Mentre i nazisionisti accelerano l'annessione di fatto della Cisgiordannia
Non si ferma il genocidio palestinese a Gaza
I corpi dei prigionieri assassinati nelle carceri e restituiti dai sionisti mostrano segni di evidenti torture
Netanyahu: “Abbiamo consolidato il nostro status di superpotenza... la campagna non è finita”
Secondo i referenti locali di al Jazeera, nella mattinata del 20 ottobre sono stati trasportati all'ospedale di al-Awda a Gaza i corpi di 24 morti e 74 feriti nelle precedenti 24 ore ma sono stati almeno 42 i palestinesi uccisi dai numerosi raid aerei dei nazisionisti in tutta la Striscia, dai quartieri periferici della città di Gaza alle tendopoli degli sfollati a Nuseirat. Alla Knesset il criminale Netanyahu si è vantato di aver scaricato in una giornata ben 153 tonnellate di esplosivo su Rafah per un presunto attacco ai soldati occupanti che persino gli Usa hanno smentito. “Abbiamo consolidato il nostro status di superpotenza” ha tuonato il nuovo Hitler sionista, precisando: “la campagna non è finita”.
Lo stillicidio quotidiano del genocidio nazisionista a Gaza continua anche dopo il cessate il fuoco procalmato l'11 ottobre da Trump in base al piano messo a punto col criminale Netanyahu. Il ministero della Salute di Gaza aggiornava i numeri del genocidio a 68.216 morti e 170.361 feriti, contando i 97 morti, 303 feriri e 426 corpi recuperati dall'inizio della “pace”. Fra questi ricordiamo la morte di 11 palestinesi, fra i quali 7 bambini e 3 donne, componenti della stessa famiglia assassinati il 17 ottobre dai colpi di un carro sionista che ha sparto sul veicolo col quale stavano tornando alla loro casa nel quartiere di Zeitoun, a Gaza City. L'esercito sionista occupante precisava di aver aperto il fuoco contro un veicolo che aveva oltrepassato la cosiddetta "linea gialla", la demarcazione prevista dal cessate il fuoco, e poteva rappresentare un pericolo.
Eppure, “il cessate il fuoco a Gaza è ancora in vigore” assicurava Trump mentre suo genero Jared Kushner in partenza per Tel Aviv dichiarava che “il messaggio più importante che cerchiamo di trasmettere alla leadership israeliana è che, ora che la guerra è finita, se si vuole integrare Israele nel Medio Oriente più ampio, bisogna trovare un modo per aiutare il popolo palestinese a prosperare e a migliorare" e sosteneva che gli Stati Uniti sono "concentrati sulla creazione di una situazione di sicurezza comune e di opportunità economiche per israeliani e palestinesi, in modo che possano vivere fianco a fianco in modo duraturo” e riguardo al percorso verso uno Stato palestinese aggiungeva che “lasceremo che siano i palestinesi a decidere autonomamente come chiamarlo nel tempo". Nel gioco delle parti dell'asse Trump-Netanyhu, il ruolo del buono spetta ora all'imperialismo americano e quello del cattivo al criminale nazisionista, gli attori principali di una realtà virtuale nella quale il popolo paletinese comunque non conta nulla.
Al futuro del popolo palestinese pensa pure l'imperialismo italiano, come conferma sempre il 20 ottobre il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani incontrando i cronisti al suo arrivo a Portorose dove iniziava il vertice Med-9 dei Paesi Ue del Mediterraneo. “Bisogna fare in modo che il filo della pace si rinforzi e che la tregua si trasformi in una vera pace. C'è molto lavoro e l'Italia è in prima linea", assicurava, “stiamo lavorando molto con la Giordania ma anche con l'Egitto e parteciperemo alla Conferenza per la ricostruzione", “siamo anche pronti, se serve, a rinforzare la nostra presenza con dei carabinieri al valico di Rafah e anche a Gerico” una proposta a cui ribadiamo il nostro No. L'imperialismo italiano vuole un posto al sole in Medioriente forte del legame costruito dalla neofascista Meloni, Mussolini in gonnella, che lo rappresenta così nel videomessaggio del 19 ottobre al galà per il 50esimo anniversario della National Italian American Foundation, la Niaf, a Washington: “Stati Uniti e Italia insieme non sono solo alleati ma sono le colonne del mondo libero". Che detto subito dopo la decisione resa pubblica dalla Casa Bianca di dare il via a azioni “coperte” della Cia in Venezuela, rivela un mondo sotto il giogo imperialista e non certo libero per i popoli. Per una coincidenza temporale, o forse no, al messaggio della neofascista Meloni seguiva la risposta di Donald Trump che postava un video in favore dell'alleata e ne ripostava un secondo, senza commento quindi con parere favorevole, di un account Maga in cui si sostiene che Meloni abbia deciso di rompere con l’Ue sui dazi, di cercare un accordo bilaterale Italia-Usa, che avrebbe già l’approvazione di The Donald. E che la premier, in un colloquio riservato con lo stesso Trump, gli avrebbe annunciato di voler tagliare gli aiuti all’Ucraina; il video concludeva con “Ben fatto Meloni. È una mossa brillante". Un siparietto apologetico che si può considerare l'allegato al recente lavoro di propaganda del libro della neofascista Meloni fatto da Trump, che trattiamo in altra parte del giornale.
