Lo certifica l'Istat
Quasi 6 milioni di persone in povertà assoluta
Record tra gli operai e i minori e nel Mezzogiorno
Ecco i frutti della politica antipopolare del governo neofascista Meloni
 
Cifre da capogiro: 5,7 milioni di individui, ossia il 9,8 per cento dei residenti, secondo l'Istat, vivono in condizioni di povertà assoluta. Se da un lato questi livelli si avvicinano a quelli registrati due anni fa, dall’altro a spaventare sono invece i dati relativi a stranieri e minori.
Tra quest’ultimi, sono quasi un milione e trecentomila i bambini e i ragazzi che vivono in condizioni di privazione, un numero che rappresenta il punto più alto registrato nell'ultimo decennio. Dati che cambiano a seconda delle regioni: 12,1 per cento al Centro ,16,4 per cento nel Mezzogiorno.
In Italia 2,2 milioni di famiglie si trovano in condizioni di povertà assoluta, e quindi non sono in grado di permettersi le spese minime per condurre una vita accettabile. A certificarlo l’ultimo rapporto Istat sulla povertà relativo all’anno 2024. Livelli in linea con quelli del 2023 anche se nel caso degli stranieri i numeri cambiano.
L'incidenza della povertà assoluta tra le famiglie con almeno uno straniero è pari al 30 per cento, sale al 35 per cento in quelle composte esclusivamente da stranieri.
Secondo l’Istat l’incidenza delle famiglie in povertà assoluta quindi il verificarsi di nuovi casi, si mantiene alta nel Mezzogiorno (10,5 per cento) seguito dal Nord-ovest (8,1 per cento) e dal Nord-est (7,6 per cento). La maggior parte delle famiglie in condizioni di povertà assoluta, è invece ripartita diversamente tra Nord e Sud.(39.8 per cento) nel Mezzogiorno, dato in lieve aumento rispetto al 2023, 44,5 per cento al Nord, il restante nel Centro 15,7 per cento.
Tra le famiglie con una persona di riferimento occupata, l'incidenza di povertà nel caso il lavoratore è dipendente è dell'8,7 per cento. Ma sale fino al 15,6 per cento se si tratta di un operaio. Tra i lavoratori indipendenti la povertà l'incidenza scende al 7,4 per cento tra i lavoratori che non sono imprenditori né liberi professionisti.
Il tasso di povertà scende al 2,9 per cento se chi provvede alla famiglia è un dirigente, quadro o impiegato.
"La povertà assoluta continua a crescere,raggiungendo i livelli più elevati degli ultimi dieci anni - afferma la segretaria confederale della Cgil Daniela Barbaresi che commenta il report diffuso dall'Istat - è diventata ormai una condizione diffusa e sempre più strutturale che riguarda quasi 6 milioni di persone, una su dieci”. Barbaresi sottolinea le responsabilità del governo: "Non solo ha cancellato il reddito di cittadinanza e introdotto uno strumento profondamente ingiusto, l'assegno di inclusione, - ha detto - ma anche nel Piano nazionale degli interventi e dei servizi sociali 2024-2026 conferma un ulteriore e progressivo arretramento del ruolo pubblico".
Occorre abbattere al più presto da sinistra e dalla piazza il nero governo Meloni e lottare per (dal Nuovo Programma d'azione del PMLI-Occupazione e lavoro):
124) Lavoro stabile, a salario intero, a tempo pieno e sindacalmente tutelato per tutti i disoccupati e lavoratori.
125) Piani straordinari urgenti, anche con appositi programmi di formazione professionale, per dare lavoro ai "soggetti più deboli" sul "mercato del lavoro", e cioè a giovani, donne, disoccupati di lunga durata, immigrati, disabili.
126) Assunzione di nuovo personale a tempo indeterminato nel pubblico impiego e nella pubblica amministrazione per reintegrare il turn-over e adeguare gli organici alle necessità di servizio.
127) Assunzione stabile e a salario intero di tutti i lavoratori socialmente utili (Lsu) e i lavoratori di pubblica utilità (Lpu) nella pubblica amministrazione dove sono in servizio.
