Vergognosamente appoggiato da Cina e Russia
Respingere il piano neocolonialista di Trump su Gaza
L'Italia non entri nel “Consiglio di pace” diretto da Trump e non invii militari a Gaza
Il parlamento italiano approva il piano di Trump. Vigliaccamente PD, M5S e AVS non si oppongono, anzi lo definiscono “una delle iniziative per il cessate il fuoco”

Il pomeriggio del 6 ottobre sono iniziati ufficialmente in Egitto, a Sharm el Sheikh, i negoziati sul “piano di pace” presentato a fine settembre dal presidente americano Donald Trump, quel piano neocolonialista messo a punto assieme al criminale Netanyahu che nel gioco delle parti fra i due compari imperialisti finge di non avere quella paternità rivelata dal rappresentante pachistano che aveva partecipato alla prima stesura fra Usa e paesi arabi e islamici, corretta appunto dai negoziatori sionisti alla vigilia stessa della presentazione ufficiale alla Casa Bianca. Al momento in cui scriviamo è arrivata al Cairo la delegazione di Hamas, guidata da Khalil al-Hayya sfuggito all'attacco nazisionista in Qatar lo scorso 9 settembre, che 3 giorni prima aveva concluso le consultazioni con le altre organizzazioni palestinesi e accettato di discutere il piano.
Secondo un messaggio sui social di Trump, i colloqui con Hamas sarebbero già avviati e “sono stati molto positivi e stanno procedendo rapidamente. I team tecnici si incontreranno nuovamente lunedì, in Egitto, per lavorare e chiarire i dettagli finali. Mi è stato detto che la prima fase dovrebbe essere completata questa settimana, e sto chiedendo a tutti di agire velocemente. Continuerò a monitorare questo conflitto che dura da secoli. Il tempo è essenziale o seguirà un massacro, qualcosa che nessuno vuole vedere!". Blandizie e minacce sono i componenti delle prese di posizione del leader imperialista che vorrebbe velocemente chiudere la partita palestinese a vantaggio proprio e del partner sionista, magari entro la fine della settimana prima della proclamazione del premio Nobel per la pace del 2025, a cui lo ha prontamente candidato un gruppo delle famiglie degli ostaggi.
Intanto registriamo che il bilancio delle vittime del genocidio sionista a Gaza aggiornato al 6 ottobre dal ministero della Salute della Striscia conta 67.160 morti e 169.679 feriti. Un bilancio che continua a crescere quotidianamente anche se Trump ha chiesto al collega imperialista Netanyahu di smettere di bombardare i profughi palestinesi.
Una valanga di dichiarazioni ufficiali, indiscrezioni sui passaggi informali dietro le quinte, veline governative girate ai compiacenti mass media ha fatto seguito alla conferenza stampa di presentazione di un piano che da come è nato possiamo chiamare Trump-Netanyahu. Mettiamo alcuni punti fermi.
Per i nazisionisti il piano si gioca sostanzialmente su tre punti: rilascio immediato degli ostaggi, disarmo della Resistenza palestinese e cancellazione di Hamas, parziale ritiro dell'esercito occupante dalla Striscia e comunque riposizionato con mano libera per colpire. In altre parole un ritorno peggiore della situazione precedente con Gaza ridotta a un lager e sotto un asfissiante assedio. Sono le stesse motivazioni principali di Trump alle quali aggiunge la proposta del provvisorio “Consiglio di pace” presieduto da lui stesso e dal laburista inglese Tony Blair e al quale sembra voglia partecipare anche la neofascista Meloni. Gli altri punti restano al momento un accessorio buono solo sulla carta. Il diretto interessato, il popolo palestinese, non ha voce in capitolo. Con tutta evidenza è un piano neocolonialista da respingere al mittente.
Un piano, invece, che è stato accolto e acclamato quasi come una illuminazione divina non solo dai paesi imperialisti dell'Ovest proni al capofila Trump; financo quelli della Ue che neanche due settimane prima all'Onu avevano annunciato il riconoscimento dello Stato palestinese, non quello scelto da chi ne ha diritto ossia il popolo palestinese ma quello da loro preferito, ovviamente senza Hamas precisavano gli adepti di seconda linea ai principi della libertà borghese calpestata dall'unico “Stato democratico della regione”, quello dei nazisionisti. Nel piano lo Stato palestinese resta molto indefinito e sullo fondo e col criminale Netanyahu che ripete “non nascerà mai”, senza che nessuno dei pavidi e complici governi borghesi osi contraddirlo. Un piano vergognosamente appoggiato anche dai paesi imperialisti dell'Est, anzitutto dai capifila Cina e Russia.

