SONO DEI CLONI NEOFASCISTI I CANDIDATI NEOPODESTA' A PALERMO
Dal nostro corrispondente di Palermo
Di seguito passiamo in rassegna i candidati alla massima poltrona di Palazzo
dei Normanni, i loro programmi e i loro sponsor per le elezioni comunali
palermitane del 25 novembre prossimo.
Il tracollo del
"centro-sinistra'', l'avvocato Crescimanno e il ruolo di Rifondazione
Il "centro-sinistra'' malamente sconfitto alle elezioni politiche del 13
maggio e alle regionali siciliane del 24 giugno ha avuto grosse difficoltà a
trovare un candidato alla poltrona di sindaco; in poco più di due mesi di
confronto, fra le varie componenti della coalizione, i nomi proposti sono stati
ben ventitre. La candidatura è stata offerta ad Arcuri, ex vicesindaco, a
Luciano Violante, alla Matranga, proveniente dal Polo di Berlusconi, ad
Alessandra Siragusa, ex assessore comunale all'istruzione e persino a Sergio
D'Antoni, che non ha mai nascosto la sua preferenza per la destra, tant'è che,
dopo aver declinato l'invito del "centro-sinistra'', si è apertamente
schierato a sostegno del candidato polista Cammarata.
A dare una mano al "centro-sinistra'' sulla scelta del candidato è stato
l'ex-missino di ferro Salvino Pantuso, uscito da qualche tempo dai ranghi della
destra estrema per avvicinarsi a Leoluca Orlando con il quale si è candidato
alle regionali, perdendo. La scelta è caduta sul perfetto sconosciuto ai
palermitani Francesco Crescimanno. La modalità con cui è avvenuta la scelta
del candidato, con l'aiuto decisivo di un "ex'' fascista, e la mancanza di
un programma serio per affrontare i problemi della città danno la visione
chiara del livello di sfascio a cui è giunto il "centro-sinistra''
palermitano e siciliano. Tutto fa prevedere una terza sonora sconfitta di questa
coalizione, che continua, per tutta risposta alla crisi, a clonare candidati e
programmi su quelli delle destre e ad allontanarsi dalle masse lavoratrici e
popolari.
L'avvocato Crescimanno, pagatissimo professionista del foro palermitano, è da
tempo nel cuore della "sinistra'' radical chic cittadina, essendo stato
avvocato di parte civile nei maggiori processi per mafia degli ultimi anni, ma
è incapace di esprimere un programma che affronti e risolva il disastro
prodotto da otto anni di amministrazione Orlando e undici mesi di
amministrazione Serio. Non appena candidato, Crescimanno si è rivolto ai
politici e all'elettorato di destra rilasciando dichiarazioni di stima nei
confronti di Berlusconi, al quale ha chiesto più volte di essere ricevuto per
sottoporgli il programma della sua coalizione e non nasconde che vorrebbe
l'apprezzamento del neoduce ai suoi punti programmatici.
Dal canto suo, il candidato della "Casa delle libertà'' gli ha ovviamente
suggerito di pensare a farsi ricevere dal leader dello schieramento di
"centro-sinistra''. Nel ridicolo tentativo di piacere alla destra
l'avvocato "antimafioso'' Crescimanno difende il ministro Lunardi passato
alla cronaca per aver sostenuto che "con la mafia bisogna convivere''. Il
ministro in questione sarebbe stato volutamente frainteso e la stampa gli
avrebbe montato contro una campagna denigratoria.
Bisogna notare che nessuno degli schieramenti e dei candidati in campo può
vantare nei programmi una seria attenzione verso la questione delle possibili
infiltrazioni mafiose nell'amministrazione comunale. La situazione è molto
preoccupante, considerata la pioggia di miliardi in appalti previsti dai governi
nazionale e regionale. Già l'esperienza di Orlando si era chiusa con l'oscura
vicenda di compravendite di immobili tra un assessore, Laura Iacovoni Cassarà,
e l'imprenditore Marco Patti indagato perché sospettato di essere prestanome
del boss Antonino Buscemi. Il "centro-sinistra'' cittadino che ha tradito
in ogni modo la buona fede dei palermitani sembra condannato inesorabilmente
alla disfatta e chi può scappa dalla coalizione e crea nuove alleanze. Il
gesuita opportunista Orlando ha voluto sottolineare il suo distacco da coloro
che lo hanno appoggiato per arrivare alla milionaria poltrona di Palazzo dei
Normanni. L'ex neopodestà di Palermo dichiara infatti che non muoverà un dito
a favore della coalizione e intanto i suoi fedelissimi si muovono per sondare
quanto il fascista amico di boss Francesco Musotto, il più quotato alla
poltrona di sindaco, possa fare presa sul loro elettorato. Alcuni tra assessori
ed ex retini hanno addirittura traslocato armi e bagagli nella coalizione che
appoggia Musotto: come dire l'importante per gli orlandiani è vincere. è il
caso di Giuseppe Ferrante, già assessore al traffico con Orlando, e dell'ex
consigliere retino Privitera.
