Dopo Armani, Dior, Valentino e Alviero Martini
Loro Piana Spa “commissariata” per sfruttamento e caporalato
Le lavoratrici e i lavoratori cinesi lavoravano in condizioni disumane, dormitori improvvisati accanto ai macchinari
Con l'accusa di aver “colposamente agevolato” con “una generalizzata carenza di modelli organizzativi e un sistema di internal audit fallace, il pesante sfruttamento lavorativo” di operai cinesi a valle della “propria filiera di produzione” tra società appaltatrici e subappaltatrici, il 14 luglio il Tribunale di Milano ha disposto l'amministrazione giudiziaria per un anno della società dell’alta moda “Loro Piana spa”: la multinazionale vercellese del cashmere che nel 2013 è stata acquisita all’80% dalla multinazionale parigina Lvmh-moet Hennessy Louis Vuitton della famiglia Arnault (la quarta più ricca al mondo) per oltre 2 miliardi di euro, conta 2.300 dipendenti e un fatturato di 1,3 miliardi ed presieduta dal figlio del magnate francese Bernard Arnault, Antoine.
L’inchiesta è partita in seguito alla denuncia per lesioni e sfruttamento sporta da un operaio di origine cinese nei confronti del padrone della Clover Moda di Baranzate (Milano) suo connazionale. L’operaio racconta agli inquirenti che: “Nel 2015 ho accettato di lavorare come sarto per uno stipendio di 1.500 euro al mese. Dovevo fare 4 ore di lavoro al giorno”, ma il proprietario “imponeva lo svolgimento di 13 ore giornaliere, dalle 9 di mattina alle 10 di sera, solo mezz’ora di pausa per pranzo e mezz’ora per cena. Nessun giorno di riposo è mai stato concesso. Lo stipendio era in contanti, a volte tramite bonifici da un’altra persona. Dal 2015 vivo in una sorta di dormitorio attiguo alla fabbrica”.
Alla fine del 2024 il padrone smette di pagare. Scoppia una discussione. Il padrone sferra un pugno al sarto e inizia a colpirlo con un tubo di plastica e alluminio. Ore dopo, è lui stesso a portarlo in pronto soccorso. Ai poliziotti che presidiano l'ospedale l'operaio rivela che nell’opificio ci sono altri 9 operai, alcuni senza permesso di soggiorno e pagati in nero e che il titolare “ha dato l'ordine di scappare nel caso si fossero presentati in azienda persone straniere diverse dai clienti abituali e di nascondersi al terzo piano dell’edificio adibito a dormitorio”.
I controlli effettuati dai carabinieri del Nucleo ispettorato del lavoro di Milano sulle diverse ditte coinvolte hanno permesso di ricostruire la filiera dello sfruttamento in subappalto con alla testa la “Loro Piana spa” che, secondo gli inquirenti, ha scientemente alimentato una catena di appalti e subappalti affidati a ditte e caporali cinesi che a loro volta imponevano ai lavoratori condizioni di sfruttamento bestiali segregandoli in opifici trasformati in dormitori improvvisati accanto ai macchinari.
Secondo gli atti del Pubblico ministero (Pm) Paolo Storari “Loro Piana Spa” affidava parte della produzione alla Evergreen Fashion Group srl con sede a Milano, che però, non avendo alcun reparto produttivo, subappaltava la produzione alla Sor-man snc di Nova Milanese; la quale, a sua volta, non avendo adeguata capacità produttiva, si rivolgeva agli opifici cinesi Clover Moda srl (a Baranzate) e Dai Meiying (a Senago) che invece impiegavano "manodopera irregolare e clandestina, in ambienti di lavoro insalubri e pericolosi" per evadere gli ordini.
I lavoratori, trattati come bestie da soma, erano alloggiati "in dormitori abusivi al fine di attingere mera manovalanza in qualsiasi orario del giorno/notte e sottoponendoli a turni lavorativi (...) di gran lunga superiori a quelli contrattualmente previsti"; costretti a lavorare anche di notte o nei festivi (come dimostrato dalla rilevazione dei picchi dei consumi energetici) con macchinari privi di qualsiasi dispositivo di controllo e sicurezza, senza sorveglianza sanitaria, senza corsi minimi di formazione, senza pause, ferie, tutele sociali e sanitarie e diritti sindacali e pagati di gran lunga meno dei minimi tabellari.
Un sistema di sfruttamento schiavistico che ha consentito a tutta la filiera e in particolare ai vertici della “Loro Piana Spa” di massimizzare i profitti sulla pelle dei lavoratori.
