Rapporto Crea-Sanità
Il ricorso alla sanità privata impoverisce ancor di più le famiglie più povere
“Per 3,4 milioni di nuclei sono spese catastrofiche”
Mentre la premier neofascista Meloni continua a ripetere che “nell'ultima legge di bilancio abbiamo messo più soldi sulla sanità pubblica”, il XX° Rapporto Sanità pubblicato quest'anno dal Centro per la Ricerca Economica Applicata in Sanità certifica che per risollevare le disastrose condizioni in cui versa il Sistema sanitario nazionale e garantire cure adeguate soprattutto alle famiglie più povere e vulnerabili, sarebbero necessari almeno 15 miliardi di finanziamenti aggiuntivi.
Spulciando i dati del Rapporto emerge infatti che, a causa delle condizioni di povertà e vulnerabilità in cui versano, 3,4 milioni di nuclei familiari non sono in grado di sostenere le “spese sanitarie catastrofiche” e sono costretti a rinunciare a qualche consumo sanitario mentre 1,2 milioni di famiglie addirittura sono costrette ad azzerarle completamente e sprofondano sempre più nell'indigenza.
Secondo il Rapporto il Mezzogiorno continua ad essere la ripartizione più colpita, con il 9,9% delle famiglie costrette a rinunciare alle cure sanitarie, segue il Nord-Est con il 9,0% il Nord-Ovest ed il Centro con il 7,0%. Mentre la Puglia risulta essere la Regione più colpita dal fenomeno che riguarda oltre il 13,2% delle famiglie residenti. I nuclei più esposti sono quelli degli anziani over 75 (soli o in coppia), con una incidenza rispettivamente del 15,1% e del 17,7%.
A determinare “l’impoverimento sanitario” delle famiglie non è certo la “spesa per prestazioni inutili” come vorrebbe far credere il ministro della Salute Orazio Schillaci, quanto il ricorso alla sanità privata per le prestazioni di estrema urgenza che il sistema sanitario non riesce a garantire in tempi accettabili. Oltre alle vergognose e interminabili liste di attesa, il Rapporto mette in evidenza che il sistema di finanziamento della sanità italiana grava per intero su appena il 20% della popolazione, mentre il restante 80% versa meno dei servizi sanitari che riceve in cambio. Si tratta, come si legge nel Rapporto di “Una esagerata sperequazione dei redditi a livello nazionale con conseguenze in termini di sostenibilità, visto che il servizio sanitario pubblico economicamente pesa sulle spalle di una quota davvero esigua della popolazione”. Che tradotto in soldoni vuol dire che la sostenibilità del sistema è una diretta conseguenza dell'evasione fiscale che lascia ai soliti noti l’onere di sostenere la Sanità così come il welfare in generale.
Oltre a ciò il Rapporto conferma che in termini di risorse destinate alla sanità pubblica l’Italia è sempre più fanalino di coda rispetto al resto dell’Europa. Il Pil pro capite è inferiore del 19,7% rispetto alla media dei Paesi Ue e la forbice si allarga ancora di più quando si parla di spesa sanitaria pubblica, dove il gap sale al 44,1%. Una distanza dall’Europa che cresce dell’1,2% rispetto al 2022 e dell’11,4% nel decennio.
23 luglio 2025