Palazzopoli: tangenti, favori e cementificazione selvaggia
Le mani sporche di Sala secondo la procura di Milano
Il PD difende il sindaco di Milano indagato. Ignorate le richieste dei comitati cittadini. La polizia blocca l'ingresso in aula di coloro che chiedono le dimissioni di Sala
SALA DEVE DIMETTERSI!

Redazione di Milano
Doveva essere il fiore all’occhiello dell’urbanistica europea, la città-laboratorio dove rigenerazione urbana e sostenibilità ridefinivano il futuro metropolitano. Invece, la Milano del “modello Expo” si rivela oggi epicentro di un sistema di potere, affari e corruzione tanto opaco quanto sistemico. Un nuovo nome da ricordare: Palazzopoli.
L’inchiesta condotta dalla Procura di Milano ha svelato quello che i magistrati definiscono senza esitazioni un “piano regolatore ombra ”, un sistema parallelo di decisioni urbanistiche, relazioni privilegiate e incarichi dorati che ha travolto il cuore dell’amministrazione cittadina. Indagati: 21 nomi. Richiesti 6 arresti. Al centro: il sindaco Beppe Sala, l’assessore Giancarlo Tancredi e l’imprenditore Manfredi Catella. Un'inchiesta che la “sinistra” e la destra del regime capitalista neofascista avevano cercato in ogni modo di scongiurare e disinnescare, senza riuscirci, attraverso l'approvazione bipartisan in parlamento della famigerata legge “”Salva Milano”.
 
Il "sistema Milano": architettura del malaffare
Secondo l’ordinanza della Procura, Milano è stata gestita come una città in vendita, con un centro di comando non ufficiale – la Commissione per il Paesaggio – trasformata in una centrale di favoreggiamenti incrociati, dove i conflitti d’interesse erano la norma e non l’eccezione.
Il protagonista: Giuseppe Marinoni, architetto, progettista privato e allo stesso tempo presidente della Commissione. Grazie al patrocinio istituzionale firmato da Sala e Tancredi, lo studio di Marinoni ha incassato centinaia di migliaia di euro in parcelle da società i cui progetti passavano proprio sotto la sua valutazione.
Una truffa istituzionalizzata. Una legalizzazione del conflitto d’interesse. Una macchina da soldi sostenuta da atti deliberativi, incontri riservati, favoritismi e messaggi WhatsApp compromettenti.
 
Sala, Tancredi, Catella: le responsabilità
Beppe Sala, sindaco di Milano, è indagato per falso ideologico e induzione indebita a dare o promettere utilità. Avrebbe riconfermato Marinoni alla guida della Commissione nel 2024 nonostante fosse già indagato e in pieno conflitto d’interesse.
Nella vicenda simbolo del Pirellino, progetto immobiliare targato Coima (di Catella) e Stefano Boeri, due pareri negativi della Commissione vengono ribaltati nel giro di pochi giorni dopo un pressing documentato. Sala nega tutto: “Non ho mai avuto il numero di Marinoni ”. Ma la Guardia di Finanza trova nei cellulari messaggi espliciti: “Devi convocare Marinoni”, scrive Boeri al sindaco. Sala risponde: “Domani rivedo tutto con calma ”.
Giancarlo Tancredi, assessore alla Rigenerazione urbana, è il regista occulto di questo sistema. Secondo i magistrati, controllava direttamente Marinoni e ne traeva vantaggi politici. È accusato di corruzione aggravata, e per lui è stato chiesto l’arresto. Tra le chat intercettate, una frase a dir poco esplicita: “Vediamoci alle 16 dal sindaco. Io accennerei anche il tema svincoli come aree per fondare nuove centralità ”.
Manfredi Catella, il “re del mattone”, è il volto pubblico del cemento milanese. Con i suoi fondi (Coima gestisce 10 miliardi) e i suoi progetti faraonici (Porta Nuova, Villaggio Olimpico, studentati), ha ricevuto pareri favorevoli grazie a una rete di incarichi milionari dati ai membri della Commissione.
Ma Catella non è un semplice imprenditore: è il punto di connessione tra il potere economico e quello politico. Una sua società del gruppo, Coima REM, può contare nel consiglio di amministrazione su Ferruccio Resta, ex rettore del Politecnico di Milano fino al 2022. E nel comitato di indirizzo del Coima ESG City Impact Fund, specializzato in rigenerazione urbana, siede Giovanna Melandri, già ministra della Cultura nei governi di centrosinistra.
La rete è lunga. Già nel 2014, Catella ospitò una cena di finanziamento per Matteo Renzi e il nuovo corso del Partito Democratico, nel grattacielo “Diamante” di Porta Nuova, con oltre 600 invitati vip. La politica che abbraccia l’immobiliare.
 