La neofascista Meloni con Trump
Non sorprende l'entusiastica approvazione del governo della neofascista Meloni, che dopo aver opportunisticamente taciuto fino a due mesi fa sul genocidio palestinese per coprire l'appoggio di fatto ai nazisionisti tenta ora di salire sul carro del capofila Trump per aver un posto in prima fila. Noi siamo fermamente contrari a che l'Italia entri nel “Consiglio di pace” diretto da Trump e invii militari a Gaza nella ipotizzata forza di stabilizzazione internazionale, che si assumerebbe i compiti di controllo militare dei palestinesi al posto degli occupanti nazisionisti. L'imperialismo italiano ha già esperienza in merito dopo che un contingente di carabinieri ancora presente in Cisgiordania ha addestrato la polizia del collaborazionista Abu Mazen che ha partecipato alla repressione della resistenza palestinese al fianco degli occupanti nazisionisti. Già un anno fa, su richiesta allora di Biden, il governo della neofascista Meloni era disposto a inviare i carabinieri a Gaza al servizio di un ipotetico processo di transizione “gestito dall’Onu e guidato dai paesi arabi”, sepolto dalle bombe del criminale Netanyahu, e ora ritenta al seguito della proposta di Trump-Netanyahu.
Il governo neofascista Meloni si è impegnato, come recita la mozione approvata il 3 ottobre dalla Camera, a “compiere ogni attività utile a sostenere e favorire l’iniziativa di pace messa in campo dagli Usa”, mozione approvata da 182 favorevoli e 101 astenuti. A favore i partiti della maggioranza ma anche Azione, Iv e +Europa che pensavano di salvare al faccia non votando anche il secondo documento governativo che metteva il riconoscimento dello Stato di Palestina “condizionato” dalla liberazione degli ostaggi e dalla rinuncia di Hamas “a ogni presenza politica e militare e Gaza in Cisgiordania”. Sul primo documento vigliaccamente PD, M5S e AVS non si opponevano, si astenevano e votavano la propria mozione, bocciata, nella quale certo inserivano il riconoscimento senza condizioni dello Stato di Palestina ma anche l'appoggio di fatto al piano Trump definito “una delle iniziative per il cessate il fuoco”. Stesso copione al Senato, dove si registrava l'unico No delle due camere, quello della M5S Alessandra Maiorino che lo definiva “uno smaccato progetto di neo colonialismo”.
Il gruppo di esperti del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni unite denunciava che il piano di Trump per Gaza viola il diritto internazionale, ignorando le sentenze della Corte Internazionale di Giustizia e i diritti dei palestinesi all'autodeterminazione e alla giustizia. Ignorato dalla neofascista Meloni. Come aveva sentenziato la sera stessa del voto in parlamento il ministro Tajani dalla tribuna televisiva governativa gestita da Bruno Vespa, “il diritto internazionale è importante ma fino a un certo punto"; ossia finché torna utile ai governi borghesi, non più ora con Trump che ha gettato la maschera e mostrato il vero volto guerrafondaio dell'imperialismo. E il cinese Xi ha raccolto la sfida.

La posizione negoziale di Hamas
Il 3 ottobre La principale organizzazione della resistenza palestinese, Hamas, anunciava di aver presentato la sua risposta al piano del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, a seguito di ampie consultazioni all'interno della sua leadership, con le forze e le fazioni palestinesi, nonché con mediatori e paesi amici, al fine di adottare una posizione "responsabile" riguardo a questa iniziativa.
Nella sua dichiarazione, il movimento esprimeva l'accordo di principio per il rilascio di tutti i prigionieri secondo la formula di scambio proposta da Trump, in condizioni di sicurezza, con la garanzia della fine della guerra a cominciare da un calendario preciso per il ritiro dell’esercito occupante fino al ritiro totale dalla Striscia fino alle garanzie inequivocabili che la guerra non riprenderà. Sul disarmo chiedeva una distinzione tra armi offensive e armi difensive, considerate un diritto del popolo palestinese. Chiedeva lo sblocco immediato degli aiuti umanitari e la cessazione dello sfollamento forzato del popolo palestinese. Ribadiva il suo accordo per affidare la gestione della Striscia di Gaza a un'Autorità Nazionale Palestinese composta da figure indipendenti, basata sul consenso nazionale palestinese e con il sostegno arabo e islamico. Ribadiva inoltre che tutti gli aspetti relativi al futuro di Gaza e ai diritti inalienabili del popolo palestinese sono una decisione nazionale collettiva e dovrebbero essere discussi in un quadro palestinese unitario, a cui Hamas parteciperà "con piena responsabilità", sulla base del diritto internazionale e delle pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite.
Trump rispondeva chiedendo a “Israele di fermare subito i bombardamenti. Credo che siano pronti per una pace duratura”, bisogna discutere “i dettagli per liberare gli ostaggi” e nel gioco delle parti naturalmente il criminale Netanyahu continuava a bombardare tende e case palestinesi. Il Qatar accoglieva con favore la posizione di Hamas annunciando che avrebbe avviato da subito contatti con l’Egitto e gli Stati Uniti per “continuare i colloqui sul piano e arrivare a una fine della guerra”.
Raccolte dalle emittenti qatariota al Jazeera e libanese al Mayadeen la prima lunga serie delle dichiarazioni a favore della posizione negoziale di Hamas. Il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina in una nota del 3 ottobre sosteneva che deve essere chiaro: “ogni occupazione incontra resistenza e la resistenza termina con la fine dell'occupazione, non con la sua fine”; e chiedeva una risposta nazionale urgente al piano di Trump, sottolineando che la massima priorità è fermare l'Olocausto a Gaza e preservare i diritti palestinesi consolidati.