Gli ex orlandiani rimasti fedeli alla coalizione di "centro-sinistra'' non
hanno il coraggio di denunciare apertamente le manovre dei retini a favore di
Musotto, tant'è che il ruolo di leader del "centro-sinistra'' al
parlamento siciliano rimane senza contestazioni all'ex sindaco di Palermo.
Rifondazione trotzkista, una delle forze politiche che ha appoggiato
l'amministrazione Orlando, non ha il coraggio di fare una critica seria a questo
"centro-sinistra'' e nelle sue scelte si conferma una forza opportunista e
legata soltanto ad interessi di poltrona. Inizialmente il partito di Bertinotti,
viste le continue liti nella coalizione e l'incapacità di formulare un
programma, si era tirato fuori dallo schieramento candidando a sindaco l'ex
magistrato ed europarlamentare Giuseppe (Peppino) Di Lello. Dopo pochi giorni la
protesta è rientrata e dietro promessa di un posto in giunta comunale
Rifondazione ha rinunciato al proprio candidato. Nessuna critica è venuta circa
la presenza nella coalizione di "centro-sinistra'' di fascisti,
berlusconiani, ecc., né sul programma di Crescimanno tutto proteso alle
esigenze della ricca borghesia palermitana, né sui propositi di privatizzare
alcuni dei servizi forniti dal comune e neanche sulle simpatie berlusconiane di
Crescimanno.
Nel paragrafo sul lavoro il candidato del "centro-sinistra'' affronta in
maniera superficiale la condizione delle masse lavoratrici accennando con
noncuranza allo stato di crisi delle maggiori aziende metalmeccaniche della
città e alla situazione degli Lsu, senza riuscire a dare una proposta per
risolvere i gravi problemi che affliggono le masse lavoratrici e popolari della
città. Diventa invece preciso quando si tratta dei vantaggi alle aziende, della
privatizzazione dei servizi comunali, ecc.
Rifondazione all'indomani della disfatta alle elezioni siciliane fece
"autocritica'', per bocca dell'allora segretario regionale Forgione,
sostenendo di mirare ad un recupero del legame con le masse e invece ancora una
volta il partito di Bertinotti si è legato ad un'accozzaglia di arrivisti
fascisti e berlusconiani.
Il "centro-destra'':
Cammarata e Musotto
Anche la destra ha una quantità di problemi interni non indifferente. La
campagna elettorale si sta svolgendo in un clima di veleni e scontri tra i
berlusconiani. Francesco Musotto che non è stato candidato dal Polo ha deciso
di autocandidarsi in opposizione a Diego Cammarata, candidato ufficiale
forzista, cosicché i palermitani hanno ben due cloni di Berlusconi tra cui
"scegliere'' (ovviamente senza contare il candidato del
"centro-sinistra'' Crescimanno).
Il potente Musotto, presidente della provincia, non si è lasciato mettere da
parte dal caporione forzista Gianfranco Micciché che gli ha preferito un uomo
meno conosciuto agli elettori di destra, ma suo fedelissimo, Cammarata. La posta
in gioco è importante, nei prossimi mesi Palermo sarà al centro della pioggia
di miliardi di investimenti promessi dal neoduce Berlusconi e dalla giunta
regionale capeggiata da Cuffaro. Si prevedono soldi per la ristrutturazione del
porto, dell'aereoporto, della rete ferroviaria, ecc. Chi gestirà la città
avrà la possibilità di orientare gli investimenti pubblici relativi al nuovo
Piano regolatore generale (Prg) e al nuovo piano commerciale.
