Le recenti alluvioni in Lombardia e le responsabilità della giunta fascioleghista Fontana

Dal corrispondente del PMLI per la Lombardia
Le alluvioni che hanno colpito la Lombardia durante il primo weekend di luglio hanno messo in evidenza la vulnerabilità del territorio e l’incapacità di prevenire eventi estremi che ogni anno si ripetono con maggiore intensità a causa del surriscaldamento climatico globale conseguente ai gravi danni ecologici arrecati dal sistema economico e produttivo del capitalismo e dalle politiche che lo supportano. Questi fenomeni mettono sotto i riflettori non solo la necessità di un’efficace gestione del rischio idrogeologico, che potrà attuarsi appieno solo nel socialismo, ma anche la responsabilità delle istituzioni borghesi locali, a cominciare dalla giunta regionale del governatore fascioleghista Attilio Fontana.

I danni delle alluvioni
Le alluvioni hanno avuto gravi conseguenze in numerose zone della regione. La violenza delle precipitazioni e la rapida esondazione di fiumi e torrenti hanno messo a dura prova la tenuta del territorio, lasciando una scia di danni materiali e disagi per la popolazione.
Sono stati oltre 160 gli interventi dei vigili del fuoco per la forte ondata di maltempo che ha interessato la Lombardia, causando numerosi danni e disagi. Le province maggiormente colpite sono quelle di Monza e Brianza, Milano, Como, Bergamo e Cremona. La situazione più critica si registra nel comune di Lentate sul Seveso, dove in via Petrarca si è verificata l'esondazione del fiume Seveso. Le squadre intervenute hanno evacuato una quindicina di abitanti da case invase dall'acqua. In provincia di Como, a seguito delle forti piogge, sono stati eseguiti circa 40 interventi, metà dei quali in città, per allagamenti, soccorso ad automobilisti in difficoltà, taglio alberi e ostacoli alla circolazione. In un incidente stradale a Erba sulla SP40, una persona è rimasta incastrata, prontamente soccorsa. Nel comune di Albanese con Cassano (Como) una frana ha interessato un’abitazione, lesionando anche la rete fognaria e una tubazione del gas. Nelle province di Milano e di Bergamo, numerose richieste di intervento provengono dai comuni di Treviglio e Caravaggio, mentre per quanto riguarda la provincia di Cremona, il comune maggiormente interessato risulta essere Crema.
A Milano è stata attivata la vasca di laminazione del Parco Nord per far fronte alla piena del Seveso ed evitare che esondasse sul quartiere Niguarda. Nonostante questo, il livello ha comunque sfiorato i due metri sotto via Valfurva (esce dai tombini al raggiungimento del terzo). Segno che l’utilizzo dell’invaso è stato ancora una volta (la settima dalla fine del 2023) decisivo per scongiurare gli allagamenti ma anche che la capienza di quel solo bacino non sarebbe bastato se con il passare delle ore non ci fosse stato un miglioramento delle condizioni meteorologiche. Per lo straripamento del fiume Lambro, invece, più zone sono rimaste allagate, nel quartiere Ponte Lambro sono state posizionate barriere mobili e i parchi sono rimasti chiusi per motivi di sicurezza.
Questi gravi eventi amplificano le preoccupazioni riguardo alla gestione del rischio idrogeologico in Lombardia, rendendo ancora più urgente una riflessione sulle politiche di prevenzione che, fino ad oggi, sono apparse inadeguate.

Le responsabilità politiche della giunta Fontana
Le alluvioni non sono fenomeni nuovi in Lombardia, ma l'intensità e la frequenza con cui si ripetono pongono una domanda cruciale: perché, nonostante gli allarmi ripetuti, la Regione non ha messo in atto politiche efficaci di prevenzione?
In questo contesto, la giunta regionale del fascioleghista Fontana, al governo della Lombardia dal 2018, si trova sotto accusa per la scarsa attenzione verso la messa in sicurezza del territorio. Nonostante gli appelli della comunità scientifica e degli esperti di geologia, il governo regionale non ha accelerato i lavori necessari per la costruzione di opere di prevenzione come le vasche di laminazione, fondamentali per evitare o almeno contenere gli effetti devastanti delle piene.

La mancata realizzazione delle vasche di laminazione
Le vasche di laminazione sono infrastrutture progettate per trattenere l'acqua durante i periodi di piena, evitando che essa inondi i centri abitati e i territori circostanti. Si tratta di un sistema di gestione del rischio idrogeologico che è stato più volte richiesto dalle autorità locali e dalle associazioni ambientaliste, ma che ha visto un’attuazione lenta e frammentaria.
In Lombardia, molte di queste opere sono rimaste incompiute, rallentate da burocrazia, mancanza di fondi e, soprattutto, da una reale mancanza di volontà politica. La costruzione delle vasche di laminazione, ad esempio, è stata più volte annunciata come una priorità dalla giunta Fontana, ma i lavori sono stati bloccati o procrastinati, nonostante le evidenti necessità. Una serie di vasche cruciali per la protezione del Milanese e della Pianura Padana sarebbe dovuta essere pronta già nel 2020, ma i cantieri sono ancora in fase di progettazione o, al meglio, in fase di avvio parziale.
Anche le opere previste per il fiume Po, il più grande d'Italia, sono state tardive. Le strutture di contenimento e le misure di prevenzione sono rimaste sulla carta, a fronte di un aumento degli eventi climatici estremi che hanno colpito la regione. La giunta Fontana ha ignorato l’urgenza di un piano di prevenzione efficace, mentre gli investimenti sono stati concentrati su altri settori, lasciando la sicurezza idrogeologica in secondo piano.
In un contesto di emergenza climatica, dove la previsione di fenomeni estremi dovrebbe spingere a politiche lungimiranti, la giunta Fontana ha spesso puntato su interventi di emergenza anziché su una prevenzione strutturale. Nel corso degli ultimi anni, infatti, gran parte dei fondi disponibili per la messa in sicurezza del territorio sono stati indirizzati verso progetti di natura diversa. La giunta ha sostenuto di aver posto la questione della sicurezza del territorio tra le priorità, ma i fatti parlano chiaro: le opere di prevenzione sono rimaste in stallo, lasciando le popolazioni lombarde vulnerabili di fronte a catastrofi naturali che ormai non sono più eventi rari, ma veri e propri appuntamenti con la storia.
Le vasche di laminazione, sebbene essenziali, sono solo un tassello di un piano più ampio che deve riguardare la gestione complessiva del rischio idrogeologico.
Mentre i suddetti lavori infrastrutturali non partono, non procedono e non vengono completati, la giunta Fontana e quella comunale milanese del PD Sala proseguono nel permettere e autorizzare la cementificazione del territorio aggravando quel consumo del suolo che impedisce l’assorbimento del terreno delle acque meteoriche estendendo a dismisura il rischio di alluvioni ad ogni nubifragio. E questo è un problema che rende ancor più devastanti le conseguenze del cambiamento climatico. Si continua a costruire a un ritmo forsennato, senza recuperare e riqualificare le aree dismesse o degradate. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: eventi estremi come le alluvioni, frane e smottamenti diventano la norma, mentre le città si trasformano nella canicola estiva in un inferno per la popolazione che le abita.

16 luglio 2025