Chiudere i famigerati centri della GHF
Ripristinare a Gaza il sistema di distribuzione degli aiuti gestito dalle Ong
I BRICS chiedono il cessate il fuoco immediato e senza condizioni
Il principale movimento della resistenza palestinese, Hamas, apprezzava l'appello del 6 luglio del vertice dei BRICS, tenuto a Rio de Janeiro in Brasile, per un cessate il fuoco immediato senza condizioni nella Striscia di Gaza. Secondo quanto riportato dal Centro di informazione palestinese, Hamas ha affermato: “accogliamo con favore il contenuto della dichiarazione finale del vertice dei BRICS, che chiede un cessate il fuoco a Gaza, il ritiro delle forze armate dell'occupazione 'nazista-sionista' e condanna le violazioni del diritto internazionale umanitario, incluso l'uso della fame come arma di guerra". L'appello afferma chiaramente che Gaza costituisce "parte integrante della Palestina". Il movimento palestinese esortava i BRICS, insieme a tutti i paesi del mondo, a fare pressione sul governo di occupazione "terrorista sionista" affinché rispetti il diritto internazionale e ponga fine all'aggressione e alla guerra genocida contro civili innocenti a Gaza, a partire dalla revoca immediata del blocco criminale imposto agli oltre due milioni di palestinesi nell'enclave. In apertura dei lavori del vertice, il presidente brasiliano Lula da Silva aveva chiesto la fine del silenzio internazionale sul genocidio palesfinese: “non possiamo più continuare a ignorare il genocidio commesso da Israele (l'entità sionista occupante) a Gaza, i massacri contro civili innocenti e l'uso della fame come arma di guerra”.
"Ciò che sta facendo il premier israeliano Benjamin Netanyahu a Gaza e in Cisgiordania ha solo un nome, ed è genocidio", ribadiva il premier spagnolo Pedro Sanchez il 6 luglio da Madrid. Una semplice constatazione, oramai, purtuttavia ancora vergognosamente ignorata dalla fascista Meloni al democrisitiano Merz, solo per restare alla Ue. Le attenzioni dei paesi imperialisti complici del genocido sono invece tutte concentrate sugli sforzi dell'aspirante autocandidato premio Nobel per la pace Trump sulla prospettata, da Washington, tregua a Gaza.
Alla vigilia del terzo incontro consecutivo in neanche sei mesi alla Casa Bianca col compare criminale nazisionista Netanyahu, previsto all'alba dell'8 luglio ora italiana, il leader imperialista Trump dichiarava che c'erano “buone possibilità di un accordo con Hamas in settimana” nella trattativa che nelle stesse ore si era riaperta a Doha, in Qatar sulla base della proposta concordata dai negoziatori americani e sionisti. Una previsione che neanche due ore dopo era seguita dalla notizia che il primo round di colloqui indiretti tra i sionisti e Hamas sul cessate il fuoco a Gaza si era conclusa con un nulla di fatto perché la delegazione del criminale Netanyahu non aveva il mandato a chiudere il negoziato. Alcune ore dopo, la notizia lanciata dall'agenzia Wafa del collaborazionista Abu Mazen sui sei morti e una quindicina di feriti palestinesi, causati dalle bombe nazisioniste nell'ennesimo attacco sulle residue strutture ospedaliere rimaste in piedi di Al Rimal, nel centro della città di Gaza, ricordavano che mentre i criminali imperialisti Trump e Netanyahu continuano la farsa del gioco delle parti, di pari passo continua il genocidio palestinese dei nazisionisti con le bombe Usa.
I nazisionsti hanno già stracciato lo scorso 18 marzo il precedente accordo di tregua e portato il bilancio del genocidio palestinese al 6 luglio a 57.418 martiri e 136.261 feriti. Di questi, almeno 751 morti e quasi 5.000 feriti sono dovuti nell'ultimo mese ai colpi sparati sui palestinesi in coda presso i 4 centri allestiti a Gaza dalla famigerata Gaza Humanitarian Foundation (GHF) dagli assassini con la divisa dell'esercito sionista, e a quanto risulta dalle ultime documentate denunce della stampa internazionale anche degli assassini con la divisa da mercenari della GHF, l'organizzazione costruita da Usa e sionisti formalmente per distribuire gli aiuti.
