A Bolzano sciopero e manifestazione degli operai della Valbruna
2.000 in corteo fino alla sede della Provincia ma il presidente, Arno Kompatscher (SVP), con un pretesto sceglie di non incontrare gli operai
Dal corrispondente dell'Organizzazione di Bolzano del PMLI
Il 7 ottobre gli operai delle Acciaiere Valbruna di Bolzano sono scesi in strada, organizzati da Fim, Fiom e Uilm, per chiedere il ritiro o la sospensione del bando di gara riguardante i terreni di via Alessandro Volta, di proprietà della Provincia. Bando che mette a rischio la continuità produttiva dell'importante sito siderurgico. La richiesta di ritiro del bando è stata avanzata anche da parte dei proprietari delle Acciaierie, la famiglia Amenduni di Vicenza.
Al corteo si sono uniti seicento operai colleghi della sede di Vicenza, arrivati a Bolzano con dieci pullman. “Se casca Bolzano, Vicenza non ce la fa più”, dicono. Inoltre, ”la Valbruna alimenta quarantadue magazzini in tutto il mondo, quindi anche l'indotto e il rifornimento verrebbero gravemente danneggiati” dichiarano gli operai Francesco Caputo e Piero Ruotolo. Alla manifestazione, dove per esplicita volontà degli organizzatori è stato deciso di non esporre nessuna bandiera o simbolo di partiti, c’erano esponenti dell'ANPI e di diversi partiti parlamentari.
La sede di Vicenza è la “casa madre” dell'azienda, e impiega altri 1.200 operai. ”La perdita di Bolzano - spiega Maurizio Montini, della Cisl vicentina - avrebbe sicuramente una ripercussione occupazionale su Vicenza. Semplicemente perché Vicenza non potrebbe più lavorare i prodotti di Bolzano”. E aggiunge: “I due stabilimenti lavorano in sinergia. Materiali prodotti a Vicenza vengono lavorati a Bolzano e viceversa. Senza Bolzano, Vicenza non potrebbe mantenere gli attuali livelli occupazionali”.
I sindacati sono stati ricevuti dal vicepresidente della Provincia, il fascista Marco Galateo di FdI, che però ha risposto a muso duro: “Sia l'avvocatura della Provincia che l'avvocatura dello Stato ci hanno detto che la direttiva Bolkenstein sulla libera concorrenza in Europa impone che si faccia una gara. Non è possibile procedere con l'affidamento diretto. A giorni però potrebbe esserci un intervento del governo che potrebbe giocarsi la carta della Golden Power: significherebbe dichiarare di interesse nazionale il sito di via Volta e imporre che nel bando vengano inseriti alcuni elementi nuovi”. Ma, secondo i sindacati, “se ci fosse la volontà politica si potrebbe superare la direttiva europea in nome appunto dell'interesse nazionale”, e chiedono un nuovo “incontro urgente con il ministro Urso”.
Intanto, già il 25 settembre, al termine di una riunione con Alexander Rieper, presidente di Confindustria Alto Adige, e poi con il sindaco di Bolzano Claudio Corrarati, Antonella Amenduni, che con i quattro fratelli amministra il gruppo Acciaierie Valbruna con sedi oltre che a Vicenza e Bolzano anche in Canada e negli Usa, ha fatto sapere che ritiene il costo del nuovo canone della Provincia troppo elevato, per cui esiste la possibilità concreta che il gruppo Amenduni decida di non partecipare entro il 15 gennaio 2026 al bando di gara, rinunciando così alla sede di Bolzano che verrebbe smantellata nel giro di 18 mesi.
La sede di Acciaierie Valbruna di Bolzano produce acciai speciali utilizzati nel biomedicale (protesi), nell'aerospaziale, nella difesa e nella Formula Uno, generando un fatturato di 400 milioni di euro l'anno sul miliardo di fatturato complessivo del gruppo. Acciaierie Valbruna esiste a Bolzano dal 1995 su un'area di 19 ettari di proprietà della Provincia, con una convenzione trentennale da 1,5 milioni di euro di canone annuale, scaduta il 3 settembre scorso. La nuova concessione dei terreni, oggetto del bando di gara, avrebbe una durata di cinquant'anni ed un canone complessivo di 150 milioni di euro, ossia 3 milioni all'anno. Il doppio del canone attuale.
15 ottobre 2025