Attentato mafioso al giornalista Ranucci
Una bomba contro il diritto di informazione
Scovare subito gli attentatori e i mandanti
Solidarietà del PMLI e de "Il Bolscevico"
Nella serata dello scorso 16 ottobre ignoti hanno seguito l'auto del giornalista Sigfrido Ranucci fino al suo arrivo alle 22 presso la sua abitazione di Campo Ascolano, una frazione del Comune di Pomezia vicino a Roma, e hanno aspettato che entrasse in casa e che due agenti di polizia, che lo scortano negli spostamenti dal 2009 perché Ranucci ha subito già da tempo pesanti minacce a causa della sua attività di giornalismo d'inchiesta, se ne andassero con la propria vettura.
Pochi minuti dopo ha parcheggiato la propria auto al fianco di quella di Sigfrido Ranucci anche sua figlia.
Circa un quarto d’ora dopo ignoti si sono avvicinati all’auto del conduttore di Report piazzando sotto al cofano una grossa bomba carta con quasi 1 kg di polvere pirica con una miccia che ha fatto deflagrare l'ordigno in una trentina di secondi: l'esplosione della bomba ha completamente distrutto la parte anteriore della vettura di Ranucci danneggiando anche l'auto della figlia e il cancello di ingresso della villetta, facendo tremare i vetri anche delle case vicine. Sia Ranucci sia i suoi familiari nel momento dell'esplosione erano per fortuna in casa: la magistratura ha aperto un'indagine per danneggiamento aggravato dal metodo mafioso.
Dai primi riscontri la Direzione distrettuale antimafia di Roma – che sta indagando per competenza, alla luce delle precedenti minacce ricevute dal giornalista e per le modalità dell'attentato che conducono alla criminalità organizzata – ritiene che si tratti di un attentato a scopo intimidatorio preparato da giorni da esperti di esplosivi. Circa i mandanti dell'attentato, i magistrati romani hanno già individuato alcuni ambiti, di cui quattro legati alla criminalità locale, già oggetto – tra l'altro - di ripetute inchieste della trasmissione televisiva Report che Ranucci conduce su Rai3 dal 2017, e della quale è coautore dal 2006: qualche clan del litorale romano, il clan di albanesi, gruppi di ultras e titolari di concessioni balneari della zona di Ostia. Tuttavia non si può escludere l'estremismo sionista capitolino, perché altre bombe carta della stessa fattura, anche se con un quantitativo di esplosivo minore, erano state fatte esplodere nei mesi scorsi di notte davanti al centro sociale romano La Strada, fortemente impegnata nel sostegno alla causa palestinese.
Gli inquirenti non escludono neanche che dietro al criminale atto ci possano essere organizzazioni mafiose come la 'ndrangheta, la mafia o la camorra, organizzazioni delle quali Report si è ripetutamente occupato da quando Ranucci è diventato conduttore.
Un testimone, che stava passeggiando con il cane in un giardino pubblico antistante l'abitazione di Ranucci a una cinquantina di metri di distanza, ha riferito di avere visto dileguarsi nel parco un uomo incappucciato poco prima dell’esplosione, e la Direzione distrettuale antimafia sta verificando se le telecamere del circondario lo abbiano ripreso.
La Procura della Repubblica di Roma, peraltro, ha già aperto un fascicolo di indagine da alcuni anni a causa delle minacce ricevute da Ranucci a partire dal 2009, con una forte accelerazione da quando egli, nel 2017, ha iniziato a condurre Report: le intimidazioni sono giunte al giornalista tramite lettere dirette sia alla redazione sia all'abitazione, attraverso email e tramite post sui social, e riguardano numerosi temi da lui trattati nelle trasmissioni. A novembre dell'anno scorso, ad esempio, dopo un servizio che Report aveva dedicato al conflitto a Gaza denunciando la pulizia etnica perpetrata dagli israeliani, Ranucci aveva ricevuto una lettera minatoria in redazione nella quale egli era definito “anti Israele” e nella quale gli si garantiva la stessa fine dei giornalisti del giornale satirico francese Charlie Hebdo, che furono assassinati nel 2015. Negli stessi giorni Ranucci veniva poi minacciato di morte insieme a tutta la redazione di Report con la seguente, agghiacciante, frase: “pulizia etnica da parte dell’esercito israeliano a Gaza?! La meritereste voi”
. Lo scorso anno davanti all'abitazione del giornalista ignoti avevano lasciato due proiettili di pistola P38.
Sentito dalla procura distrettuale antimafia di Roma, Ranucci ha ricordato ai magistrati che Luigi Bonaventura – uno dei pochi pentiti della 'ndrangheta – aveva riferito agli stessi magistrati di aver sentito più volte in carcere da parte di esponenti di primo piano della stessa organizzazione criminale che “Ranucci è un uomo segnato”
, e non è certo un caso: Report, infatti, si è già occupato e continuerà a breve a occuparsi delle inchieste sulla trattativa Stato-mafia e della pessima gestione di fondi pubblici che finiscono alla criminalità.
È chiaro che la bomba era diretta contro la libertà di informazione della quale Sigfrido Ranucci è da anni uno dei simboli, con le inchieste di Report che in più occasioni, sotto la direzione di Ranucci, hanno colpito anche i circoli neri della Meloni e dell'estremismo neofascista, circoli che hanno in più occasioni attaccato con virulenza personalmente il conduttore. Si ricordi, infatti, la violentissima invettiva lanciata da Arianna Meloni contro Report nel dicembre dello scorso anno, da lei definita una “vergognosa trasmissione”
durante lo svolgimento della manifestazione giovanile neofascista Atreju, e questo perché Ranucci aveva smascherato gli intrallazzi di Gennaro Sangiuliano, ministro del governo retto da sua sorella, che era stato costretto a dimettersi. Roberto Saviano, ospite della trasmissione Otto e mezzo condotta da Lilli Gruber, ha poi ricordato i manifesti elettorali dei giovani di Atreju per le campagne elettorali del 2022 e del 2024 nei quali erano esposti i volti di giornalisti, intellettuali e personaggi televisivi considerati contrari al governo neofascista della Meloni, tra i quali c'era quello di Ranucci, e così facendo essi sono stati trasformati in bersagli personali. Non si dimentichino poi i pesanti attacchi nei confronti di Report e del suo conduttore sferrati sia dalla Meloni sia da Ignazio La Russa. Per questi motivi il Partito marxista-leninista italiano e il suo organo, Il Bolscevico
, ritengono ipocriti e da respingere al mittente le manifestazioni di solidarietà a Ranucci che possano essere inviati da qualsiasi esponente del governo nero e della maggioranza che lo puntella.
I sinceri democratici, al contrario, hanno espresso con una sola voce la piena solidarietà a Sigfrido Ranucci a cominciare dal presidio che si è svolto il giorno successivo all'attentato in via Teulada, sotto la sede della Rai, auspicando che attentatori e mandanti siano rapidamente individuati e severamente puniti, perché in gioco c'è la libertà di informazione messa in discussione, oltre che da varie organizzazioni criminali, anche dai metodi intimidatori dell'attuale governo neofascista: a loro, ovviamente, si aggiungono nel manifestare la più piena e incondizionata solidarietà militante sia il Partito marxista-leninista italiano sia il suo organo Il Bolscevico.
22 ottobre 2025