La destra cittadina si è già distinta per una particolare attenzione nei
confronti del Prg. Gli emendamenti al piano di recupero del centro storico della
città, presentati dall'ex capogruppo di FI al consiglio comunale, Giovanni
Mercadante, adesso deputato regionale, sarebbero stati concordati con Marco
Patti, imprenditore indagato per concorso in associazione mafiosa, indicato come
prestanome del boss Buscemi. Lo sostiene il rapporto dei carabinieri depositato
agli atti del processo sulla misura di prevenzione patrimoniale per Buscemi e
Patti. Dall'indagine dei carabinieri si evince che anche Micciché ha avuto
contatti con Patti.
Il candidato imposto dal viceministro Micciché è l'"insignificante'' e
maneggevole Cammarata. Avvocato cassazionista, docente all'università di
Palermo ed esponente della ricca borghesia cittadina, il neofascista Cammarata
è buono per tutte le stagioni; ha fatto carriera politica gestendo lo Iacp
palermitano durante l'amministrazione Orlando e continuando a gestirlo sotto il
commissario Serio. La sua incapacità risulta evidente dal fatto che non è
riuscito a risolvere l'annoso problema della carenza di alloggi e ha lasciato la
poltrona di presidente dello Iacp palermitano con un buco di ben 550 miliardi.
Il fantoccio di Micciché secondo i sondaggi ha poche probabilità di diventare
sindaco e anche se riuscisse a passare un eventuale primo turno contro Musotto,
i voti di molti orlandiani si orienterebbero su quest'ultimo.
L'improponibile Musotto è nipote di Francesco, prefetto di Palermo dal 10/9/43
al marzo '44, e figlio di Giovanni ricco penalista e docente universitario, ha
alle spalle una vicenda poco chiara di rapporti con i principali boss mafiosi
della città. Come esponente di Forza Italia proveniente dalle file del PSI è
stato presidente della provincia di Palermo e deputato europeo. Massone,
avvocato di terroristi come Curcio e Toni Negri, nonché dei "Nap'' e di
boss di primo piano in "Cosa nostra'' come Raffaele Ganci, mafioso della
famiglia della Noce, alleata di Riina, come i fratelli Graviano, organizzatori
delle stragi del 1993 e Salvatore Sbeglia, fornitore del telecomando utilizzato
per la strage di Capaci, l'8 novembre 1995 viene arrestato a Palermo. Qualche
giorno dopo l'arresto Forza Italia organizza davanti al palazzo di giustizia una
manifestazione di protesta contro i magistrati della Procura palermitana. In
prima fila l'attuale nemico acerrimo di Musotto, Micciché, che allora si
dichiarava "orgoglioso di essere amico di Musotto'', e anche l'attuale
ministro per gli Affari regionali Enrico La Loggia.
Francesco Musotto, insieme al fratello Cesare, era accusato di aver fornito
assistenza ai latitanti di "Cosa nostra'', di aver passato loro notizie
riservate sui provvedimenti giudiziari, di aver dato ospitalità, nel giugno
1993, nella villa di famiglia a Pollina, al più sanguinario dei killer
corleonesi, Leoluca Bagarella. Il processo di primo grado si concluse il 4
aprile 1998, con l'assoluzione dall'accusa di concorso esterno in associazione
mafiosa. La sentenza sostiene che l'allora latitante Bagarella fu effettivamente
ospite di casa Musotto e condanna il fratello Cesare. Si ritiene tuttavia che
l'accusa non avesse presentato elementi sufficienti a dimostrare che di
quell'ospitalità era a conoscenza anche Francesco, che dunque viene assolto.
Il 25 maggio 1998 Francesco Musotto viene rieletto a presidente della provincia
per il partito del neoduce.
Adesso, se Musotto vincerà le elezioni, la città avrà un sindaco la cui
famiglia ospita in casa boss e killer della mafia. Questo è l'uomo con cui si
sono schierati alcuni dei fedeli di Orlando, mentre Rifondazione tace in maniera
indegna.
La lista civica di Mancuso
Carmine Mancuso è una vecchia conoscenza dei palermitani che hanno avuto modo
di constatare i suoi continui cambiamenti di casacca. Nel 1991 è uno dei cinque
firmatari, insieme a Leoluca Orlando, del manifesto costitutivo del movimento
"La Rete''. Nel '95 abbandona Orlando e si candida nelle liste di Forza
Italia divenendo senatore della repubblica. Fondatore del "Coordinamento
antimafia'' si fa conoscere per la sua interpretazione autoritaria della lotta
alla mafia. Con i suoi compari Orlando, Nando Dalla Chiesa e i padri gesuiti
Pintacuda e Sorge, si impadronisce del movimento antimafia e sferra duri colpi
alla componente democratica e popolare del movimento, attraverso posizioni e
proposte di stampo fascista, come la militarizzazione del territorio.
