Repressione fascista antisindacale
Procedimento contro la Cgil e i sindacati di base per lo sciopero del 3 ottobre pro Flotilla
A rischio la libertà di sciopero e di manifestazione
Salvini lo aveva invocato e, puntualmente, è arrivato il procedimento della Commissione di garanzia sugli scioperi. Nel mirino del Garante lo sciopero del 3 ottobre scorso indetto da Cgil e i sindacati di base Usb, Cub, Sgb e Cobas a sostegno della Flotilla, abbordata e sequestrata con i suoi membri a bordo in acque internazionali dai nazisionisti.
Un atto gravissimo ma che non ci sorprende affatto. Che cosa ci si doveva aspettare da questo governo borghese, che più di tutti i suoi predecessori incarna il capitalismo neofascista imperante, contrassegnato, tra le altre cose, dalla manomissione da destra della Costituzione del 1948, dal presidenzialismo di fatto e del premierato, dall'accentramento dei poteri nelle mani del capo del governo e dall'emarginazione del parlamento, dalla limitazione dei diritti di sciopero e di manifestazione, dai decreti “sicurezza”, dalla militarizzazione delle città, dai “patti sociali”, dallo svuotamento dei diritti sindacali?
A chi, assieme al Garante, attacca anche il governo, quest'ultimo risponde che la Commissione di garanzia sugli scioperi è autonoma dall'esecutivo e si attiene alla legge. Noi rispondiamo che non ci devono raccontare frottole, perché la Commissione risente eccome del clima politico e di chi guida l'esecutivo, senza contare il fatto che essa è composta da molti esponenti contigui alla destra al governo, come Peppino Mariano, vicino al sottosegretario Fazzolari, e Paolo Reboani, uomo dell'ex ministro di FI Sacconi, da sempre accanito nemico del diritto di sciopero. E ricordiamo che i suoi membri sono proposti per la nomina dai presidenti di Camera e Senato (Fontana e La Russa, ed è tutto dire).
Il Garante ha avviato un procedimento contro i sindacati che hanno indetto il riuscitissimo sciopero del 3 ottobre contestando “la violazione dell’obbligo legale di preavviso di 10 giorni”, a cui si può derogare “solo nei casi di astensione dal lavoro in difesa dell’ordine costituzionale, o di protesta per gravi eventi lesivi dell’incolumità e della sicurezza dei lavoratori”. La Cgil si è difesa sistebendo che “l'apertura di un procedimento non equivale a una sentenza e che lo sciopero del 3 ottobre era pienamente legittimo”. Sulla stessa lunghezza d'onda Landini: "Impugneremo il procedimento, abbiamo fatto uno sciopero legittimo rispettando le regole della legge 146. Presenteremo ricorso".
Più articolata la risposta di Usb, che ritiene come “l’assenza di azioni per fermare il genocidio da parte del Governo italiano e la mancata difesa dei nostri concittadini della Global Sumud Flotilla, illegalmente arrestati da Israele, si configurino come una aperta violazione del nostro dettato costituzionale... sulla Flotilla inoltre, erano imbarcati diversi lavoratori e lavoratrici, e l’azione di sciopero si è configurata anche come finalizzata alla tutela della loro integrità fisica”. “Ma, al di là dei termini puramente giuridici della questione -continua il comunicato del sindacato- è chiaro che si è messa in moto una operazione per colpire quell’organizzazione che, prima ha realizzato il grande sciopero generale del 22 settembre, e poi ha finito per trascinare anche la Cgil nello sciopero del 3 ottobre”.
Questo procedimento in effetti non va visto in un'ottica esclusivamente giuridica, ma come una evidente repressione fascista antisindacale. Rifarsi al rispetto della legge 146 del 1990 sulla “regolamentazione degli scioperi nei servizi pubblici essenziali” (e l'istituzione della Commissione di garanzia per controllarne l'attuazione) non porta da nessuna parte, perché fu proprio quella legge, che oramai si cerca di estendere a tutti i settori, a infliggere un colpo durissimo alla limitazione del diritto di sciopero.
Una legge che trovò l'appoggio di Cgil-Cisl-Uil e di buona parte della “sinistra” borghese. Anche perché, quando fu varata, l'obiettivo principale era quello di colpire i sindacati di base e quelle lavoratrici e lavoratori che erano stanchi delle politiche di concertazione e contenimento del conflitto sociale che i sindacati confederali portavano avanti con sempre maggiore ostinazione. Una legge che poi, come abbiamo visto, ha avuto ritorsioni contro gli stessi sindacati confederali come la Cgil e, anche se non in questo caso, la Uil.
Negli ultimi anni gli attacchi al diritto di sciopero si sono intensificati, in particolare da parte di Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia. Nonostante per alcuni settori in Italia la regolamentazione dello sciopero sia tra le più restrittive d'Europa, l'attuale governo ha subito fatto capire di voler procedere con un ulteriore giro di vite. Adesso sono a rischio la stessa libertà di sciopero, e anche di manifestazione, come dimostrano i contenuti del “decreto sicurezza” contro i blocchi stradali, i picchetti e l'interruzione di “pubblico servizio”. E come spesso accade, ogni volta che uno sciopero o una mobilitazione hanno successo, il tono degli attacchi sale d'intensità.
Questo accanimento è scattato certamente nel caso del 3 ottobre. Preceduto da una raffica di scioperi, manifestazioni, occupazioni studentesche, blocchi di porti, aeroporti, stazioni, autostrade e di tutta la mobilità a sostegno della Flotilla e della Resistenza palestinese, lo sciopero generale del 3 ottobre, dove Cgil e sindacati di base hanno scioperato e manifestato assieme, riempiendo le piazze con milioni di persone come non si vedeva da anni, è stato un duro colpo per il governo che invece si è attenuto alla linea dettata da Trump, non ha mosso un dito per difendere la Flotilla, non ha riconosciuto lo stato palestinese e ha armato e sostenuto il genocidio attuato dai nazisionisti.
Salvini è stato quello che più di tutti si è espresso con livore: “milioni di italiani oggi saranno lasciati illegalmente a piedi”, “Landini organizza lo sciopero? Lo paghi lui”, “ci saranno conseguenze contro chi ha scioperato” e via discorrendo, mentre da Fratelli d'Italia si accusava i sindacati di “prepotenza e violenza (da che pulpito!)”, fino ad offese di bassa lega, a cui si prestava lo stesso Mussolini in gonnella Meloni dichiarava: “weekend lungo e rivoluzione non stanno bene insieme”; come se non sapesse che chi sciopera rinuncia al suo stipendio di un giorno e chi manifesta ovviamente non va in vacanza ma va a lottare.
Il diritto di sciopero è lo strumento principale della classe operaia per far valere i propri diritti, e anche lo sciopero politico e non strettamente collegato alle rivendicazioni salariali o normative è legittimo ed è da sempre utilizzato dal movimento operaio, e dall'altra parte invece è sempre stato osteggiato dai fascisti vecchi e nuovi. Bisogna respingere, a partire dai sindacati (compresi quelli confederali) senza tentennamenti e senza arretrare di un millimetro, i tentativi di questo governo neofascista di mettere la museruola al diritto di scioperare e manifestare.
29 ottobre 2025