128) Trasformazione dei contratti di formazione-lavoro in assunzioni a tempo indeterminato dei contrattisti nelle aziende in cui sono impiegati.
129) Blocco delle privatizzazioni nei servizi portuali e a bordo delle navi di linea e piano di assunzioni per chi cerca lavoro nel settore marittimo, senza discriminazioni verso i lavoratori immigrati.
130) Riduzione dell'orario a 35 ore settimanali (7x5) a parità di salario per legge, fin da subito in tutte le aziende, comprese quelle con meno di 15 dipendenti.
131) Divieto di organizzare turni di lavoro oltre le 20 ore per le lavorazioni che non pretendono il ciclo continuo.
132) Per determinate lavorazioni disagiate e organizzate per turni, prevedere la settimana lavorativa di 32 ore e mezza (6,5x5) o di 32 (8x4) a parità di salario.
133) Abrogare tutti i provvedimenti di legge, ivi compreso il pacchetto Treu, che hanno liberalizzato il "mercato del lavoro" e moltiplicato le forme di lavoro precario nel privato e anche nel pubblico impiego: part-time, contratti a termine, contratto formazione-lavoro, lavoro interinale, lavoro "atipico" parasubordinato, Lsu; e che hanno inserito trattamenti economici e normativi differenti, in deroga ai contratti nazionali, quali i "patti territoriali" e i "contratti d'area".
134) Abrogare il decreto legislativo 61/2000 che introduce il part-time flessibile, giornaliero, settimanale e stagionale.
135) Provvedimenti legislativi e di adeguamento delle forze ispettive per scovare (utilizzando anche i dati incrociati di Iva, Inps, Enel), e punire, anche con la carcerazione e la confisca dei beni per i casi più gravi, le aziende che ricorrono al lavoro nero e minorile.
136) Controlli rigorosi da parte di governo, regioni, province e enti locali sulle società e le aziende alle quali vengono assegnati gli appalti pubblici per impedire l'utilizzo di lavoro nero.
137) Divieto di introdurre norme di legge, o anche contrattuali, come l'"arbitrato di equità", che in qualche maniera cancellino le tutele previste nel "licenziamento per giusta causa".
138) Estendere ai lavoratori delle aziende sotto i 15 dipendenti le norme di tutela dello Statuto dei lavoratori.
139) Abrogare le norme di legge finalizzate a privatizzare il collocamento, iniziando con lo smantellamento delle agenzie interinali.
140) Perseguire con sanzioni economiche e il carcere il "caporalato" nell'ingaggio di mano d'opera sottopagata e a nero, specie in agricoltura e in edilizia.
141) Superamento definitivo del vecchio collocamento con un sistema pubblico di avviamento al lavoro, presente in tutto il territorio nazionale, attrezzato con moderne tecnologie per recepire in tempo reale la domanda di mano d'opera, che promuova anche assieme agli enti locali corsi di formazione e di riqualificazione professionale, gestito con la partecipazione diretta dei giovani alla ricerca della prima occupazione, dei disoccupati e delle organizzazioni che li rappresentano.
142) Rapporto di collaborazione e di scambio delle informazioni tra i centri di avviamento al lavoro e il sistema scolastico per favorire l'occupazione degli studenti una volta terminati gli studi.
143) Indennità di disoccupazione pari al salario medio degli operai dell'industria per un periodo non inferiore a tre anni. Tale indennità deve essere estesa anche ai giovani in cerca di prima occupazione ed elargita in accordo con i centri di avviamento al lavoro. In caso di rifiuto di una adeguata offerta di lavoro la suddetta indennità decade.
144) Diritto di ricevere un reddito da parte dello Stato pari alla pensione sociale per gli indigenti privi di risorse proprie che, pur essendo in età lavorativa, sono fuori dal "mercato del lavoro".
145) Mantenimento ed estensione nei settori che ne sono privi dei cosiddetti "ammortizzatori sociali" (cassa integrazione ordinaria e straordinaria, liste di mobilità e prepensionamenti) per difendere i posti di lavoro e contenere i licenziamenti in casi di crisi aziendali.

29 ottobre 2025