Ci riporta alla realtà del genocidio palestinese dei nazisioinisti a Gaza una denuncia di Hamas e una nota del 18 ottobre del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP) che condannava la brutale tortura e mutilazione dei corpi appena restituiti dei martiri palestinesi da parte delle forze di occupazione israeliane, definendo tali atti come “crimini di guerra e crimini contro l’umanità” che richiedono l’arresto immediato e il perseguimento dei funzionari sionisti coinvolti in tali crimini. Il FPLP sottolineava aanche le continue sofferenze dei prigionieri palestinesi, in particolare di quelli di Gaza, che subiscono “torture sistematiche, negligenza medica deliberata e gravi abusi” nelle carceri sioniste, definendolo un “crimine di guerra continuo” che richiede un urgente intervento internazionale per garantire la protezione e i diritti dei prigionieri.
Una denuncia confermata dal team sul campo di Euro-Med Monitor che aveva monitorato la consegna dei corpi di 120 palestinesi della Striscia di Gaza tramite il Comitato internazionale della Croce Rossa. Esami medici, perizie forensi e osservazioni condotte dal team sul campo hanno rivelato prove inconfutabili che molte vittime sono state uccise dopo essere state arrestate. I loro corpi presentavano chiari segni di impiccagione, impronte di corde intorno al collo, ferite da colpi d'arma da fuoco ravvicinati, mani e piedi legati con cinghie di plastica e bende sugli occhi. Alcuni corpi erano schiacciati sotto i cingoli dei carri armati, mentre altri mostravano gravi segni di tortura fisica, fratture, ustioni e ferite profonde.
La maggior parte delle vittime i cui corpi sono stati consegnati non sono state identificate e, pertanto, le circostanze del loro arresto, detenzione, sparizione forzata, tortura o uccisione rimangono ignote. Uccidere persone ammanettate, incatenate e bendate non può essere giustificato in nessuna circostanza e costituisce un crimine assoluto ai sensi del diritto internazionale, indipendentemente dallo status della vittima, che sia civile o combattente, catturata dopo la detenzione. Le condizioni dei corpi restituiti dimostrano chiaramente che Israele ha trattato i prigionieri e i detenuti palestinesi al di fuori di qualsiasi quadro legale o umanitario, comportandosi come una potenza non soggetta al diritto internazionale, perpetrando uccisioni e torture senza renderne conto, riflettendo una mentalità di vendetta e sterminio piuttosto che di rispetto della legge e dell'ordine.
La denuncia di Euro-Med Monitor concludeva che la retorica ufficiale, militare e mediatica che disumanizzava i palestinesi e ne normalizzava la rappresentazione come una popolazione meritevole di sterminio ha creato un ambiente favorevole all'incitamento e all'accettazione delle loro uccisioni e torture. Tale incitamento si è rispecchiato in pratiche sul campo che si sono evolute in una brutalità senza precedenti, privando prigionieri e detenuti delle protezioni di base e portando ad arresti, sparizioni forzate, torture ed esecuzioni. Questi modelli forniscono forti indicatori dell'intento genocida di causare la distruzione parziale o totale del gruppo, costituendo elementi del crimine di genocidio, come definito dalla Convenzione del 1948 per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio e dalle norme internazionali pertinenti.
L'Osservatorio di Al Jazeera Shireen Abu Akleh, dal nome della giornalista cristiana, palestinese naturalizzata statunitense, ci ricorda Vaticans News, assassinata dai sionisti l'11 maggio 2022 in Cisgiordania durante il suo lavoro, in una nota del 7 ottobre scorso ricordava che sono oltre 10.800 i palestinesi detenuti nelle carceri israeliane e tenuti in condizioni bestiali; fra questi ci sono 450 bambini e 87 donne mentre 3.629 sono incarcerati senza accusa né processo, compresi 19 giornalisti arrestati a Gaza negli utlimi due anni.
