Sardegna
Precari dell'Ufficio Per il Processo (UPP) in lotta per il rinnovo del contratto e la stabilizzazione

Dal corrispondente di Sassari de “Il Bolscevico”
La mattina del 1° luglio 2025, nell'ambito della mobilitazione nazionale, 130 lavoratori a tempo determinato del Tribunale di Cagliari e 35 del Tribunale di Nuoro hanno partecipato al presidio convocato, davanti alle rispettive sedi giudiziarie, dai sindacati territoriali CGIL-Funzione Pubblica, UIL-Pubblica Amministrazione, USB-Pubblico impiego: assente la CISL del neo sottosegretario di Stato per il Sud Luigi Sbarra, alla quale evidentemente importa nulla dell'occupazione di questi giovani cervelli sardi che in alcune realtà, come Cagliari, sono una parte consistente dell'organico. Il presidio ha ottenuto la solidarietà dei colleghi di lavoro a tempo indeterminato.
In Italia la vertenza interessa circa 12.000 lavoratori assunti per un triennio, in buona parte giovani laureati in scienze giuridiche, addetti all'Ufficio Per il Processo (UPP, finanziato in origine col Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) per smaltire le pratiche giudiziarie e, all'occorrenza, preparare i relativi atti da sottoporre all'approvazione del magistrato competente ad emetterli: mansioni pertanto rilevanti per accelerare le procedure giudiziarie e professionalmente formative.
I motivi del presidio contro il governo Meloni e il ministero della Giustizia sono: 1) l'incertezza sul rinnovo dei contratti a tempo determinato in scadenza nel 2026, la cui copertura finanziaria prevista consente la prosecuzione del rapporto di lavoro solo al 45% degli assunti; 2) la richiesta di un piano straordinario per la stabilizzazione a tempo indeterminato e la cessazione del precariato.
Gravi le conseguenze del mancato rinnovo di tutti i contratti dell'Ufficio Per il Processo in scadenza: 1) maggiore carico di lavoro, cioè di sfruttamento, per gli impiegati a tempo indeterminato; 2) minore disponibilità di personale, in aggiunta al progressivo collocamento in pensione e alla sua limitata sostituzione.
Il governo neofascista Meloni "strombazza" ai quattro venti che sta rispettando la tempistica di attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (sic!), ma con la Legge di Bilancio 2025 limita pesantemente le nuove assunzioni a tempo indeterminato nella Pubblica amministrazione al 75% delle cessazioni dal servizio nel 2024, causando ulteriore ritardo nell'amministrazione della giustizia.

9 luglio 2025