Coraggioso e franco intervento del presidente della Repubblica islamica dell'Iran alla Conferenza dell'Onu sul razzismo e la xenofobi (Grazie Ahmadinejad)
Ahmadinejad: "Israele è il regime più crudele e razzista del mondo"
Vergognoso boicottaggio della Conferenza dei paesi più stretti alleati e protettori dei sionisti tra cui l'Italia di Berlusconi e gli Usa di Obama "il sionismo mondiale personifica il razzismo"
Fra i primi interventi alla Conferenza sul razzismo, la discriminazione razziale e la xenofobia, promossa dalle Nazioni Unite e aperta il 20 aprile a Ginevra, registriamo con piacere quello di Mahmoud Ahmadinejad, il presidente della Repubblica islamica dell'Iran che con un discorso coraggioso e franco ha denunciato con forza il razzismo del regime sionista. Un intervento apprezzato dalla maggioranza dei paesi partecipanti alla Conferenza; attaccato e dileggiato dai sionisti, dai loro alleati e protettori imperialisti e da un vergognoso coro che in molti casi come in Italia ha unito l'informazione di destra a quella di "sinistra", da Il Giornale e La Nazione a Liberazione. Al punto che il quotidiano dei falsi comunisti titolava con le stesse parole de La Nazione.
"Dopo la fine della Seconda guerra mondiale - ha detto Ahmadinejad - gli alleati sono ricorsi all'aggressione militare per privare della terra un'intera nazione, sotto il pretesto della sofferenza degli ebrei. Hanno inviato immigrati dall'Europa, dagli Stati Uniti e dal mondo dell'Olocausto per stabilire un governo razzista nella Palestina occupata. Come compensazione per le atroci conseguenze del razzismo in Europa, hanno appoggiato l'ascesa al potere del regime razzista più crudele e repressivo in Palestina".
Una denuncia anticipata il giorno precedente, nell'incontro avuto col presidente svizzero Hans Rudolf Merz, quando aveva definito la politica sionista "la più orribile manifestazione del razzismo". E successivamente, in conferenza stampa, ha ribadito che "il sionismo mondiale personifica il razzismo".
"È necessario mettere fine agli abusi dei sionisti e di chi li sostiene", ha proseguito nel suo intervento a Ginevra il presidente iraniano, "si devono aiutare e incoraggiare i governi a sradicare questo barbaro razzismo". Ha inoltre definito "arrogante ed egoista" il boicottaggio della Conferenza da parte di diversi paesi occidentali. Ha tra l'altro accusato "gli stati occidentali di essere rimasti in silenzio di fronte ai crimini commessi a Gaza" e sostenuto che occorre "rivedere le organizzazioni internazionali e il loro modo di lavorare", due passaggi sottolineati dagli applausi della platea.
L'intervento del presidente iraniano ha sollevato l'ira rabbiosa dei sionisti di Tel Aviv. Prontamente appoggiati dal coro dei loro protettori imperialisti che è stato aperto dall'ambasciatore aggiunto degli Stati Uniti presso l'Onu e chiuso dal commento del ministro degli Esteri italiano Franco Frattini che ha travisato volutamente le parole del presidente iraniano definendole un incitamento "all'odio contro gli ebrei" e chiesto una nuova conferenza contro il razzismo per dare "vero slancio alla lotta al razzismo ed a tutte le forme di intolleranza e discriminazione", tacendo ovviamente sui crimini dei boia sionisti contro il popolo palestinese. L'Italia di Berlusconi è stata tra i più attivi nel promuovere il boicottaggio della conferenza Onu e coprire le spalle ai boia sionisti.
A favore di Tel Aviv si è espresso anche il segretario generale dell'Onu Ban Ki moon che, pur difendendo i lavori della Conferenza, ha deplorato l'utilizzo da parte del presidente iraniano della platea di Ginevra "per accusare, dividere e anche provocare", giudicando le sue proposte come "opposte agli obbiettivi di questa conferenza" contro il razzismo.
Durante l'intervento di Ahmadinejad gli ambasciatori dei 23 paesi dell'Unione europea hanno lasciato la sala in segno di protesta. Sono poi rientrati per partecipare ai lavori salvo quello della Repubblica Ceca che si è unito alla fine al vergognoso boicottaggio della Conferenza attuato fra i paesi Ue da Italia, Olanda, Polonia e Germania, e da Stati Uniti, Australia, Canada, Svezia e Nuova Zelanda. Paesi che avevano annunciato il boicottaggio una volta verificato che i lavori avrebbero seguito quelli della prima Conferenza contro il razzismo che si era tenuta a Durban, in Sudafrica, nel 2001. La Conferenza che adottò una risoluzione molto dura contro la politica israeliana di discriminazione razziale nei confronti dei palestinesi e delle altre minoranze. Il documento finale approvato per acclamazione definiva Israele "uno Stato razzista e colpevole di crimini di guerra, atti di genocidio e di pulizia etnica". Al voto non parteciparono i rappresentanti di Usa e Israele che avevano anzitempo abbandonato i lavori.
Questa volta Obama ha deciso con "rammarico" di boicottare la Conferenza, come annunciava il 18 aprile il portavoce del dipartimento di Stato, spiegando che la decisione era stata presa in ragione del "discutibile" contenuto della bozza di dichiarazione finale. Non certo un merito per il primo presidente americano nero, eletto anche in nome dell'antirazzismo ma assente da un'iniziativa internazionale contro il razzismo. E come i suoi predecessori dalla parte dei sionisti.

22 aprile 2009