Per combattere la siccità in Sardegna occorrono programmazioni pluriennali e investimenti per costruire desalinizzatori

Dal corrispondente di Sassari de “Il Bolscevico”
In Sardegna la scarsità della risorsa idrica è un fenomeno endemico in peggioramento. Il Servizio Agrometeorologico dell'Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente (ARPA) elabora rilevazioni pluviologiche (pioggia + neve) considerando, come media di riferimento, il trentennio 1961/1990, definito una "morsa di siccità" per l'isola.
Fra le annate agrarie (da ottobre a settembre successivo) esaminate nel periodo 2001-2023 risultano: a) 9 annate sotto la media di piovosità, 3 delle quali con temperature superiori alla media (2015-16; 2016-17; 2023-24); b) 7 annate nella media di piovosità, 5 delle quali con temperature superiori alla media (2013-14; 2014-15; 2018-19; 2021-22; 2022-23); c) 7 annate sopra la media di piovosità, 1 delle quali con temperature superiori alla media (2019-20). Notevole il dato che nell'ultimo decennio 9 annate hanno raggiunto temperature superiori alla media - "morsa di siccità" - 1961/1990.
Sardegna Clima aps ha evidenziato: "La Sardegna presenta una piovosità in media scarsa e irregolare. Dalle immagini inviate nel corso di un anno, agosto 2023- agosto 2024, dal satellite geostazionario Sentinel 2 si nota in maniera piuttosto evidente come larga parte delle foreste del Sarrabus, del Gergei e dell'Ogliastra abbia subìto un disseccamento da moderato a forte... ma il seccume ha intaccato pesantemente anche la macchia mediterranea più bassa".
Dall'istituzione della Regione Autonoma Sardegna, i partiti di ogni colore politico in Consiglio, le Amministrazioni comunali, gli Enti di gestione del servizio idrico, i Consorzi di bonifica, le Associazioni di categoria agricole hanno sostenuto, per approvvigionare e distribuire l'acqua, la costruzione di invasi, la loro interconnessione, la riparazione delle perdite di rete, la trivellazione di pozzi, il riutilizzo dei reflui da depurazione solo per l'agricoltura: interventi che non hanno scongiurato il ricorso al razionamento dell'acqua in ogni stagione, prima di tutti per il comparto agro-pastorale (da indennizzare, tardivamente e in parte, per le perdite di prodotto).
Il punto debole dell'approvvigionamento idrico sardo sta nell’assoluta dipendenza dalle precipitazioni atmosferiche, la cui assenza, parziale o totale e a temperature minime e massime in aumento, non consente l'accumulo di acqua sufficiente a soddisfare con continuità le necessità del sistema socio-economico.
Nel PNRR della Sardegna aggiornato al dicembre 2023, preparato durante la passata amministrazione regionale della destra borghese guidata da C. Solinas, la società pubblica "Abbanoa", partecipata al 100% dai Comuni e dalla Regione, competente per la rete di distribuzione dell'acqua, risulta destinataria di finanziamenti per 66 milioni di euro, di cui 50 milioni per riparare perdite di rete, 11 milioni per mettere in sicurezza le dighe di due invasi, 5 milioni per interconnettere Tempio Pausania e l'invaso Pagghiolu, in continuità con l'approccio tradizionale dell'investimento negli invasi, nelle interconnessioni, nelle riparazioni, nel riuso da depurazione.
Nel programma elettorale della "sinistra" borghese, attualmente alla guida della Regione, è scritto al "Pilastro 4. Tutela e gestione delle risorse idriche: ...migliorare la gestione pubblica delle risorse idriche per un sistema integrato in grado di garantire autosufficienza... Rafforzare l'Ente Acque della Sardegna per supportare la produzione energetica rinnovabile e garantire la sostenibilità ambientale. Efficientare e modernizzare le infrastrutture con l'obiettivo della riduzione delle perdite di rete".
Dunque entrambe le parti politiche, destra e "sinistra" borghesi, non danno risposta risolutiva per raggiungere l'autosufficienza idrica: infatti anche il ricorso programmato alla razionalizzazione ed efficientamento delle attuali strutture idriche, integrate col recupero dei reflui (non ancora diffuso in tutta l'isola), sarà ancora sotto la spada di Damocle di insufficienti precipitazioni.
Negli anni Sessanta del secolo scorso, nei poli industriali petrolchimici di Porto Torres (Sassari) e Sarroch (Cagliari), furono costruiti desalinizzatori per trattare l'acqua marina con diverse tecniche e separare il sale dall'acqua. Da allora sono state costruite nel mondo nuove "generazioni", tecnologicamente più avanzate (anche per la compatibilità ambientale) e costose (stima odierna circa 3,5 miliardi per l'ultima), di impianti di grandi dimensioni per uso civile, specialmente in Paesi con aree semi o desertiche, quali penisola arabica e Australia, con capacità di fornitura giornaliera di acqua dolce per centinaia di migliaia di persone (vedi veoliawatertechnologies.it, quotidiano.net).
Occorrerebbero programmazioni pluriennali, investimenti e finanziamenti nazionali per costruire desalinizzatori di acqua marina e mettere a disposizione della popolazione una nuova e inesauribile risorsa idrica, da affiancare alle tradizionali, per liberare l'isola dalla dipendenza delle precipitazioni atmosferiche.

9 luglio 2025