Dai parlamentari clerico-fascisti

BOCCIATA LA FECONDAZIONE ARTIFICIALE ETEROLOGA. RITORNO AL MEDIOEVO

 

Sulla fecondazione assistita il parlamento della seconda repubblica ha scritto la sua ennesima pagina nera. Mercoledì 3 febbraio una trasversale coalizione clerico-fascista ha bocciato alla Camera l'articolo 4 che ammetteva la fecondazione artificiale "eterologa", quella cioè che utilizza gameti maschili o femminili di donatori esterni alla coppia, lasciando in piedi solo la fecondazione "omologa", quella cioè all'interno della coppia.
La votazione è avvenuta a scrutinio segreto. Secondo le indicazioni di voto hanno votato no alla fecondazione "eterologa" 251 deputati di AN, Forza Italia (a parte una manciata di parlamentari di provenienza liberale), CCD, PPI, UDR, minoranze linguistiche, alcuni esponenti del gruppo misto, Prodi e la componente dei "Cristiano sociali" dei DS. I voti a favore della fecondazione "eterologa" sono stati 215.
Solo a questo punto la "sinistra" del regime ha cercato di correre ai ripari arenando la discussione parlamentare della legge attraverso le dimissioni della sua relatrice, la diessina Marida Bolognesi. Il testo così dovrà tornare in commissione affari sociali che ha già nominato, su proposta della stessa Bolognesi, presidente della commissione, un nuovo relatore, il leghista Alessandro Cè.
Il blocco della legge ha fatto sì che non giungesse in votazione l'articolo 5 che permetteva alle coppie di fatto di usufruire delle tecniche di fecondazione artificiale già oggetto di una pioggia di emendamenti. L'esito della votazione era a quel punto scontato e sicuramente sarebbe passato il divieto alle coppie di fatto di ricorrere alla fecondazione assistita.
Già il giorno prima si era verificato un fatto gravissimo. Erano stati infatti approvati i primi tre articoli della legge compreso un emendamento del leghista Cè, identico a quello di esponenti di AN, che introduceva nell'ordinamento il diritto del "concepito", prima riservato solo al nascituro. Il testo risultava così riscritto: "La presente legge disciplina le tecniche di procreazione medicalmente assistita (...) tutelando il diritto dei soggetti coinvolti, in particolare del concepito". Lo stesso leghista aveva chiarito la portata di questo voto: "Il nostro emendamento rivoluziona tutto il discorso legato ai diritti dell'embrione. Introduce il diritto soggettivo del concepito. Questo significa che l'embrione ha gli stessi diritti del bimbo appena nato. Le conseguenze di questa modifica saranno enormi". Con chiaro riferimento alla stessa legge sull'aborto.
In sostanza, la legge che doveva semplicemente regolamentare l'uso delle tecniche di riproduzione assistita che attualmente sono in completa balia della speculazione privata, riconoscere il diritto di usufruire di tale tecniche nelle strutture pubbliche e salvaguardare la salute delle donne e dei nascituri, è divenuta al contrario uno strumento per sancire giuridicamente ciò che di più retrogrado e oscurantista la Chiesa cattolica va dettando in materia di vita umana, riproduzione, sessualità e famiglia. Un vero e proprio ritorno al Medioevo nel campo della morale e dell'etica e nella stessa concezione confessionale dello Stato e del diritto. Non a caso l'esito parlamentare è stato accolto con entusiasmo da parte dei vescovi. L'agenzia della Conferenza episcopale italiana, la Sir, forte della nuova maggioranza trasversale compattata col voto sulla fecondazione, ha invitato a proseguire in questa crociata clerico-fascista sottolineando che ora i "cattolici sono chiamati a operare oltre gli steccati" anche su altri temi, per esempio la scuola.