In particolare gli inquirenti hanno verificato che ogni capo spalla è stato messo in vendita nei lussuosissimi negozi del marchio per una cifra che va dai 1.000 ai 3.000 euro "con un ricarico tra i 1.000 e i 2.000 euro".
Mentre, come ha raccontato a inquirenti e investigatori la legale rappresentante di Sor-man snc, con “Loro Piana Spa il costo pattuito era 118 euro a giacca se la commessa era superiore a 100 capi, se inferiore, ma questo era raro, il prezzo era 128 euro a capo". Di conseguenza, per trarre anche io il mio profitto "io pagavo alle società cinesi 80 euro al pezzo se non facevano il taglio, 86 euro con il taglio. Poi in base alle altre lavorazioni il prezzo poteva oscillare di 5 o 10 euro".
Negli opifici posti sotto sequestro, i carabinieri hanno trovato non solo prodotti ed etichette ma anche schede di produzione dei capi marchiati “Loro Piana Spa”. E nella Sor-Man hanno recuperato una mail del 18 novembre 2024 tra il titolare Ermanno Brioschi e un professionista della società esterna (Nexia Audirevi) che per conto della “Loro Piana Spa” aveva svolto l’audit. Inoltre la moglie e contitolare della Sor-Man, Maria Teresa Provenzi, ha spiegato agli inquirenti che “i volumi erano alti, circa 6.000/7.000 giacche l'anno per Loro Piana, ed io per mantenere il cliente ho esternalizzato a cittadini cinesi, e cioè alla Clover Moda srl e alla Dai Meiying”. Di tutto ciò ho messo al corrente la “Evergreen” la società capofila dell'appalto commissionato da “Loro Piana Spa” specificando chiaramente “che la mia produzione era in realtà fatta dalle due società cinesi” tanto è vero “che la Loro Piana spa è venuta presso la mia azienda diverse volte a fare audit, che vi consegno”.
Sulla base delle risultanze investigative, il collegio giudicante, formato dalla presidente Paola Pendino con la giudice delegata Giulia Cucciniello e la collega Maria Profeta, ha sentenziato che il meccanismo era ben collaudato e finalizzato all’“abbattimento dei costi e alla massimizzazione dei profitti (con l'aumento della produttività da realizzare in tempi rapidi) attraverso l'elusione delle norme penali e giuslavoristiche” ed “è stato perpetrato nel tempo in modo strutturale e colposamente alimentato dalla Loro Piana spa, che non ha verificato la reale capacità imprenditoriale delle società appaltatrici e sub-appaltatrici alle quali affidare la produzione, e negli anni non ha eseguito efficaci ispezioni o audit per appurare in concreto l'operatività della catena produttiva e le effettive condizioni lavorative”.
Sulla filiera produttiva “Loro Piana Spa” ha effettuato controlli che “appaiono più formali che sostanziali”. E l'aver rescisso il contratto con la Evergreen il 21 maggio scorso, cioé 8 giorno dopo l'arresto del titolare cinese della Clover alla quale Evergreen aveva subappaltato, la dice lunga sulle responsabilità dei vertici di “Loro Piano spa” nel bieco sistema di sfruttamento di mano d'opera.
Pur ammettendo, concludono i giudici, che “Loro Piana Spa” non “avesse la piena consapevolezza delle condizioni in cui versavano i lavoratori negli opifici cinesi” essa è comunque pienamente colpevole per “non aver messo a punto una struttura organizzativa adeguata a impedire il sorgere e consolidarsi di rapporti commerciali (attraverso la catena dei sub-appalti) con soggetti operanti in regime di sfruttamento dei lavoratori”.
“Loro Piana spa” fa parte di un più vasto sistema di imprese e multinazionali del lusso che ostenta ricchezza succhiando il sangue ai lavoratori e si aggiunge alla lunga lista di aziende del lusso e dell'alta moda che realizzano profitti miliardari come ad esempio Armani, Dior, Valentino e Alviero Martini che nei mesi scorsi sono stati colpiti dal medesimo provvedimento giudiziario.
È la quinta volta in poco più di un anno che il Pm di Milano Paolo Storari mette sotto inchiesta un colosso dell'alta moda con l'accusa di sfruttamento dei lavoratori e caporalato. Ma il governo neofascista Meloni continua a fare orecchie da mercante, anzi si vanta che “l'economia e i posti di lavoro sono in crescita” ma non muove un dito contro il dilagare della precarietà, del lavoro nero, povero e sottopagato e anzi agevola l'infernale sistema dei subappalti che condanna milioni di lavoratori alla povertà e alla fame con livelli di sfruttamento mai visti prima.
23 luglio 2025