Il piano Trump-Netanyhu non prevede alcuna misura per la Cisgiordania, dove i nazisionisti hanno mano libera per cacciare i palestinesi e preparare l'inglobamento nella “Grande Israele” sionista. Un rapporto della Commissione per la Colonizzazione e la Resistenza al Muro con sede a Ramallah del 20 ottobre denunciava che l'esercito occupante aveva appena sequestrato 70 mila metri quadrati di terreno nel governatorato di Nablus, nella Cisgiordania settentrionale, in base a "un ordine di sequestro militare e di sicurezza" per costruire una zona cuscinetto a protezione dell'insediamento di coloni a Eli. Dall'inizio dell'anno l'esercito occupante ha emesso un totale di 53 ordini di sequestro militare per espandere il controllo sulla Cisgiordania occupata.
Nella vicina Jenin e il campo profughi l'esercito continua dall'inizio del 2025 il suoi attacchi appoggiati da droni e elicotteri con incursioni quotidiane, arresti di massa, distruzione di proprietà e gravi violazioni contro civili, malati e contadini. E il 20 ottobre i soldati spalleggiavano una incursione dei coloni e sparavano sui contadini palestinesi che raccoglievano le olive a Kafr Rai, a sud di Jenin. La Commissione denunciava che dal 7 ottobre 2023, i coloni hanno effettuato 7.154 attacchi contro i civili e le loro proprietà, uccidendo 33 persone e danneggiando o sradicando 48.728 alberi, tra cui 37.237 ulivi.
Le continue aggressioni dell'occupazione e dei suoi coloni in Cisgiordania non spezzeranno la volontà del nostro popolo nella difesa della propria terra, dichiarava Hamas, denunciando altri attacchi dell'esercito e dei coloni ai contadini che raccoglievano le olive in diversi villaggi nelle aree di Gerusalemme e a Ramallah, sotto gli occhi dell'Anp del collaborazionista Abu Mazen. Hamas invitava il popolo palestinese a proseguire le mobilitazioni popolari e a resistere con forza agli attacchi agli insediamenti che prendono di mira città, paesi e villaggi della Cisgiordania, e ribadiva il “legittimo diritto del popolo palestinese a rispondere ai crescenti crimini dell’occupazione, tra cui uccisioni, genocidio, sfollamenti, ebraizzazione ed espansione sistematica degli insediamenti”. Elogiava l'azione delle Brigate al-Quds a Tubas contro la colonna dei 30 veicoli dell'esercito occupante che stava attaccando la città.
Il cessate il fuoco mediato dagli Usa fra i sionisti e il Libano quasi un anno fa continua a essere violato dal criminale Netanyahu. Fra il 16 e il 20 ottobre gli aerei sionisti hanno bombardato varie località del Libano meridionale tanto che persino il presidente libanese Joseph Aoun ha accusato Israele di attuare una politica sistematica volta a distruggere i settori produttivi del Libano, ostacolare la ripresa economica e minare la stabilità nazionale con quelli che ha definito "falsi pretesti di sicurezza". “Questa escalation rappresenta una grave violazione della Risoluzione 1701 e dell'accordo del 27 novembre 2024 per la cessazione delle ostilità", ricordava Aoun mentre aggiungeva che Israele "continua a violare i suoi obblighi internazionali e a usare la forza al di fuori di qualsiasi quadro giuridico", chiedendo "una posizione internazionale per porre fine a queste violazioni". Detto questo è tornato ai suoi uffici ordinari. Ricordiamo che Aoun, comandante in capo delle Forze Armate libanesi, era stato eletto dal parlamento di Beirut lo scorso 9 gennaio grazie alla sponsorizzazione congiunta di Usa e Arabia Saudita e il placet di Israele.
Registriamo infine che il 17 ottobre la Corte Penale Internazionale (CPI) ha respinto il ricorso dei nazisionisti per l’annullamento dei mandati di arresto emessi per il primo ministro Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant accusati di crimini di guerra a Gaza. La CPI aveva già respinto due ricorsi, a maggio e luglio scorsi, e ifine l'ultimo quando i giudici della Corte hanno stabilito che “la questione, così come formulata da Israele, non è soggetta a ricorso” e mantenuto la validità del mandato di arresto, bellamente ignorato dai paesi imperialisti alleati dei nazisionisti, gli Usa di trump e l'Italia della neofascista Meloni primi fra tutti.
22 ottobre 2025