LE RESPONSABILITA' DELLA "SINISTRA" DEL REGIME

Le responsabilità della "sinistra" del regime in questa vicenda sono enormi.
Innanzitutto la proposta di legge predisposta dall'ex femminista, ex demoproletaria, ex PRC e ora diessina Marida Bolognesi, era già frutto di ampie e scandalose concessioni alla destra e alle forze cattoliche interne ed esterne alla maggioranza. Cosicché il testo approvato in commissione era già in partenza fortemente restrittivo e punitivo. Esso infatti vietava il ricorso alla fecondazione artificiale alle persone singole e alle donne sopra i 52 anni, l'inseminazione "MDBR+post mortem"MDNM+ (l'inseminazione delle donne col seme del marito dopo la sua morte), il ricorso alla "maternità surrogata" (ai cosiddetti "uteri in affitto"), le sperimentazioni sugli embrioni, la clonazione umana. Per quanto riguarda la stessa fecondazione "eterologa", essa era prevista solo come possibilità estrema. Mentre per le coppie di fatto si prevedeva che esse fossero "stabili" da almeno due anni.
Come era prevedibile tali concessioni non sono affatto bastate a soddisfare gli appetiti del Vaticano e della destra neofascista, anzi hanno loro spianato la strada. Ed è stato proprio il caporione fascista Fini a lanciare l'assalto alla legge intervenendo sulle pagine del "Corriere della Sera" del 2 febbraio, in concomitanza con l'apertura della discussione parlamentare, per tuonare contro la fecondazione "eterologa" e le coppie di fatto e annunciare, in nome della stessa Costituzione, la battaglia di AN e del Polo in difesa della vita umana "fin dal concepimento" e della "famiglia naturale" sancita dal matrimonio.
Ma nemmeno di fronte a questa aperta dichiarazione di guerra, la "sinistra" del palazzo si è scomposta, anzi ha continuato a invocare il dialogo e la mediazione e si è rifugiata opportunisticamente nella "libertà di coscienza" dei propri parlamentari.
D'Alema in prima persona si era preoccupato di assicurare la "neutralità" del suo governo rifiutandosi di porre veti alle forze che compongono la sua maggioranza. La mattina del 3 febbraio, dai microfoni di "Radio anch'io", ha infatti sostenuto che "I governi non si fondano sulla fecondazione assistita. Su temi di questo tipo non dico ogni gruppo, ma ogni singolo deputato deve votare secondo coscienza". Un intervento che gli è valso l'apprezzamento dei vescovi che ne hanno lodato la "saggezza".
Occorre ricordare peraltro che lo stesso D'Alema, incontrando l'Associazione delle famiglie il 22 giugno scorso, si era dichiarato personalmente contrario alla fecondazione "eterologa" perché "in questo caso non c'è pari responsabilità tra uomo e donna nei confronti della vita". Così come non si possono scordare le gravissime affermazioni contenute nella lettera di D'Alema a "Famiglia cristiana" del 4 novembre scorso con le quali il capofila dei rinnegati aveva sposato nell'essenza i dogmi del papa nero Wojtyla e della chiesa cattolica sulla famiglia, la maternità, gli embrioni e l'aborto.
Il riconoscimento al papa e alla chiesa cattolica di un primato in campo etico e morale, sancito anche dal recente incontro di D'Alema con Wojtyla in Vaticano, primato che in una certa misura gli viene riconosciuto anche dallo stesso neorevisionista e trotzkista Bertinotti, sta spianando una vera autostrada al pieno recupero da parte delle autorità ecclesiastiche di quell'egemonia culturale e politica sulle masse popolari italiane fortemente messa in discussione nei decenni passati.


SANCITI I DOGMI CATTOLICI

Inutile dire quale importanza rivestono per il papa e la chiesa cattolica il tema dell'"inizio della vita umana" e della fecondazione artificiale. Se alla fine la legge arrivasse in porto così com'è stata emendata, per la prima volta verrebbe riconosciuto senza alcun fondamento scientifico lo stato giuridico dell'embrione. Verrebbe in sostanza riconosciuto giuridicamente il dogma cattolico che la vita umana inizia fin dal "concepimento". Per la dottrina cattolica la vita umana è l'unità dello spirito e del corpo, tuttavia mai potrà portare prove scientifiche dell'esistenza dell'"anima" nell'embrione e nel feto dal momento che tale esistenza anche nell'essere già nato è accettata in quanto atto di fede. è dunque gravissimo che lo Stato assuma un punto di vista prettamente metafisico e dogmatico per stabilire i soggetti dei diritti. Tanto più che nella legge si specifica di voler tutelare i diritti "in particolare del concepito" il che significa che si considera l'embrione il soggetto più debole e quindi più necessario di tutela rispetto agli altri soggetti coinvolti a cominciare dalla madre. Questa sanzione giuridica renderebbe inevitabile la tanto invocata revisione restrittiva della legge sull'aborto che a quel punto sarebbe considerato a tutti gli effetti un assassinio e, per coerenza, esso dovrebbe essere proibito persino quando in gioco vi è la vita della donna.
Le norme poi sul divieto della fecondazione "eterologa" e alle coppie di fatto rispondono alla necessità di preservare dei cardini fondamentali della dottrina cattolica. Gli sviluppi delle conoscenze, delle tecniche e delle applicazioni di fecondazione assistita rappresentano infatti un pericolo mortale per il dogma stesso della creazione divina.
Secondo la dottrina cattolica l'unica riproduzione lecita e moralmente legittima è quella fra coniugi nell'ambito del matrimonio "consacrato". L'uomo e la donna "consacrati" dal matrimonio sono infatti gli unici chiamati a partecipare all'opera creatrice voluta e determinata da dio, ossia da un essere considerato trascendente e a loro superiore. Insomma è dio il padrone della vita e della morte e gli uomini e le donne, una volta ricevuti i "sacramenti" sponsali, possono solo collaborare al "mistero della vita". Per nessuna ragione la Chiesa può quindi ammettere che la riproduzione della specie umana possa avvenire con l'intervento diretto e secondo l'arbitrio dell'uomo, che essa possa avvenire anche al di fuori del matrimonio e dello stesso corpo umano, che possa esistere sessualità separata dalla "riproduzione" e viceversa. Per questo essa rifiuta totalmente la fecondazione assistita, anche quella "omologa" e tanto meno può accettare quella "eterologa" che scardina oltre al dogma della "creazione" anche quello della fedeltà maritale e del patto sponsale. è insomma l'intera concezione della famiglia cattolica che verrebbe messa in discussione.
Una concezione che è stata fatta propria dal sistema capitalistico italiano che ha addirittura posto la famiglia cattolica a fondamento della sua carta costituzionale e quale base della sua organizzazione economica e sociale. Salvaguardando la famiglia tradizionale fondata sul matrimonio, in sostanza, il sistema capitalistico, il suo parlamento e il suo governo, non fanno altro che difendere l'attuale ordine economico, sociale e politico e preservare la propria egemonia sulle masse popolari condizionandone le coscienze, i comportamenti e la vita intera.


