Travolto un maglificio dove tutte lavoravano in nero
Morte quattro operaie e una 14enne nel crollo di Barletta
La popolazione aveva chiesto controlli alle autorità
La denuncia della Commissione centrale per il Mezzogiorno del PMLI: capitalismo assassino

Dal nostro corrispondente per la Puglia
Il 3 ottobre nel pieno centro della cittadina di Barletta, nella provincia di Barletta-Andria-Trani in Puglia, alle 12.30 il crollo di una fatiscente palazzina di 3 piani in via Roma, seppellisce vive 10 operaie al lavoro in un maglificio e una ragazza di 14 anni. Sin da subito la situazione appare drammatica. I soccorritori per mancanza di mezzi hanno scavato per ore con le sole mani. Il tragico bilancio è di quattro operaie e una ragazza, la figlia dei proprietari del maglificio, morte. Il corpo dell'ultima operaia morta è stato recuperato ben oltre dodici ore dal crollo. Sono sei le operaie ferite, tra cui una al quinto mese di gravidanza.
Le giovani operaie morte sotto il crollo della fatiscente palazzina dove aveva sede la "fabbrica" lavoravano tutte a nero: "Era gente - dicono i parenti - che lavorava per sopravvivere". "Mia nipote, 33 anni, prendeva 3,95 euro all'ora, mia nuora quattro euro: lavoravano dalle otto alle quattordici ore, a seconda del lavoro che c'era da fare. Avevano ferie e tredicesima pagate, ma senza contratto. Quelle donne lavoravano per pagare affitti, mutui, benzina, per poter vivere, anzi sopravvivere".
Una strage annunciata. Lo stabile crollato faceva parte di un complesso di immobili fatiscenti del centro storico di Barletta. Dei tre corpi di fabbrica adiacenti è crollato quello centrale, mentre i lavori di "messa in sicurezza" avevano interessato uno dei due laterali, che era stato puntellato, mentre l'altro era stato evacuato.
La procura di Trani ha già aperto un'inchiesta penale sul crollo, anche se attualmente non vi è nessun indagato: si ipotizza il grave e infamante reato di disastro colposo; al momento non vi sono indagati visto che è necessario iniziare le indagini ed effettuare le verifiche del caso che pure la popolazione di via Roma aveva chiesto fin dalla settimana precedente, ottenendo risposte "rassicuranti" e dilatorie. Ecco perché si parla di vero e proprio "assassinio".
Certo le responsabilità amministrative che ricadono sulla giunta guidata da Nicola Maffei, PD, sono enormi. Il "centro-sinistra", al pari delle precedenti amministrazioni non ha fatto niente per risolvere il decennale problema degli edifici fatiscenti che già nel 1959, provocò una strage, quando si verificò il crollo in via Canosa che costò la vita a 58 persone.
"Tragedie come queste, e come tutte quelle di questo tipo, avrebbero potuto essere evitate", afferma il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, Sel, ma lui che cosa ha fatto per evitarla? Cosa hanno fatto lui e le autorità competenti per evitare che le operaie fossero costrette a lavorare in una topaia?
Analogamente suonano falsi quei "sentimenti di commossa e affettuosa partecipazione al dolore delle famiglie delle vittime" espressi da Napolitano.
Intanto notiamo che ancora sangue operaio e delle masse popolari bagna la terra per colpa probabilmente della sete di affari e profitti di palazzinari, proprietari di immobili e maneggioni capitalisti. Quando tale lunga scia di sangue sarà interrotta?
La Commissione centrale per il Mezzogiorno del PMLI in un Comunicato ha denunciato le responsabilità politiche della strage, definendo "assassino" il capitalismo.

5 ottobre 2011