, è un dato di fatto innegabile che una paga retributiva inferiore ai 3 euro all'ora, oltretutto "a nero", ovvero sprovvista dei diritti più elementari concessi ai lavoratori (il diritto alle ferie, alla malattia, allo sciopero, ecc.), indichi una situazione oggettiva, quanto intollerabile, di brutale asservimento ed alienazione totale della forza-lavoro umana.
Si aggiunga altresì che, in molti casi, la forza-lavoro è minorile, quindi trattasi di sfruttamento di lavoro minorile e ciò costituisce un reato. In sintesi, ecco il quadro odierno delle dinamiche e dei rapporti di lavoro vigenti in Alta Irpinia (e direi in Italia): un lavoro assai precario e sottopagato, e in taluni casi non pagato per nulla o quasi.
Un quadro triste e desolante, che invoca un intervento di giustizia sociale e redistribuzione del reddito. Un intervento di "giustizia proletaria". In Irpinia i lavoratori sono endemicamente sudditi e ricattabili, asserviti ai notabili politici locali, in quanto le assunzioni nel mondo del lavoro privato, e persino nel comparto pubblico, sono stabilite secondo vecchie prassi clientelari e familistiche. I segnali di ripresa di una iniziativa popolare, o di una riscossa, appaiono flebili e parziali, slegati tra loro. Non vi sono, nel momento storico attuale, partiti o soggetti politici credibili, in grado cioè di favorire o accelerare una presa di coscienza di classe, nonché forme di auto-organizzazione delle masse lavoratrici. Il "proletariato" (in Irpinia e non solo) non ha ancora acquisito fiducia in sé e non ha rinunciato alle vane illusioni propinate dai media "mainstream", o da quei partiti e quelle istituzioni di classe (si pensi solo al "cretinismo parlamentare" et similia), che operano al servizio del dominio capitalista.
Lucio Garofalo - Lioni (Avellino)
9 luglio 2025