DUE CONCEZIONI CONTRAPPOSTE

La posta in gioco è molto alta. Ed è quanto mai necessario e urgente impugnare il materialismo dialettico e la concezione proletaria del mondo per combattere e sconfiggere la crescente egemonia dell'ideologia cattolica e oscurantista, emancipare e far progredire le coscienze sociali e politiche, liberare la scienza dalle catene del dogmatismo e della metafisica.
E' evidente che sulla questione della fecondazione assistita, come su tutto, si scontrano due concezioni diametralmente opposte e rispondenti a interessi di classe inconciliabili. Da una parte la concezione idealistica e metafisica del mondo, della vita e della famiglia e dall'altra quella materialistica dialettica e scientifica, da una parte c'è quella borghese, sia nella sua variante cattolica che in quella liberale, e dall'altra c'è quella proletaria.
La posizione dei marxisti-leninisti sulla fecondazione assistita è diametralmente opposta sia a quella confessionale e dogmatica della Chiesa e della maggioranza del parlamento, sia a quella di stampo liberale a cui nella sostanza si rifanno le forze politiche, a destra come a "sinistra" del regime, che blandamente vi si oppongono.
Siamo disposti a fare fronte unito con chiunque intenda contribuire a impedire che il nostro Paese ripiombi in pieno Medioevo e a difendere i diritti civili delle masse femminili e popolari. Tuttavia la nostra posizione non potrà mai essere ispirata da una visione liberale e individualistica secondo cui la questione centrale è la libertà di scelta dei singoli che in realtà significa lasciare il potere in mano al libero mercato capitalistico, garantire i diritti di chi ha già i mezzi economici per comprarsi in Italia o all'estero ciò di cui ha bisogno, e lasciare senza diritti e garanzie chi tali mezzi non li ha.
Ciò che ci ispira sono la difesa degli interessi collettivi e l'affermazione dei diritti sociali delle masse lavoratrici e popolari. Per noi la sterilità è una patologia come qualsiasi altra, pertanto chiediamo che essa venga curata gratuitamente nelle strutture pubbliche senza alcuna limitazione di sorta e sottratta alla speculazione dei centri privati. In quest'ambito il divieto alla fecondazione assistita "eterologa" o alle coppie di fatto, ma anche alle persone singole o vedove, rappresenta un'inaccettabile negazione del diritto universale alla salute che non può certo essere subordinato allo stato civile dei soggetti.
Peraltro non siamo nemmeno d'accordo sull'uso improprio del termine "eterologa" che in medicina significherebbe la fecondazione con il seme di un'altra specie. Biologicamente infatti non vi può essere alcuna distinzione fra i due tipi di fecondazione e il ricorso ai termini "omologa" e "eterologa" sottointende un giudizio di illecità di quest'ultima.
Crediamo che nessun vincolo vada posto alla ricerca e agli interventi in campo biomedico che abbiano come fine lo sviluppo della conoscenza scientifica e del controllo della donna e degli uomini sulla propria riproduzione. Siamo consapevoli che la ricerca e la sperimentazione sull'ingegneria genetica e sugli embrioni espone al rischio di manipolazioni e di usi non leciti, speculativi se non addirittura dannosi per l'intera società. Questo non è tuttavia un motivo sufficiente per impedire la ricerca e la sperimentazione scientifica in questo campo.
Non è la ricerca scientifica in sé che è negativa. Tutto dipende dagli interessi che la scienza serve e soprattutto dalla classe che possiede il potere politico ed economico e di conseguenza quello scientifico. Ogni progresso scientifico può rappresentare in regime capitalistico e imperialistico, dove la legge suprema è quella del massimo profitto e del dominio del più forte sul più debole, un pericolo per il proletariato e le masse sfruttate e può essere oggetto di speculazioni economiche e strumento di oppressione. Ciononostante è indiscutibile che la sperimentazione scientifica è un fattore determinante dell'incessante progresso dell'umanità, parte integrante di quello sviluppo costante dal regno della necessità al regno della libertà che caratterizza la storia dell'intera umanità.
Nell'immediato occorre che il proletariato e le masse popolari ispirati dalla propria concezione del mondo si battano attraverso la lotta di classe per imporre per quanto è possibile alla classe dominante borghese un uso non nocivo della ricerca scientifica nella prospettiva di porla completamente al servizio dell'umanità una volta che il potere politico sarà saldamente in mano alla classe operaia.