I 4 centri allestiti dalla GHF, che dovrebbero sostituire i precedenti 400 gestiti dalle organizzazioni umanitarie internazionali e distrutti dalle bombe sioniste, non sono altro che “trappole mortali” premeditate, utilizzate per imporre “fame e umiliazione come parte di una politica sistematica di genocidio” contro la popolazoine di Gaza, aveva denunciato Hamas.
Dopo le segnalazioni quasi quotidiane dei palestinesi uccisi mentre attendevano gli aiuti vicino ai centri di distribuzione, anche un gruppo di organizzazioni umanitarie, tra le quali molte di paesi europei ma anche di Usa e Israele e attive nei settori dell'assistenza medica, alimentare, dello sviluppo e dei diritti umani, ha chiesto l'ingresso senza ostacoli di aiuti e beni commerciali nella Striscia di Gaza e il ritorno ai precedenti sistemi di distribuzione effettuata tramite ONG e agenzie delle Nazioni Unite, in particolare l'UNRWA.
Nel testo della dichiarazione congiunta pubblicata il 30 giugno sul sito di Oxfam si afferma che “Oxfam e oltre 170 altre ONG che operano a Gaza chiedono un'azione immediata per porre fine al mortale programma di distribuzione israeliano (inclusa la cosiddetta Fondazione Umanitaria per Gaza) a Gaza, ripristinare gli attuali meccanismi di coordinamento guidati dalle Nazioni Unite e revocare il blocco imposto dal governo israeliano su aiuti e forniture commerciali. I 400 punti di distribuzione di aiuti operativi durante il cessate il fuoco temporaneo a Gaza sono stati ora sostituiti da soli quattro siti di distribuzione controllati dai militari, costringendo due milioni di persone a vivere in zone sovraffollate e militarizzate, dove affrontano quotidianamente spari e vittime di massa, mentre cercano di accedere al cibo e vengono negati loro altri rifornimenti salvavita”.
“Concentrare oltre due milioni di persone in aree ulteriormente ristrette per avere la possibilità di sfamare le proprie famiglie non è un piano per salvare vite umane. Per 20 mesi, oltre due milioni di persone sono state sottoposte a bombardamenti incessanti, alla militarizzazione di cibo, acqua e altri aiuti, a ripetuti sfollamenti forzati e a una sistematica disumanizzazione, il tutto sotto l'occhio della comunità internazionale”, denunciavano le organizzazioni firmatarie, “questa normalizzazione della sofferenza non deve essere tollerata. Gli Stati devono rifiutare la falsa scelta tra distribuzioni di cibo letali e controllate dai militari e la totale negazione degli aiuti. Gli Stati devono rispettare i propri obblighi ai sensi del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani, compresi i divieti di sfollamento forzato, attacchi indiscriminati e ostruzione degli aiuti umanitari. Gli Stati devono garantire l'assunzione di responsabilità per gravi violazioni del diritto internazionale”. E infine invitavano “ancora una volta tutti gli Stati terzi a adottare misure concrete per porre fine al soffocante assedio e difendere il diritto dei civili di Gaza ad accedere in sicurezza agli aiuti e a ricevere protezione”, a ripristinare ”il meccanismo di coordinamento unificato, guidato dalle Nazioni Unite, basato sul diritto internazionale umanitario e che includa l'UNRWA, la società civile palestinese e la più ampia comunità umanitaria, per rispondere ai bisogni delle persone”. In conclusione i firmatari ribadivano “i nostri urgenti appelli per un cessate il fuoco immediato e duraturo, il rilascio di tutti gli ostaggi e dei prigionieri detenuti arbitrariamente, il pieno accesso umanitario su larga scala e la fine della pervasiva impunità che consente queste atrocità e nega ai palestinesi la loro dignità fondamentale”.
Ma nelle attività nazisioniste contro i palestinesi, oltre a Gaza, c'è la Cisgiordania. 14 ministri del Likud hanno consegnato il 3 luglio al loro leader e capo del governo, il criminlale Netanyau, una lettera per chiedere l'immediata annessione dei territori già direttamente sotto il controllo sionista in Cisgiordania, approfittando “del sostegno degli Stati uniti e del presidente Donald Trump che creano un momento favorevole per mettere in atto questa iniziativa”, una annessione che chiedono di concludere entro il 27 luglio, prima della fine della sessione estiva del parlamento. Intanto il criminale Netanyahu può portarsela dietro all Casa Bianca e magari presentarla come una delle varie compensazioni richieste per acconsentire eventualmente alla tregua a Gaza.
9 luglio 2025