La Jihad Islamica Palestinese affermava che la dichiarazione di Hamas esprimeva la posizione di altri gruppi palestinesi e che aveva “partecipato in modo responsabile alle consultazioni che hanno portato a questa decisione”.
Una dichiarazione delle formazioni della Resistenza Palestinese rilanciata il 4 ottobre da al Mayadeen riportava la loro approvazione alla risposta di Hamas alla proposta di Trump su Gaza definendola una "posizione nazionale responsabile" raggiunta dopo approfondite consultazioni tra le fazioni e sollecitavano un'immediata attuazione da parte di tutte le parti per porre fine all'assalto a Gaza e promuovere l'unità nazionale, in particolare da parte dell'Autorità Nazionale Palestinese. Nella dichiarazione congiunta si affermava che Hamas sta parlando "a nome delle forze palestinesi" e che la risposta è il frutto di ampie consultazioni volte a raggiungere un accordo che serva "gli interessi del nostro popolo e garantisca la fine della guerra di annientamento". "Il nostro popolo merita che la sua fermezza e il suo eroismo siano coronati da risultati che soddisfino le sue ambizioni nazionali di libertà, indipendenza e fine dell'occupazione", ribadiva la dichiarazione. Che infine chiamava l'Autorità Nazionale Palestinese (ANP) a iniziare immediatamente ad adempiere ai propri doveri e obblighi, tra cui la convocazione di una riunione nazionale urgente per tradurre l'attuale apertura diplomatica in un quadro nazionale unificato che protegga i diritti dei palestinesi e determini il futuro di Gaza.
Il presidente dell'Anp Abu Abbas sottolineava che “ciò che conta per noi ora è un impegno immediato per un cessate il fuoco completo, il rilascio di tutti gli ostaggi e prigionieri, la consegna urgente di aiuti umanitari attraverso le organizzazioni delle Nazioni Unite, garantendo la prevenzione dello sfollamento o dell’annessione e l’inizio del processo di ricostruzione” e che “la sovranità sulla Striscia di Gaza appartiene allo Stato di Palestina, e la connessione tra la Cisgiordania e la Striscia di Gaza deve essere raggiunta attraverso leggi e istituzioni governative palestinesi, attraverso un comitato amministrativo palestinese e forze di sicurezza palestinesi unificate, nel quadro di un unico sistema e legge, e con il sostegno arabo e internazionale”.
I ministri degli Esteri di Giordania, Emirati Arabi Uniti, Indonesia, Pakistan, Turchia, Arabia Saudita, Qatar ed Egitto, in una dichiarazione congiunta del 5 ottobre, accoglievano con favore le iniziative intraprese da Hamas in risposta alla proposta di Trump. Izzat al-Racheq, membro dell'ufficio politico del movimento di resistenza islamico Hamas, li ringraziava auspicando “un maggiore sostegno arabo e islamico per porre fine all'aggressione e al genocidio subiti dal nostro popolo nella Striscia di Gaza, fino alla fine dell'occupazione e alla realizzazione delle aspirazioni del popolo palestinese di stabilire il proprio Stato indipendente e sovrano, con Gerusalemme come capitale”.
Il Segretario Generale di Hezbollah, lo sceicco Naim Qassem, da Beirut definiva il piano di Trump pieno di pericoli e le modifiche apportate dopo gli incontri coi sionisti pienamente funzionali al progetto della “Grande Israele”. Una volta premesso che la Resistenza Palestinese è la parte autorizzata a decidere ciò che ritiene opportuno riguardo alla Striscia di Gaza.
Infine registriamo la dichiarazione registrata trasmessa da Al-Araby TV il 4 ottobre, del capo delegazione di Hamas, al-Hayya, in partenza per il Cairo che invitava all'unità del fronte della Resistenza, descrivendo la resistenza di Gaza come l'incarnazione della lotta nazionale e storica: “apparteniamo a questa grande famiglia, la famiglia del popolo palestinese, in particolare del popolo di Gaza, che oggi rappresenta la nazione attraverso la sua lotta, la sua pazienza e i suoi sacrifici, sacrifici rari nella storia”. E dopo aver reso omaggio agli "oltre 100 anni di lotta palestinese" contro i complotti israeliani e occidentali, inquadrando la guerra attuale come una continuazione di quello storico confronto, ribadiva l'impegno di Hamas per la liberazione della Palestina "dal fiume al mare" e chiedeva fermezza di fronte a quella che definiva come la "guerra genocida e la complicità occidentale" dell'occupazione.
Nella prima giornata dei negoziati, riferiva al Jazeera, “l'incontro dei mediatori con la delegazione di Hamas è stato positivo” ed è stata “delineata la tabella di marcia e i meccanismi per l'attuale ciclo di colloqui”. Che riprendevano il 7 ottobre, nel secondo anniversario di quel “7 ottobre giornata della Resistenza palestinese” come era scritto su uno striscione alla grande manifestazione di Roma a sostegno della della causa palestinese.

8 ottobre 2025