Nel suo libello "Memoria e identità" Il papa nero Wojtyla attacca il comunismo equiparandolo al nazismo e al male Esultano i fascisti e i falsi comunisti Le anticipazioni date alla stampa dalla casa editrice Rizzoli il 6 ottobre alla Fiera del libro di Francoforte sulla nuova opera del papa nero Wojtyla, un libello di centoquaranta pagine dal titolo "Memoria e identità - Conversazioni a cavallo dei millenni" che sarà pubblicato nei primi mesi del 2005, hanno fatto esultare tanto i fascisti che i falsi comunisti. Motivo? Wojtyla si arroga il diritto-dovere di rileggere e interpretare due secoli di storia europea, lasciando in dote al mondo intero la sentenza divina: il comunismo è il male assoluto dell'umanità, come il nazismo. Una tesi che il papa più anticomunista che la storia ricordi snocciola, avvalendosi delle classiche elucubrazioni da sempre cavallo di battaglia della borghesia e della reazione, pregne di falsità storiche. A questo nuovo affondo papale la stampa della destra e della "sinistra" del regime neofascista ha reagito stomachevolmente all'unisono: se per il fogliaccio fascista "Secolo d'Italia" il papa "rompe il muro dell'ipocrisia" e dà una "riflessione controcorrente su nazismo e comunismo", "Liberazione", "il manifesto" e "l'Unità" non hanno trovato altro che titolare in maniera pressoché identica sul "comunismo male necessario". Hanno cioè offerto le proprie colonne agli sproloqui papali senza un minimo di critica, senza stroncare come avrebbero dovuto fare la criminale equazione comunismo e nazismo. L'ulivista "la Repubblica" si è spinta addirittura più avanti, dedicando al nuovo libro-testamento di Wojtyla il fondo dell'edizione del giornale e ben due pagine interne. Il punto cruciale del libro sta nel terzo capitolo, dove Wojtyla parla del "limite imposto al male nella storia dell'Europa": "Mi è stato dato di fare esperienza personale della realtà delle 'ideologie del male' - scrive il papa nero -. è qualcosa che resta incancellabile nella mia memoria. Prima ci fu il nazismo. Quello che in quegli anni si poté vedere era già cosa terribile. Ma molti aspetti del nazismo, in quella fase, di fatto rimasero nascosti. La reale dimensione del male che imperversava in Europa non fu percepita da tutti, neppure da quelli tra noi che vivevano al centro stesso di quel vortice". (Forse una maldestra giustificazione dello sporco ruolo della Chiesa che coprì e in parte appoggiò per un certo periodo sia il fascismo che il nazismo in funzione anticomunista e antisovietica?, ndr). "Vivevamo - continua Wojtyla - sprofondati in una grande eruzione di male. Sia i nazisti durante la guerra che, più tardi, nell'Est dell'Europa i comunisti, cercavano di nascondere dinanzi all'opinione pubblica ciò che facevano. Per lungo tempo l'Occidente non volle credere allo sterminio degli ebrei. Neppure in Polonia si sapeva tutto su ciò che i nazisti avevano fatto e facevano ai polacchi, né su quanto i sovietici avevano fatto agli ufficiali polacchi a Katyn". Un'analisi ignobile e falsa che mette sullo stesso piano gli aggressori e sterminatori nazisti e i liberatori sovietici. Wojtyla mente, ma sa bene che il massacro di Katyn fu opera dei nazisti e non certo dei comunisti sovietici. Del resto se non fosse stato per l'Urss di Stalin che liberò il suo paese il papa polacco difficilmente avrebbe avuto l'opportunità di sedere sul seggio pontificio. "Più tardi - prosegue l'attacco del papa nero al comunismo -, ormai dopo la guerra, pensavo tra me: il Signore Dio ha concesso al nazismo dodici anni di esistenza e dopo dodici anni quel sistema è crollato. Si vede che quello era il limite imposto dalla Divina Provvidenza a una simile follia. Se il comunismo è sopravvisuto più a lungo e se ha ancora dinanzi a sé, pensavo allora tra me, una prospettiva di ulteriore sviluppo, deve esserci qualche senso in tutto questo. Si aveva allora la netta sensazione che i comunisti avrebbero conquistato la Polonia e sarebbero andati oltre, nell'Europa occidentale, proiettandosi alla conquista del mondo. Dopo la vittoria nella seconda guerra mondiale sul nazismo, infatti, i comunisti si accingevano con sfrontatezza ad impadronirsi del mondo e, in ogni caso, dell'Europa. All'inizio ciò portò alla ripartizione del Continente in sfere d'influenza. Fu questo l'accordo raggiunto nella Conferenza di Yalta del febbraio 1945, un accordo solo apparentemente rispettato dai comunisti, che lo trasgredirono di fatto in vari modi". Altre falsità storiche. Wojtyla sposa la subdola e mistificante campagna propagandistica dell'imperialismo occidentale volta a far credere che Stalin, a partire dalla Conferenza di Jalta, avrebbe preteso una spartizione dell'Europa di tipo imperialista tra le potenze vincitrici. In realtà furono proprio le potenze capitalistiche, Stati Uniti in testa e la Gran Bretagna con essi, che, per soddisfare le loro ambizioni imperialistiche e le loro brame di dominio sul mondo, violarono e denunciarono gli accordi da loro liberamente sottoscritti volti ad assicurare un'effettiva uguaglianza tra i popoli e il loro diritto ad essere liberi artefici del proprio destino. Così essi stracciarono anche ogni loro impegno volto a sradicare il fascismo, con l'appoggio incondizionato della Chiesa, vero Wojtyla?, assicurare al mondo una pace durevole e promuovere una politica di cooperazione tra tutti gli Stati, anche a diverso regime economico e sociale. Ma andiamo avanti. "Per me, allora, - insiste il papa polacco - fu subito chiaro che ciò sarebbe durato per un tempo molto più lungo di quello nazista. Quanto lungo? Era difficile prevederlo. Ciò che veniva fatto di pensare era che quel male fosse in qualche modo necessario al mondo e all'uomo. Succede, infatti, che in certe concrete situazioni dell'esistenza umana il male si riveli in qualche misura utile. Utile in tanto in quanto crea occasioni per il bene". Il comunismo insomma come una vera e propria incarnazione e quintessenza del male. Che Wojtyla lasci pure questo testamento politico. Nella galleria storica degli anticomunisti otterrà un posto di riguardo. Tuttavia è bene precisare che quello che ha contribuito a far crollare il papa nero non è il comunismo bensì i regimi revisionisti dell'Est che col socialismo e il comunismo non avevano più niente da spartire. Può dipingerlo da diavolo e paragonarlo criminalmente al nazismo; ma non sarà certo un papa, pur nero che sia, a cancellare dalla storia dell'umanità l'ideale del comunismo, quello autentico di Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao, nonché la lotta di classe e l'aspirazione mai sopita del proletariato internazionale e dei popoli a battersi per una società senza più sfruttati e oppressi, il socialismo. 13 ottobre 2004 |