Processo Pfas
Condannati 11 manager della Miteni per disastro ambientale
Per decenni gli abitanti del Veneto hanno bevuto acqua inquinata dai Pfas che usciva dai rubinetti di casa
La Corte d’assise di Vicenza lo scorso 26 giugno ha condannato 11 ex manager dell’azienda Miteni di Trissino a pene comprese tra 2 anni e 8 mesi e 17 anni e 6 mesi per un totale complessivo di 141 anni di reclusione, riconoscendoli responsabili dei reati di disastro ambientale doloso e avvelenamento delle acque doloso in relazione all’inquinamento dovuto a composti perfluoroalchilici, noti come Pfas, che ha interessato per decenni le Province venete di Vicenza, di Verona e di Padova. La Corte d'assise ha inoltre disposto risarcimenti alle parti civili per circa 76 milioni di euro: 58 milioni andranno al Ministero dell’Ambiente, 5,8 milioni alla Regione Veneto, 844 mila all'Arpav (l'Agenzia regionale per la prevenzione e protezione ambientale del Veneto) e il resto a favore di oltre 300 parti civili tra le quali alcuni Comuni, società idriche, la Provincia di Vicenza e numerosi privati che hanno ricevuto indennizzi tra i 15 e i 20 mila euro. Tuttavia la Corte d'assise non ha disposto alcun risarcimento a favore degli ex lavoratori della Miteni che pure si erano costituiti parte civile, i quali più di tutti sono rimasti a contatto con gli agenti inquinanti, e la ragione di tale esclusione si leggerà nelle motivazioni della sentenza che saranno depositate tra qualche mese.
Gli ex manager condannati sono gli italiani Luigi Guarracino (17 anni di reclusione), Antonio Nardone (6 anni e 4 mesi) e Davide Drusian (2 anni e 8 mesi), i giapponesi Naoyuki Kimura (16 anni), Yuji Suetsune (16 anni) e Maki Hosoda (16 anni), i tedeschi Hendrik Schnitzer (17 anni) e Georg Hannes Riemann (17 anni), il britannico Brian Anthony Mc Glynn (17 anni), l'olandese Alexander Nicolaas Smit (16 anni) e l'austriaco Martin Leitgeb (4 anni e 6 mesi).
Pfas è un acronimo inglese di PerFluorinated Alkylated Substances, ossia sostanze che contengono almeno un atomo di carbonio completamente fluorurato che vengono utilizzate, al fine di rendere alcuni manufatti resistenti ai grassi e all’acqua, nella produzione di tessuti, carta, rivestimenti per contenitori di alimenti, pellicole fotografiche, schiume antincendio, detergenti per la casa, pitture, vernici, farmaci e presidi medici. I Pfas sono ritenuti altamente inquinanti sulla base di studi pluridecennali i quali hanno dimostrato che possono provocare danni al fegato, malattie della tiroide, obesità, problemi di fertilità e tumori: si consideri che l'industria chimica Miteni è stata attiva a Trissino, in Provincia di Vicenza, tra il 1965 e il 2018, data di chiusura dello stabilimento in Italia. Gli impianti e i brevetti della Miteni sono stati spostati in India, dove attualmente la società sta realizzando stabilimenti ancora più grandi di quello dismesso nel Veneto.
Il processo ha mostrato in tutta la sua gravità l’estensione dell’inquinamento da Pfas provocato dalla Miteni, che ha gravemente compromesso le falde acquifere nelle province di Vicenza, Padova e Verona colpendo un territorio esteso circa 180 chilometri quadrati e toccando direttamente per decenni la vita e la salute di circa 350mila cittadini soprattutto per ciò che riguarda il consumo di acqua, ma facendo sentire effetti deleteri anche fuori dal Veneto, perché modeste tracce di Pfas sono state trovate nell'Adriatico e anche lungo centinaia di chilometri nel Po a causa di residui provenienti dal bacino del Tanaro e provocate dalla produzione della Solvay nello stabilimento piemontese di Spinetta Marengo, azienda quest'ultima che collaborava con la Miteni fino alla chiusura degli impianti di quest'ultima nel 2018.
L'allarme sull'inquinamento da Pfas emerse prepotentemente nel 2013, quando il Ministero dell’Ambiente informava con una sua nota la Regione Veneto sulla presenza di Pfas in “concentrazioni preoccupanti” nelle acque potabili di numerosi comuni della Regione. La notizia è stata poi trasmessa alla Procura della Repubblica di Vicenza che ha iniziato una complessa indagine durata alcuni anni volta a scoprire la fonte dell'inquinamento, individuandola infine nell'azienda Miteni di Trissino, che alle prime avvisaglie dell'indagine depositò istanza di fallimento, trasferendosi in India. La Procura di Vicenza, al termine delle indagini, rinviò a giudizio 15 manager della Miteni, dei quali 4 sono stati assolti e 11, come si è visto, condannati a seguito di un complesso processo durato cinque anni con oltre 134 udienze, nel quale il ruolo tecnico e scientifico dell’Arpav è risultato determinante, in quanto tale agenzia ha fornito un supporto imprescindibile già a partire dalla fase di indagine, realizzando un lavoro meticoloso che include oltre 50 mila campionamenti.
Questa storica sentenza riconosce quindi la responsabilità di una dirigenza aziendale per la piena consapevolezza che quest'ultima aveva della pericolosità dei Pfas sulla salute, rappresentando una vittoria non solo per le comunità venete colpite, ma anche per tutti coloro che hanno lavorato con impegno nella ricerca della verità e lanciando altresì un monito chiaro sull’importanza della prevenzione e del rigoroso controllo scientifico nell’industria per proteggere l'ambiente e la salute dei cittadini, i quali per decenni hanno bevuto acqua inquinata che usciva dai rubinetti di casa solo apparentemente sicuri.
È comunque lecito chiedersi perché la Regione Veneto retta dal 2010 dal leghista Zaia, il quale si vanta costantemente per la sua presunta ottima amministrazione della Regione, abbia dovuto attendere di essere avvertito dal Ministero dell'Ambiente anziché monitorare direttamente le acque del territorio tramite uno strumento tecnico quale l'Arpav: un inquinamento di tale portata, gravità ed estensione poteva, ed anzi doveva, essere individuato molti prima del 2013 così da evitare parte dei danni alla salute della popolazione e dei lavoratori accertati dalla magistratura.
9 luglio 2025