Una città costruita su favori, non su regole
Il progetto “Nodi e Porte Metropolitane Milano 2050 ”, firmato dallo studio Marinoni con il patrocinio del Comune, viene definito dalla Procura uno “strumento artificioso per aggirare le regole e avviare un piano di affari occulto ”. In pratica, uno studio urbanistico usato per pianificare dove piazzare nuovi grattacieli, aumentare le cubature, orientare gli investimenti. Un’urbanistica su misura per i costruttori amici.
Gli incarichi professionali, le consulenze, le nomine, i pareri: tutto funziona con un meccanismo scientifico di do ut des, triangolazioni e “pressioni” documentate. Non ci sono più bustarelle, ma parcelle. Non più incontri nei retrobottega, ma chat e protocolli istituzionali. L’effetto è lo stesso: la città è svenduta a pochi potenti.
 
Il PD difende Sala
Mentre si spalanca un nuovo vaso di Pandora, il Partito Democratico, a cominciare dalla segretaria Elly Schlein, non chiede le dimissioni di Sala. Anzi, esprime “vicinanza ”. A livello locale, il PD milanese ribadisce il sostegno alla giunta. Per Tancredi, solo un vago auspicio di “riflessione ”.
Matteo Renzi, che pure ha nominato Sala ai tempi dell’Expo, lo difende pubblicamente: “È una persona onesta. Il modello Milano non è corruzione ”. Ma l’unico modello che oggi emerge è quello di una città dove pubblico e privato coincidono, e l’interesse collettivo si piega a logiche speculative di un gruppo di pescecani locali.
Al di là delle sparate demagogiche e strumentali di certi suoi esponenti, il “centro-destra” si associa al “centro-sinistra” nella difesa del sindaco Sala, un po' perché è parte integrante sia pure minoritaria della lottizzazione e speculazione milanesi e un po' perché pratica la stessa politica nelle altre città che amministra. Genova docet. Ecco perché all'indomani del terremoto giudiziario è stata la stessa Mussolini in gonnella ha voluto proteggere il sindaco con queste parole: “La mia posizione è quella che ho sempre su questi casi: penso che la magistratura debba fare il suo corso, e per quello che riguarda il sindaco, io non sono mai stata convinta che un avviso di garanzia porti l'automatismo delle dimissioni ”; per poi aggiungere sul nodo delle dimissioni: “È una scelta che il sindaco deve fare sulla base della sua capacità, in questo scenario di governare al meglio .” Ed è appunto quello che ha fatto Sala in Consiglio comunale.
 
Le pressioni di Boeri: architetto e politico
Nel cuore di queste dinamiche spunta anche Stefano Boeri, noto architetto milanese, progettista del Bosco Verticale, ma anche figura politica di lungo corso. Dal 2011 al 2013 è stato Assessore alla Cultura, Moda e Design del Comune di Milano, nella giunta Pisapia, e precedentemente si era candidato alle primarie del “centro-sinistra” per il sindaco della città, venendo sconfitto da Giuliano Pisapia stesso.
Boeri avrebbe esercitato pressioni per far approvare il progetto della “torre botanica ” (Pirellino), in sinergia con Catella e Tancredi. Secondo i magistrati, fu lui a scrivere al sindaco: “Prendilo come un warning ”. Una comunicazione privata tra “amici” che in realtà prepara il ribaltamento di un parere pubblico.
 
Piazza blindata, cittadini esclusi: la rabbia fuori da Palazzo Marino
Lunedì 21 luglio, giorno dell’attesissimo discorso del sindaco sullo scandalo urbanistico, la tensione è alta già un’ora prima dell’inizio del Consiglio comunale straordinario. Davanti al portone di Palazzo Marino, sede del Comune, si accalca una folla crescente: decine di manifestanti superano le transenne, srotolano striscioni e posano cartelli a terra. Presenti i Comitati di quartiere, il sindacato USB e altre realtà cittadine che chiedono a gran voce: “Dimissioni della Giunta Sala. L’unica salvezza per Milano è la città pubblica. No a palazzinari e speculatori.”
C’è chi chiede discontinuità reale: “E quale azione migliore, per attuarla, se non quella di fermare la vendita di San Siro?”
Durante e subito dopo l’intervento del sindaco, la piazza raggiunge il picco di circa 200 presenze. Un gruppo di una cinquantina di attivisti prova a entrare a Palazzo Marino. La polizia in tenuta antisommossa si schiera, impedendo loro l’accesso. C’è un breve contatto, ma nessuno scontro: i manifestanti tornano in piazza e continuano a scandire: “Vergogna! Dimissioni!”
Intanto, Beppe Sala si rivolge al Consiglio e alla città: “Le mie mani sono pulite. Tutto ciò che ho fatto si è sempre ed esclusivamente basato su ciò che ritengo essere l’interesse delle cittadine e dei cittadini. ” (sic!).
A chiudere la giornata, l’annuncio più atteso: Giancarlo Tancredi, assessore alla Rigenerazione Urbana e figura centrale nell’inchiesta, comunica di aver già rassegnato le dimissioni definendolo un gesto definito “sofferto ma necessario”.
Ma le dimissioni di un assessore non bastano! Al di là dei risvolti penali – che seguiranno il loro percorso – la responsabilità politica del sindaco PD è già lampante. Sala deve dimettersi. Subito!

23 luglio 2025