L'"antimafioso'' Mancuso finisce poi per candidarsi nel partito del
plurinquisito Berlusconi, che usa ospitare a casa sua affiliati della mafia come
Mangano. Uscito da Forza Italia, tenta ora la scalata alla poltrona di Sale
delle Lapidi.
Anche nei suoi interventi, come in quelli degli altri aspiranti sindaci, sono
scomparsi riferimenti alla lotta alla mafia. L'imbroglione Mancuso nella sua
campagna elettorale sta sfruttando la disperazione dei disoccupati e delle
famiglie povere dei quartieri popolari, promettendo a destra e manca lavoro,
sussidi, ecc. Come punto di forza del suo programma prevede l'assunzione di
tremila vigili urbani e l'istituzione del vigile di quartiere, che abbia come
compito quello di sorvegliare le scuole per rendere operativo un piano
antipedofilia. Mancuso in decenni di militanza "antimafiosa'' non sembra
aver capito che la piaga della vendita dei bambini nei quartieri popolari e il
traffico di immagini pornografiche di minori sono gestite dalla criminalità
organizzata contro la quale è inutile il vigile o il poliziotto di quartiere
che servirebbero solo ad incrementare la militarizzazione del territorio e
quindi l'oppressione fascista della popolazione.
La lista civica di Miranda
Roberto Miranda è un "sindacalista'' di estrema destra. Nel febbraio 2001
fonda il "Movimento Italia Sociale'' (MIS) con il quale si presenta alle
amministrative. A differenza dei candidati sindaci delle altre coalizioni
Miranda è un fascista consapevole della sua essenza. Non nasconde le sue
simpatie per il nero ventennio mussoliniano e per la repubblichina delle
canaglie filonaziste di Salò, che sul sito dell'associazione culturale del MIS
vengono considerati come momenti storici di riferimento per il popolo italiano.
Miranda è una vera e propria caricatura del fascista con velleità da
crocerossino che sfoga in una sorta di "impegno sociale'' paternalista e
populista nei quartieri proletari palermitani. Tra i suoi punti di riferimento
"culturali'' c'è addirittura l'ideologia peronista. Sul sito del MIS sono
pubblicate le foto dei filonazisti coniugi Peron, protettori di macellai delle
SS, mentre celebrano la giornata del bambino povero (!). Il candidato Miranda ha
dichiarato in campagna elettorale: "Il mio programma vuole essere una sorta
di peronismo palermitano''. Nella testa malata di questo fascista imbevuto della
feccia "culturale'' di destra, le masse popolari palermitane appartengono
ad una sorta di specie submana e devono essere rieducate ai valori propri della
natura umana attraverso il suo intervento emancipatore di filantropo illuminato.
Ma la bontà che Miranda ha riversato sui più "poveri'' e
"sfortunati'' di Palermo ha un prezzo, infatti in campagna elettorale ha
dichiarato: "dopo tutto quello che ho fatto per i palermitani mi merito una
ricompensa'', cioè in poche parole gli elettori dovrebbero mandare questo
nazifascista a governare la città.
Miranda viene fuori dal Movimento Sociale Italiano. Nel 1969 si iscrive alla
organizzazione giovanile del partito, "Giovane Italia'', di cui diventa nel
giro di qualche anno dirigente. Fedelissimo del fucilatore di partigiani Giorgio
Almirante, negli anni '80 è più volte candidato nelle file del MSI alle
amministrative, alla Camera e alle elezioni Regionali. Negli anni '90 dopo la
rottura col MSI, fonda il movimento politico "Alleanza Popolare''.
Questi sono i candidati a neopodestà di Palermo, come si può ben capire
nessuno di questi fascisti dichiarati o meno merita un solo voto dai
palermitani.
Organizziamoci fuori e contro le istituzioni borghesi in camicia nera nelle
Assemblee popolari e nei Comitati popolari, fondati sulla democrazia diretta.
Strappa Palermo al capitalismo, alla mafia e alle bande di destra e di
"sinistra'' della borghesia. Astieniti (non votare, vota nullo o bianco).
7 novembre 2001
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